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Alan Kay

Tra bandiere rosse e pugni alzati, la sinistra di ieri e quella di oggi all’addio a Ingrao

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ingrao Tra pugni alzati, nostalgia e grande commozione, la sinistra di ieri e quella di oggi si è ritrovata in Piazza Montecitorio per dire addio a Pietro Ingrao. Un lungo e interminabile applauso ha salutato l’arrivo del feretro dinanzi al palco allestito sullo slargo. Poi le note di Bandiera Rossa e quelle di Bella Ciao…Ci sono tutti i leader del passato e del presente a rendere omaggio a questa icona della politica italiana e della storia del secondo dopoguerra. Da Fausto Bertinotti ad Antonio Bassolino, da Luciano Violante a Emanuele Macaluso, a Fabio Mussi, a Gavino Angius. Ma ci sono anche Matteo Renzi, Luca Lotti e Andrea Orlando, Maria Elena Boschi, Marianna Madia. E i  capigruppi di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda. E ancora Linda Lanzillotta, Anna Finocchiaro, Ignazio Marino,  Lorenzo Guerini, Gennaro Migliore, Emanuele Fiano, Walter Verini, Gianni Cuperlo, Luca Zingaretti. E ci sono gli esponenti della sinistra di opposizione, da Nichi Vendola al capogruppo alla Camera Arturo Scotto. E sul palco, insieme alle più alte cariche dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini, ci sono numerosi altri esponenti politici, tra i quali il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri e il presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama ed ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Su un grande striscione c’è scritto: ‘Ciao compagno Pietro’ .

Ci sono anche bandiere palestinesi e quelle di Tsipras e della Cgil e il gonfalone rosso e verde di Lenola, città in cui era nato il 30 marzo di cento anni fa.  Sopra alla bara una corona di fiori e un ingrao caschetto degli operai delle acciaierie di Terni, ai quali Ingrao è stato sempre vicino.  Comunista vero – aderì al Pci nel 1940- e partigiano è stato uno dei più saldi punti di riferimento dei comunisti italiani di quell’area schierata su posizioni marxiste, ma al tempo stesso molto attenta alle trasformazioni della società e comunque lontana dalla visione della dissidenza che si raccolse intorno a Il Manifesto. Dall’11 febbraio 1947 al 15 gennaio del 1957 diresse l’Unità e fu deputato ininterrottamente dal 1950 al 1992. Nel 1956 condannò duramente la Rivoluzione Ungherese, assumendo una posizione fortemente filosovietica, di cui poi ebbe a pentirsi pubblicamente. Fu il primo comunista a presiedere la Camera (1976-1979) e tra il 1989 e il 1991 si oppose con forza alla svolta della Bolognina, che portò allo scioglimento del Partito Comunista Italiano. Fu tra i più strenui firmatati delle mozioni di minoranza, che si opposero alla linea di Achille Occhetto. Ingrao tuttavia aderì al Pds, all’interno del quale coordinò l’area dei Comunisti democratici  fino al 1993. Poi da indipendente fu vicino al Partito di Rifondazione Comunista, al quale aderì formalmente nel 2005.Poi appoggiò Sinistra Ecologia Libertà, dichiarandosi a favore di campagne come quella per il matrimonio gay. Tanti i saggi politici, tra i quali “Appuntamenti di fine secolo”, uscito nel 1995 e realizzato in collaborazione di Rossana Rossanda. Nel 2011 scrive “Indignarsi non basta”, in risposta a “Indignatevi!” di Stephane Hessel.

Ildegarda Seaman

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