Il nostro Paese non punta sull’Università. O almeno non lo fa abbastanza visti i dati denunciati di recente al Senato dal Consiglio Universitario Nazionale. Su 37 Paesi dell’Ocse l’Italia si è infatti aggiudicata la 32° posizione per quanto riguarda la spesa destinata all’istruzione universitaria e per l’alta formazione professionale.
La precaria situazione dell’Università italiana
Solo l’1,0 % del nostro Pil viene dedicato al settore universitario contro l’1,6 % dell’Ocse e all’1,5% della media Ue. E la conseguenza è avere la più bassa quota di laureati tra i 30 e i 34 anni. È di 22,3% il dato di chi a casa nostra è in possesso di un titolo post liceale. Guardando invece fuori dai nostri confini il tasso sale al 39,3% in Spagna, del 42,9% in Francia e 45% in Inghilterra.
Ma cosa serve all’Università italiana?
Ma cosa serve all’Università italiana? Sicuramente più investimenti dato il drastico taglio delle borse di studio negli ultimi anni. Una realtà che dall’86% hanno fatto scendere il numero di chi ne riesce ad usufruire del 69%. E anche sul fronte della burocrazia ci sarebbe da apportare dei cambiamenti. I troppi emendamenti e decreti emanati negli ultimi tempi non fanno altro che accavallarsi e creare così ancora più confusione sulla già precaria situazione universitaria.