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Gianni Rodari

Su Medjugorje Papa Francesco va giù duro. La testimonianza

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medjugorjeLa notizia di un imminente pronunciamento della Chiesa su Medjugorje è stata un filmine a ciel sereno. I giornalisti accreditati l’hanno appresa direttamente dalla bocca di Papa Francesco, nella classica conferenza stampa che il Pontefice tiene sul volo di ritorno dai suoi viaggi apostolici. L’annuncio è stato dato proprio durante il volo di ritorno da Sarajevo, subito dopo la recente visita del Pontefice in ex Jugoslavia. Sicuramente ci si aspettavano tempi più lunghi, visto che nel paesino della Bosnia-Erzegovina, ormai al centro di un crescendo di pellegrinaggi mariani, le apparizioni continuano da ormai 35 anni con frequenza giornaliera. Normalmente la Chiesa, per questioni di prudenza, cerca di pronunciarsi su fenomeni di questo tipo solo una volta che le apparizioni ‘soprannaturali’ sono terminate. A suscitare clamore sono state anche le parole che martedì 9 giugno Papa Francesco ha pronunciato nel corso della messa mattutina, commentando queste apparizioni e l’atteggiamento superstizioso di coloro che aspettano le ore 4 del pomeriggio per avere il messaggio dei veggenti. Parole che sono risuonate con durezza nelle orecchie di tutti coloro che come me sono stati almeno una volta in quella cittadina per capire ed avrebbero il desiderio di tornarci per rinfrescare la memoria.

Sono stato tre volte a Medjugorje

Io sono andato tre volte a Medjugorje. La prima nel 2006 insieme ad alcuni amici della parrocchia. Scettico quanto bastava da lanciare per tutta la durata dei sette giorni del viaggio battute sarcastiche su quella forma di devozione per me solo ‘apparente’. Ricordo che arrivammo per l’ora di cena il primo giorno e alle 21.30 avevamo già appuntamento alla ‘croce blu’ per la prima apparizione. Raggiungemmo trafelatissimi il posto, mentre qualcuno poco lontano da noi stava urlando. Ci volle poco a capire che si trattava di un classico caso di persona indemoniata che veniva liberata da una presenza oscura. Ebbi un brivido. Forse realizzando che quel viaggio avrei anche voluto non farlo. Nel frattempo però ero lì e mi comportai per i giorni successivi con quel misto di scetticismo e di presunzione con cui a volte mi relaziono alle questioni che considero per me non rilevanti. Presi parte a tutti gli appuntamenti in programma, tornando a casa con una sensazione di sollievo, perché il ‘fenomeno’ Medjugorje più di tanto non mi aveva scalfito. Più o meno avrei trovato conforto in queste parole che Bergoglio avrebbe detto nove anni dopo, criticando “quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana e hanno dimenticato che sono stati scelti, ‘unti’, che siamo quelli che hanno la ‘garanzia’ dello Spirito”.

Papa Francesco scettico sugli appuntamenti delle 4 del pomeriggio

Perché le bocciature costano, sempre. E quella pronunciata qualche giorno fa suona proprio come una bocciatura bella e buona per tutti coloro che vivono la loro fede aggrappandosi a presunti fenomeni sovrannaturali. E Bergoglio ha parlato di Medjugorje in maniera inequivocabile, citando coloro che aspettano il messaggio mariano delle 4 del pomeriggio. E già in precedenza, novembre 2013, non era certo stato morbido nel commentare lo “spirito della curiosità mondana” che può portare molti fedeli ad andare a cercare particolari segni in un paesino della ex Jugoslavia, magari aspettando la Madonna come un “capo ufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni”. Ed anche la mia era stata una ‘bocciatura’, dopo quel primo viaggio in Bosnia-Erzegovina. Tre anni dopo, nel 2009, gli stessi amici del primo pellegrinaggio mi propongono di tornare a Medjugorje per cinque giorni. Accetto, perché credo che una seconda occasione vada concessa sempre a tutti. Mio babbo aveva appena finito di leggere ‘Mistero Medjugorje’ di Antonio Socci e mi lasciò quel libro sulla borsa. “Stavolta, se vado”, mi dissi, “devo andare per capire o almeno per avere qualche elemento in più per arrivare a formulare un qualche giudizio di carattere personale su quanto avviene da anni su questo fazzoletto di terra che tinge le scarpe di rosso”.

Il libro di Antonio Socci che ho portato con me

Il libro che ho fra le mani per tutta la durata di questa mia seconda volta a Medjugorje è scritto bene e riporta tutta la storia di quei ragazzini che il 24 giugno 1981 videro “una figura femminile Trasmissione Domenica Inluminosa sul sentiero che costeggia il Podbrdo”, con un bambino fra le braccia. Il giorno seguente quella figura femminile si sarebbe presentata a loro come la “Beata Vergine Maria”. Contiene poi anche il racconto di tutti i controlli di tipo psichiatrico e sanitario che questi ragazzi hanno dovuto affrontare dopo aver dichiarato alle autorità ciò di cui erano stati testimoni. Leggo in continuazione, tornando di qualche pagina indietro appena qualcosa non mi è chiaro. Leggo anche in macchina tra uno spostamento e l’altro. Oppure anche mentre siamo in fila per entrare in Chiesa o per le confessioni. Alle persone che ho incontrato nelle settimane successive ho detto che leggevo perché quel libro mi stava aiutando a farmi una mia mappa dell’esperienza di fede che stavo vivendo. Era come ‘rivivere in diretta’ tutta la storia di quei posti stando lì circa 28 anni dopo. Tornando in Italia, mentre ero sulla nave da Spalato ad Ancona, mi sono detto che lì a Medjugorje “cielo e terra si toccano davvero e non tanto per i messaggi lasciati dai veggenti, quanto per il clima di preghiera che in quei giorni avevo avuto modo di vivere e respirare e per quella ricerca costante e continua di una fede che si possa incarnare nel quotidiano”. Mi tornavano poi in mente quelle immagini di tante persone in attesa di poter avvicinare i sacerdoti per le confessioni. Un’atmosfera composta e umana in cui non avevo riconosciuto davvero niente di ‘fanatico’.

“Stiamo per prendere delle decisioni”

Ciò che mi restava in mente erano anche le tante testimonianze sentite e viste con i miei occhi. Anche quelle di tante coppie di sposi che avevano lasciato tutto quello che avevano in Italia per andare laggiù a gestire una ‘pansion’ e stare a diretto contatto con i pellegrini. Non ultima propria quella della famiglia di cui siamo stati ospiti in quei giorni. Una figlia bellissima ed un bambino gravemente disabile, ma nonostante tutto quei genitori avevano un sorriso talmente grande sulle labbra che era davvero difficile capire dove fossero andati a prenderlo. Di ritorno da Sarajevo Papa Francesco ha detto lo scorso sabato 6 giugno: “Siamo lì lì per prendere delle decisioni. Poi si diranno. Per il momento si danno soltanto alcuni orientamenti ai vescovi, ma sulle linee che si prenderanno”. Stava infatti dando conto del fatto che i lavori della commissione su Medjugorje voluta da Benedetto XVI, dopo circa 3 anni di lavori, aveva consegnato nelle sue mani uno studio dettagliato su cui la Congregazione per la Dottrina della Fede a breve di dovrebbe pronunciare e su cui comunque l’ultima parola spetta proprio al Pontefice. Parole che nell’immediato hanno indotto qualche osservatore a ritenere che sia vicina un’apertura vaticana sulle controverse apparizioni della cittadina della Bosnia, dove tre dei sei veggenti sostengono di vedere la Madonna tutti i giorni. Poi, dopo l’omelia di martedì 9 giugno scorso, questa interpretazione aperturista è stata rivista.

Anche non fosse ‘vero’ ci tornerei lo stesso

Medjugorje_crossAdesso, a meno di altre sorprese dell’ultimo minuto che sono sempre possibili, a giudicare dalla ultime parole di Papa Francesco, l’orientamento sembrerebbe quello di voler dichiarare che ‘non consta’ il carattere sovrannaturale delle apparizioni dei veggenti di Medjugorje, riconoscendo invece il santuario come meta di pellegrinaggio e come sede di devozione mariana. Perché non c’è dubbio che laggiù avvengano molte ‘conversioni’ di cui la Chiesa non può non tenere conto. Io stesso, che non posso dirmi un convertito, ho riconosciuto l’abbraccio dolce che mi ha lasciato quella seconda esperienza in terra bosniaca. E ci sono tornato una terza volta nel 2011 per appena tre giorni, accompagnando un amico argentino anche lui incuriosito dalla strana storia di questa cittadina. È poi vero che la fede vera non ha bisogno del clamore, perché si nutre di un rapporto quotidiano fatto di piccoli gesti e di piccole parole. A questa ‘pedagogia del quotidiano’ ci sta richiamando costantemente Papa Francesco in tutte le sue omelie, invitandoci all’amore per i figli e per i poveri, alla vicinanza con i familiari malati ed alla sobrietà nella vita di ogni giorno. Le apparizioni, rispetto a tutto questo, sono altro e rischiano di portarci fuori dalla ‘sana monotonia’ in cui siamo immersi. Tra varie persone che conosco, affezionate a Medjugorje, ho notato molto rispetto per questa posizione del Papa. La domanda a cui, come credenti, dovremmo tutti rispondere allora è la seguente: se quelle apparizioni non fossero ritenute ‘valide’ dal Vaticano, quali conseguenze ne deriverebbero per la mia fede??? Io questa domanda me la feci silenziosamente sul primo traghetto per Spalato e me la sono rifatta tornando a casa nel 2011. La risposta a questo punto è di carattere puramente personale, ma vi posso garantire che indipendentemente da essa a Medjugorje ci vorrei tornare lo stesso!

Marco Bennici

L'Autore

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