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Gianni Rodari

Russia. Varato il sottomarino atomico in stile Guerra Fredda

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Mentre il ministro degli esteri russo Lavrov spiega al mondo che la Nato cerca di dare un senso alla propria esistenza con ingerenze e provocazioni ad Est, la Marina Russa spende 2,2 miliardi di dollari per un sommergibile atomico in stile Guerra Fredda.

Dopo gli ultimi test di giugno nel Mar Bianco, il Severodvinsk è definitivamente entrato in servizio la settimana scorsa nel Baltico. In costruzione da oltre venti anni, ha equipaggio di 90 persone,  una lunghezza di 119 metri, ed è in grado di immergersi fino a seicento metri di profondità senza mai aver bisogno di rifornimenti, grazie ai reattori nucleari di quarta generazione. Il Severodvinsk è il primo di una serie di otto mezzi, ordinati dalla Marina Russa, di classe “Yasen”, definita multiruolo per la capacità di alloggiare nei 24 slot sia armamenti a corto raggio, sia missili balistici con gittate utili dai 1500 ai 5000km.

La produzione degli Yasen sta affiancando quella dei sommergibili di classe Borei, sottomarini strategici in grado di lanciare dal fondo dell’oceano armi da giorno del giudizio, come i nuovissimi missili intercontinentali Bulava (2013) testate nucleari con una gittata di 10,000km. Dei 10 Borei previsti ne sono attualmente in servizio 2, il primo operativo dal 10 gennaio del 2013, lo Yuri Dolgorukiy dal nome del principe fondatore di Mosca.

Sebbene il sommergibile nucleare sia un mezzo aggressivo da guerra globale, la Russia ha comunque deciso di puntare su un ridotto numero di unità rispetto al passato (la flotta sovietica contava 253 sommergibili), dagli elevatissimi standard offensivi e la cui sola esistenza rappresenta di per sé un enorme deterrente.

Il 27 luglio scorso, nel vivo della crisi Ucraina, il presidente Putin ha omaggiato i cantieri di Sevmash sull’Artico in occasione della presentazione di altri tre sommergibili non ancora operativi. Nel messaggio di congratulazioni Putin ha affermato che “la Russia non risparmierà alcuno sforzo per portare avanti lo sviluppo della Marina, inclusa la flotta del Mar Nero. Le nostre priorità speciali includono l’innalzamento delle capacità di combattimento della flotta del Mar Nero: rinnoveremo le sue navi e creeremo lo stato dell’arte delle infrastrutture militari” (Itar-Tass).

La politica russa in fatto di sommergibili nelle ultime due decadi si è ribaltata. Alla fine degli anni novanta il problema principale era lo smantellamento dell’enorme flotta ereditata dall’URSS, decine di mezzi ormai obsoleti con reattori nucleari che rappresentavano una minaccia non solo ambientale ma anche di sicurezza, per via di alcune inquietanti sparizioni di materiale radioattivo. Le grandi spese di decommissione furono oggetto di trattative internazionali con gli USA, Gran Bretagna e Norvegia quali gli accordi AMEC, Cooperative Threat Reduction, Nunn-Lugar Act, sempre segnati da reciproche diffidenze (gli occidentali volevano che gli smantellamenti cominciassero dai mezzi più moderni e ancora pericolosi), ma che comunque avevano portato qualche frutto.

Oggi la denuncia del principale osservatorio norvegese su queste materie, la fondazione Bellona di Oslo, è che i programmi di smilitarizzazione dell’Artico hanno visto una forte di riduzione degli impegni, per l’assorbimento degli investimenti russi nelle nuove produzioni. “La costruzione dei nuovi sottomarini nucleari dimostra che la Marina Russa può disporre di ingenti somme, e dovrebbero usarne una quota ben maggiore per mettere a posto i rottami della Guerra Fredda ancora così evidenti” ha affermato il direttore Neils Bøhmer “Stimiamo che il prossimo mezzo di classe Yasen, il Kazan, avrà un costo di 2,9 miliardi di dollari”.

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