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Alan Kay

Le teorie del complotto. Per ebola si chiede un’inchiesta

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Le teorie sulle cospirazioni provocano sempre un certo scetticismo, ma visto che in molti casi forniscono qualche dose di verità, conviene conoscerle. E anche l’epidemia di ebola ha il suo lato oscuro. A sollevare dubbi e ipotesi di una macchinazione ai danni della Regione dell’Africa occidentale, sono alcuni medici e docenti africani. I professionisti in questione non si sono limitati a suggerire che l’ebola è stata diffusa volontariamente negli Stati africani, ma hanno scritto una petizione.

Raccolta firme al via dal 18 agosto

ebola vaccinoIl documento si rivolge all’Unione Africana affinché si faccia portavoce della richiesta presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu di aprire un’inchiesta, non solo sull’ebola ma anche sull’Hiv. L’idea di fondo è che, sia l’una che l’altra, siano state introdotte a fini destabilizzatori sia dell’economia che della politica africana. E, forse, a vantaggio delle case farmaceutiche e dei finanziamenti per le ricerche. On line dal 18 agosto la petizione – forse ingenua in alcuni suoi punti, ma in altri condivisibile – ha già ottenuto una buona reazione visto che ad oggi i firmatari sono oltre 550. A scorrere le firme si tratta perlopiù di africani della diaspora che, tra l’altro, non dimenticano le parole di Jean-Marie Le Pen che nel maggio scorso – quando pian piano si cominciavano a diffondere notizie sul virus – parlando dell’esplosione demografica degli immigrati in Francia e, in genere, della popolazione nera se ne uscì con una frase di questo tipo: “L’ebola può risolvere in tre mesi il problema dell’immigrazione”.

Guardando l’elenco delle firme sembrano invece pochi gli occidentali che stanno dimostrando attivismo e partecipazione alla teoria del complotto. Complotto a cui – pur non sapendo nulla della petizione in questione – pensano però molti cittadini africani, soprattutto il popolo della strada. Da più parti si leggono dichiarazioni di questo genere – alla stampa internazionale o davanti alle telecamere: “Un malato di ebola in realtà non lo abbiamo ancora mai visto. Non è che si tratta di una cospirazione dei nostri Governi per ottenere visibilità e aiuti internazionali?” Sarebbe un comportamento demoniaco, ma niente meraviglia persone che lottano tutti i giorni per la sopravvivenza e che oggi vedono le loro nazioni in seria recessione a causa dell’epidemia.

Ma torniamo alla raccolta firme che chiede una Commissione d’inchiesta all’Onu. Una delle prove “storiche” addotte nella petizione è un evento – accaduto e provato – che risale al periodo dell’apartheid in Sudafrica. In quel caso il regime si avvalse della guerra chimica per distruggere – o tentare di distruggere – l’opposizione e le frange di lotta. Un programma, Chemical and Biological Warfare (Cbw), sull’uso di vaccini sulla popolazione maschile nera per indurre la sterilità, di armi chimiche e tossiche in assassini politici e di antrace e colera contro la guerriglia rodesiana – questo nei tardi anni ’70 – che lottava per rovesciare il regime bianco minoritario. Il programma era noto come Project Coast e pare abbia avuto diverse altre variazioni.

Oggi, secondo i teorici della cospirazione sull’ebola, qualcosa del genere è probabile stia accadendo in Liberia, Sierra Leone, Guinea, Nigeria. Paesi dove finora il numero delle vittime è salito a 1,552. Certo credere e focalizzarsi su complotti e sulla “bugia dell’ebola” non aiuta la lotta all’epidemia. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità e Ong che stanno lavorando ininterrottamente sul campo, lamentano la diffusione di pratiche assolutamente inutili – se non dannose – utilizzate da chi non vuole affidarsi alla medicina ufficiale e ai medici occidentali.

Una pillola salvavita dalla Cina 

Intanto cominciano a fioccare notizie su farmaci sperimentali e sull’intensificarsi della ricerca. L’ultima in ordine di tempo arriva dalla Cina – ormai il più grande partner commerciale del continente africano. La pillola che dovrebbe salvare dalla morte per ebola si chiama Jk-05, ha ottenuto l’approvazione per la produzione ed è stata sviluppata dall’Istituto di microbiologia e di epidemiologia dell’Accademia militare delle Scienze mediche. Non si comprende bene se tale pillola potrà essere usata in Africa e quando. Pare comunque che la ricerca degli scienziati cinesi sia andata avanti per cinque anni raggiungendo ora i risultati sperati.

Antonella Sinopoli

L'Autore

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