«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

Vietato invecchiare… Quanto è bella la giovinezza che si fugge tuttavia

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invecchiareLa vecchiaia oggi è un argomento quasi tabù e paradossalmente innaturale agli occhi della nostra società dell’efficienza a tutti i costi. Non a caso troviamo pubblicità che incitano a “non puoi permetterti di invecchiare”, e a questo ci pensa soprattutto la chirurgia estetica e i numerosi personal trainers che cercano di scolpire muscoli “che non si devono afflosciare” di persone più o meno mature.A parlare, nel bene e nel male, di questa stagione che fa parte della vita di ognuno di noi, oltre alle trasmissioni televisive di grande audience che tendono a considerarla d’impiccio e di impaccio, ci sono due autori cinematografici che hanno coraggiosamente trattato questo tema scottante. Uno è il nostro Nanni Moretti con “Mia madre”, l’altro Paolo Sorrentino con “Youth”; due angolazioni differenti, storie e contesti lontani tra loro dove hanno cercato di analizzare uno dei momenti più cruciali della vita umana.Nel primo c’è l’iter doloroso di due fratelli che assistono una madre anziana e malata, la quale, nonostante tutto, non ha perso il gusto della vita. La pazienza e la saggezza di una generazione raccolte in ricordi, valori ed entusiasmi indelebili che anche in fin di vita la sorreggono.

A questo fa da contrasto la paura e una certa arrendevolezza dei figli nei confronti degli eventi. Essi non riescono a trovare che il vuoto e lo smarrimento al posto di significati.La chiave di lettura che ci apre al senso del film è nella risposta della madre, ormai prossima alla fine, alla figlia. “Mamma a cosa stai pensando?”. “A domani”. In questo “domani” c’è tutto il suo passato e ogni minuto del suo consapevole presente. L’altro film, “Youth”, di Paolo Sorrentino, tradotto “giovinezza”, fa già capire dal titolo che non c’è posto nemmeno per la parola vecchiaia. Nasce infatti da un contesto di mentalità diversa per cui quello che conta è piuttosto essere sempre belli, giovani, appunto, brillanti e di successo, in una cornice di esteriorità come se la propria interiorità dovesse servire solo a nascondere quello che si cela dietro i vari ruoli. Ospiti di un lussuoso e rilassante resort di montagna con tanto di spa, piscine e tutto quello che i soldi possono comprare, i protagonisti assumono vari comportamenti di fronte a questo appuntamento con la vita cui non si può derogare. C’è il famoso maestro d’orchestra che intende arrendersi e ritirarsi nell’anonimato, dopo aver vissuto un ruolo di spicco artistico, e l’affermato regista in cerca di novità che insiste nel voler rivestire ancora il suo ruolo, pur rendendosi conto, ma non accettandolo, che il tempo passa facendo apparire il volto anacronistico del passato.

Una consapevolezza che lo porterà al suicidio. Più che un effetto depressivo, quello che esce fuori da questo film è invecchiareuna grande tristezza che vuole essere riscattata registicamente da un finale esame di coscienza del grande maestro d’orchestra dal passato turbolento e dall’ egocentrico comportamento. Egli infatti, dopo vari rifiuti, deciderà finalmente di esibirsi di fronte alla Regina d’Inghilterra. E’ soprattutto un tributo dovuto a sua moglie, ex cantante famosa, ora rinchiusa in una casa di cura per demenza senile, da lui dimenticata, ma che con questo gesto riaffiora miracolosamente alla sua memoria riconvertendolo al bene. Tuttavia ci appare più come una ulteriore conferma di presunzione e superficiale piaggeria del personaggio piuttosto che un atto d’amore. Qui la chiave di lettura è il mito della Giovinezza rappresentata da una bellissima donna senza veli che si immerge nell’acqua di una delle tante piscine del megagalattico albergo, proprio di fronte ai due anziani protagonisti, abbagliati da questo frutto ormai proibito e intoccabile. Questo ci dà la misura di una società, non solo americana, ma ormai dilagante, dove domina il poter desiderare anche l’impossibile, e qui appunto è il tornare indietro nel tempo, che però non ha un prezzo. Questa sarà pure una delle principali amarezze della vecchiaia ma c’è probabilmente una via di mezzo tra l’accettazione forse troppo serena nel film di Moretti e l’estremo gesto del suicidio in quello di Sorrentino per affrontare il tramonto della vita?

Ines Di Lelio

L'Autore

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