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molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Touchscreen: una tecnologia da tartaruga

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Quattro amiche e un touchscreen. È questo ciò che fanno per hobby Esme, Molly, Quinn ed Emily, tartarughe dalle zampe rosse che vivono insieme a Vienna nel Dipartimento di Biologia Cognitiva. Tra una fragola, un fungo e qualche coccola, infatti, si divertono a giocare con un computer touch. A raccontare la loro storia è la Bbc.
La ricercatrice Julia-Mueller Paula e i colleghi ne hanno approfittato per studiare le capacità logico-spaziali dei rettili, sfruttando appunto un computer fornito di touchscreen. Wilkinson spiega all’emittente britannica: “le tartarughe sono perfette per lo studio in quanto sono considerate sostanzialmente invariate da quando girovagavano per il mondo, milioni di anni fa. E questa ricerca è importante per capire meglio l’evoluzione del cervello e l’evoluzione cognitiva”.

Tartarughe tecnologiche

Le tartarughe sono state addestrate a toccare con il naso due cerchi blu, per ottenere uno snack come ricompensa. Tutte e quattro nelle fasi preparatorie se la sono cavata più che bene, ma non appena l’esperimento è effettivamente partito solo due delle tartarughe, Esme e Quinn, sono riuscite a comprendere come utilizzare il touchscreen e quindi a risolvere il puzzle, arrivando persino ad applicare le loro conoscenze ad una situazione di vita reale. I ricercatori non si spiegano il motivo di questo cambiamento, visto che nella preparazione non si era assistito a nessuna differenza tra le quattro amiche, sempre in perfetta sintonia.

Non solo tartarughe

Ma queste tartarughe non sono le uniche appassionate di tecnologia. Kanzi, un bonobo maschio sulla trentina che vive in Iowa, è stato addestrato per comunicare con i ricercatori attraverso 400 simboli visivi associabili ad altrettante parole. Bruto, Dusty e Bella, tre fratelli orsi neri del Mobile Zoo di Wilmer in Alabama, invece, hanno dimostrato alla psicologa Jennifer Vonk che la cognizione numerica, sfruttata perlopiù per studiare specie sociali – esseri umani, scimmie e pinguini, ad esempio -, è indipendente dalla vita sociale, dal momento che gli orsi, una specie di natura solitaria, non hanno avuto problemi a risolvere i compiti assegnati. E non solo. Il touchscreen è diventato anche uno strumento di benessere per mantenere in allenamento le menti di tutti quei primati rinchiusi in gabbia, distanti dal loro ambiente naturale.

I tre studi hanno perciò portato alla luce l’importanza del touchscreen come strumento indispensabile e versatile per gli scienziati cognitivi, soprattutto per entrare in contatto in una maniera completamente nuova con l’ancora troppo sconosciuta mente animale.

 

Ilaria Pasqua

L'Autore

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