Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

#unlibroèunlibro? Per l’Ue la risposta è no

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La battaglia virale contro la discriminazione dell’Iva degli eBook rispetto a quella dei libri di carta, portata avanti per mesi dall’Aie, è stata molto sentita dagli addetti ai lavori e non, ma anche dal mondo politico che infatti ha infine detto sì approvando l’emendamento incluso nella Legge di Stabilità. La vittoria però rischia di essere vanificata dal verdetto appena uscito dalla bocca della Corte di Giustizia Ue.

#unlibroèunlibro

unlibroèunlibroOltre 40 mila i sostenitori della campagna #unlibroèunlibro, partita in sordina con un ambizioso obiettivo e carica di tutte le buone intenzioni. Un grande e inaspettato successo per una causa che ha conquistato tutte le sfere e si è spinta ben oltre le più rosee aspettative, riuscendo davvero a farsi ascoltare. Una scelta di rinnovamento, contro una legislazione ormai superata, che l’Italia ha abbracciato concretamente per prima, tenendosi al passo con i tempi che vedono il digitale diffondersi sempre più rapidamente. Ha riconosciuto che un libro è un libro e dal primo gennaio l’Iva è stata abbassata dal 21% al 4%, equiparando una buona volta gli eBook ai libri di carta. L’Italia ha detto no a questa assurda discriminazione, ma anche la Francia sta provando a fare la differenza.

#thatisnotabook

È appena partita in Francia una campagna virale simile a #unlibroèunlibro, con l’hashtag #thatisnotabook. Allo stesso modo dell’Italia l’Associazione degli editori francesi chiede di discernere tra ciò che è un libro e ciò che non lo è, di riconoscere che un libro è un libro al di là del supporto che viene utilizzato. L’obiettivo dichiarato è proseguire sulla scia dell’Italia. Così l’Iva per la Francia è calata al 5% e per Lussemburgo, anche lei coinvolta nell’ondata di cambiamento, ben al 3%. I colleghi italiani dell’Aie sono stati molto felici che anche la Francia abbia preso posizione per una battaglia di buon senso, e stanno facendo di tutto per cercare di convincere il resto dei Paesi europei a spingere a revisionare la norma comunitaria.

La Corte di Giustizia Ue però dice no

unlibroèunlibro aieLa palla era passata all’Europa che ha detto no. Le motivazioni della sentenza sono chiare: il libro elettronico, a loro dire, non coincide con il supporto fisico necessario per leggerlo; l’aliquota ridotta infatti si riferisce solo ai libri su un supporto fisico che sia parte di esso, ovvero la carta, mentre l’eBook oltre ad essere elettronico è separato dal suo supporto. Proprio per questo motivo la direttiva Iva della Commissione Europea non può comprendere gli eBook. Inoltre secondo le regole dell’Ue non si può applicare un’Iva ridotta a tutti i servizi forniti per via elettronica, e gli eBook appartengono a questa categoria. Il tentativo di provare a considerare l’eBook come un bene piuttosto che come un servizio non è andato a buon fine, solo il supporto fisico che permette di leggere infatti si può considerare a tutti gli effetti un bene. Questa notizia, in parte già attesa, ha preoccupato molto gli editori europei non solo per il muro insormontabile che i Paesi si sono ritrovati (e si ritroveranno) di fronte, ma soprattutto per le conseguenze che si scateneranno.

Lussemburgo, Francia e Italia nei guai

La violazione compiuta dal Lussemburgo col suo 3% è stata considerata più grave perché secondo le regole dell’Ue l’aliquota minima per l’Iva è del 5%, proprio la scelta della Francia. La commissione Europea aveva già presentato infatti alla Corte di Giustizia Europea un ricorso contro entrambe affermando che la decisione unilaterale dei paesi infrangerebbe la direttiva europea. In quest’ottica anche l’Italia rischia un richiamo visto che ha abbassato l’Iva al di sotto della soglia consentita.

La risposta degli editori

Non ha tardato ad arrivare la risposta degli editori europei. Il direttore dell’Aie, Marco Polillo, conferma la sua convinzione sul fatto che il valore di un libro non dipenda dal suo formato, sollecitando ancora una volta l’Ue a modificare la legislazione, per adeguarsi così al progresso tecnologico ed eliminare un ostacolo allo sviluppo del mercato digitale. Chiede che l’Ue affronti definitivamente la questione in modo che gli stati membri possano finalmente fare chiarezza. La condanna della Corte di Giustizia è un brutto colpo, un no così categorico rischia di bloccare il cammino del resto dell’Europa verso una decisione comune e tempestiva ma soprattutto necessaria. Ora l’Italia trema. Sarà costretta a un passo indietro?

Ilaria Pasqua

L'Autore

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