Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

Ue-Regno Unito, l’addio è definitivo

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Dalla mezzanotte del 31 gennaio 2020, le 23 a Londra,  è ufficiale l’addio del Regno Unito all’Unione Europea. Un addio  sofferto che si è prolungato per 1.275 giorni, segnati da polemiche, dietrofront, scontri violenti e che porta la firma del premier britannico Boris Johnson, cui spetterà anche il compito non proprio facile di traghettare il regno in una nuova fase di splendido isolamento. La Brexit infatti non è ancora cosa fatta. Ci vorranno mesi prima di perfezionare l’uscita del paese dalle Ue.  Almeno fino a dicembre la libertà di movimento continuerà ad applicarsi, ma le diplomazie dei membri dll’Unione dovranno avviare trattative per individuare i nuovi criteri  che regoleranno bilateralmente i rapporti con l’United Kingdom nei vari settori, dal commercio alla sicurezza, dalla cooperazione all’assistenza sanitaria.  Cosa accadrà poi è legato a innumerevoli variabili.

Alcuni analisti prevedono una iniziale flessione dell’economia, che a lunga scadenza potrebbe poi rientrare. Secondo altri invece, attraverso il Commonwealth, l’accordo con le ex colonie, il Regno Unito starebbe lavorando a trasformare la sua piazza in una sorta di Singapore con base in Europa, un gigantesco paradiso fiscale, libero dai lacci della Ue. Una ipotesi nella quale stanno mostrando di non credere le grandi multinazionali e le grandi aziende, che per non incorrere in rischi, hanno già trasferito altrove le proprie sedi.

Tra le grandi incognite comunque alle quali Londra si troverà a dovere fare i conti ci sono la Scozia che è fortemente europeista e l’Irlanda del Nord che commercia soprattutto con la Ue e che adesso senza più libero scambio rischia di ritrovarsi in sofferenza con il risultato di un possibile riaccendersi delle vecchie tensioni con il Regno Unito.

 

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