
Questo l’antefatto remoto della storia narrata nel romanzo “Lara delle Camene” (Firenze, Phasar ed, 2019, €. 12,00): che Fulvio Di Lieto, poeta, organizzatore culturale. direttore della rivista online “L’ Archetipo”, ha scritto tracciando un ponte ideale tra la Roma arcaica e imperiale e quella di oggi, diremmo tra Mommsen e Cerami, tra Gregorovius e Pasolini, tra comizi curiati e comizi…politici. Sì, perchè è il potere politico che spinge i servizi segreti, nella Roma del 2019, a premere sul commissario Nunzio Squillante (una via di mezzo, diremmo, tra il commissario Ingravallo del capolavoro di Gadda e un Maigret “alla vaccinara” ) perchè metta sotto torchio Marcello Blasi, giovane dipendente di un hotel romano con la passione per l’informatica.
Che cosa ha fatto il Nostro? Reduce da una storia d’amore finita con Francesca,giovane romana che ha ceduto alle lusinghe di un redditizio posto di lavoro in un albergo del Qatar, ha improvvisamente conosciuto Lara: ragazza di grande sensibilità musicale e artistica, dall’infanzia segnata da traumi, Che per Marcello rappresenterà la svolta personale e affettiva della sua vita: ma anche la “sliding door” che lo immetterà in un aggrovigliato labirinto. Un “pasticciaccio” fatto di gruppi esoterici, appassionati di Roma antica (il Prof. Alberto Carancini Bordoni, come ricorda il mitico archeologo della “Sapienza” Andrea Carandini…!), presunti complotti antioccidentali di jihadisti e indu’ seguaci della dea Kalì.
Alla fine, il “Segno del comando” che Marcello e Lara ritroveranno interrogando il passato e il presente di Roma, rimanderà al giugno del 68 d. C: cioè alla congiura ordita contro Nerone, il geniale quanto controverso imperatore, assolutista ma populista e nemico dell’aristocrazia senatoria, dall’opposizione conservatrice e filorepubblicana e dai militari dissidenti. Tra questi, anzitutto Vespasiano e suo figlio Tito, desiderosi di prendere (come poi accadrà) il posto dell Enobarbo:. destinato a cadere proprio come Romolo, Cesare, Caligola e, in seguito. Domiziano Attraverso la voce dei suoi protagonistil, Di Lieto evidenzia le prove contro Vesapasiano e Tito, ambedue sabini;: ecco tornare, ancora una volta, la vecchia “maledizione sabina”. Del resto, aggiungiamo, sabina era stata anche Poppea, seconda moglie di Nerone e vicina alle lobbies filoebraiche e anticristiane: poi temporaneamente vincitrici, a Roma, con l’incendio del 64 d. C., attrìibuito appunto ai cristiani, e la loro persecuzione.
All’ombra del Colosseo, una viocenda tra il giallo storico e la classica “Spy story”: sull’onda di un grande amore per l’Urbe,”Stupenda e misera città”.