La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Terrorismo. Sahara, deserto di mafie e jihad

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hamzaDi ciò che accade in questa regione tanto importante perché è la via che attraversano migliaia di migranti africani ogni giorno per raggiugere l‘Italia tramite la Libia, raccontano due giornalisti esperti di questioni mediorientali: Massimiliano Boccolini e Alessio Postiglione nel loro libro dal titolo “Sahara, deserto di Mafie e Jihad”, edito da Castelvecchi da pochi giorni nelle librerie

Si è addestrato nel Sahara libico il 22enne Salman Abedi, responsabile dell’attentato di Manchester, così come hanno frequentato quella zona suo fratello e suo padre, già segnalati per legami con al Qaeda nel maghreb. Una regione dalla quale provengono le principali minacce per l’Europa: dall’espansione di Isis al ruolo delle mafie, dalle attività del Fronte Polisario al ritorno alle armi dei Tuareg. Il deserto del Sahara è un crocevia di traffici di armi, droga ed esseri umani. Rotte carovaniere di un’economia criminale che salda il narco-jihadismo alle mafie internazionali. Con un obiettivo: destabilizzare il pianeta. Di ciò che accade in questa regione tanto importante perché è la via che attraversano migliaia di migranti africani ogni giorno per raggiugere l‘Italia tramite la Libia, ne parlano due giornalisti esperti di questioni mediorientali: Massimiliano Boccolini e Alessio Postiglione nel loro libro dal titolo “Sahara, deserto di Mafie e Jihad”, edito da Castelvecchi da pochi giorni nelle librerie. I problemi dell’Italia nascono qui, anche se nessuno ne parla: in un lembo fra deserto e Golfo di Guinea, dove s’incontrano narcos sudamericani, narco-jihadisti e movimenti separatisti. Com’è stato possibile che movimenti di liberazione d’ispirazione marxista-terzomondista, a cui andavano le simpatie dell’Occidente, si siano trasformati in jihadisti e, poi, in mafiosi? Le mafie sono attori politici e lo jihadismo è funzionale alla legittimazione sociale dei criminali.

Il libro spiega tutto questo, partendo dal racconto di piccole storie di cronaca, come i sequestri Urru e Mariani avvenuti nel sud dell’Algeria, in aree controllate da gruppi armati come il Polisario usati per destabilizzare l’intera regione e in particolare il vicino Marocco, unico paese sicuro e stabile della regione, ai i casi “Bonatti” e Calonego-Cacace, che ripropongono invece il problema della guerra civile libica e delle vaste aree di deserto controllate dai gruppi jihadisti, come lo Stato islamico a Sirte, e dalle bande di trafficanti di esseri umani come quelle attive a Sebrata da dove partono i barconi della speranza diretti in Italia. Sono tutte tessere del mosaico del terrore.

Solo leggendo questo libro è possibile capire come sia possibile che ogni giorno migliaia di migranti senza documenti ma carichi di speranze attraversino migliaia di chilometri di deserto, con la complicità di trafficanti e miliziani di vario tipo, partendo dall’Africa sub-sahariana fino ad arrivare alle coste libiche ma anche tunisine e algerine, con la caduta del regime di Muammar Gheddafi sullo sfondo che insieme alla guerra in Mali ha alimentato questo caos e con il Marocco, unico baluardo di stabilità nella regione, che lotta contro i separatisti del suo Sahara che cercano di minarne lo sviluppo economico e la stabilità.

“Con questo libro – spiegano gli autori – vogliamo squarciare un velo: un velo di ignoranza, per fare luce su di un pezzo di mondo a noi vicinissimo, ma avvolto dall’oscurità di una informazione poco incline a raccontare ciò che non si presta a spettacolarizzazioni o a semplificazioni. I traffici di droghe ed esseri umani provenienti dall’Africa che interessano l’Italia hanno origine nel Sahara e nel Sahel”. L’arabista Boccolini e l’esperto di Geopolitica Postiglione hanno in questa ricerca delineato lo scenario che si è venuto a creare in un territorio descritto da molti analisti locali come “il nuovo Afghanistan”.

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