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Gianni Rodari

Ttip. L’Italia vuola andare avanti

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Il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), fortemente voluto dal presidente americano Barack Obama, sembra avere poche speranze di essere perfezionato prima della fine del suo mandato. Donald Trump, il milionario candidato repubblicano alle presidenziali degli Stati Uniti per primo si è detto sfavorevole al trattato e a seguire anche la democratica Hillary Clinton ha espresso la sua contrarietà e fa marcia indietro sul TTIP che un tempo appoggiava in linea con Obama, e non è così scontato che, una volta alla Casa Bianca, possa  portare avanti gli accordi Transatlantici.

Nel 2013, dopo dieci anni di preparazione, Obama Presidente Usa e Barroso Presidente UE, hanno avviato i negoziati che trattano la revisione generale delle regole di commercializzazione tra USA e Unione Europea, non includendo nel negoziati i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).  La situazione si presenta critica, senza l’appoggio dei voti dei Repubblicani, tradizionalmente liberisti, Obama non può raggiungere l’approvazione ed ora che anche la sinistra del partito democratico, gli ambientalisti, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni della società civile continuano a battere per far deragliare l’accordo, sembra difficile raggiungere una intesa.

Un ulteriore contrappeso negativo è arrivato con la Brexit ma l’establishment americano vede nell’Unione un’ancora di stabilità a cui non vuole rinunciare. Il Segretario di Stato Americano John Kerry, ha esortato l’Unione a rimanere “calmi” e trovare la forza per superare questo momento delicato e ha esortato Londra e Bruxelles a “una transizione morbida”. Addirittura, il capo della diplomazia americana ha spiegato che la creazione di una grande zona di libero scambio tra USA e UE (TTIP) potrebbe bilanciare gli effetti negativi provocati dalla Brexit.

Inutile illudersi di arrivare ad un accordo prima della fine del mandato di Obama

Il vicecancelliere e Ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel in una intervista rilasciata il 28 agosto alla rete tedesca Zdf ammette il fallimento dei negoziati USA-UE sul trattato di libero scambio: “i negoziati con gli Stati Uniti sono falliti, dice il Ministro, perché come europei non possiamo accettare le richieste americane, in 14 round di colloqui le parti hanno trovato un’intesa su un solo capitolo dei 27 sul tavolo”. A rincarare la dose il viceministro al Commercio estero francese Felk che ha annunciato che presenterà una richiesta formale per interrompere i negoziati sul TTIP. Gli americani, ha detto, non concedono niente, o lasciano soltanto le briciole, le relazioni non sono equilibrate”. Quello che chiede Felk è la semplice e definitiva conclusione dei negoziati. Hollande intanto incalza: “inutile illudersi di arrivare ad un accordo prima della fine del mandato di Obama”.

L’Italia invece no. In un’intervista pubblicata il 30 agosto dal Corriere della Sera, il Ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, ha chiesto  “di andare avanti. Gli Usa, ha detto, sono il mercato a più alto potenziale di sviluppo per il nostro export”.

Dall’altra parte dell’Atlantico i commenti sono totalmente diversi. Un portavoce del rappresentante Usa per il commercio Michael Froman ha detto al settimanale tedesco Der Spiegel:” i negoziati stanno effettivamente facendo significativi passi avanti”. Secondo i sostenitori, il TTIP (Partnership Transatlantica per il Commercio e l’Investimento) vale oltre 100 miliardi di dollari, mentre i critici dicono che il trattato dà troppo potere alle multinazionali a spese dei consumatori e lavoratori (F.Q. 01.01.2016 TPP e TTIP).

Gli Stati Uniti temono per il futuro della costruzione europea che la Brexit potrebbe minare moltiplicando le spaccature tra i 27 partner. Bruxelles intanto non si arrende. Il negoziato si trova ad un punto cruciale e l’obiettivo è quello di chiudere, ma molti punti debbono essere ancora definiti e l’Europa fa bene a frenare la corsa alla decisione prima della fine del mandato del Presidente Obama a novembre 2016.

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