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Diritti all’infazia e adozioni, Spadafora: “I bambini non sono merce”

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vincenzo spadafora“E’ un diritto di tutti i bambini avere una famiglia e non viceversa”: Vincenzo Spadafora, presidente dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza , non ha dubbi sul fatto che l’Italia abbia ancora molta strada da fare per garantire e riconoscere i diritti dei minori. Di primaria importanza, sottolinea Spadafora, è però che “il bambino resti il più possibile nel suo ambiente familiare e venga tutelato nell’ambito di esso”. E di famiglia, di adozioni, povertà infantile e problematiche connesse al corretto sviluppo dei minori nel nostro Paese, si è parlato oggi durante una tavola rotonda nella Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati. Il convegno, dal titolo ironico #InfanziaStaiSerena, è stato organizzato dalla Portavoce del Gruppo Forza Italia alla Camera, Mara Carfagna, e ha visto la partecipazione e l’intervento di autorità politiche, tra cui anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando e la presidente della Commissione Bicamerale Infanzia Michela Vittoria Brambilla, e di rappresentanti delle principali associazioni di settore, come Save The Children e Unicef.

Maltrattamenti sui minori in crescita

Il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha aperto un dibattito che ha toccato molti temi caldi, dai maltrattamenti sui minori al malfunzionamento delle procedure di adozione nazionale ed internazionale, e ha posto l’accento sulla necessità di costituire una cabina di regìa all’interno del Governo per trattare queste tematiche delicate e intervenire con tempestività sulle situazioni più urgenti. Sono stati da poco resi noti, infatti, i dati piuttosto allarmanti dell’indagine, condotta da CISMAI – Fondazione Terre des Hommes Italia e voluta dall’Autorità Garante per l’Infanzia, riguardanti il maltrattamento sui bambini nel nostro Paese: sono più di 91mila i minorenni in carico ai Servizi Sociali per maltrattamento, ovvero il 9,5% di tutta la popolazione minorile. “Questa è una fotografia faticosa da guardare, ma necessaria. Capire l’entità del fenomeno, la sua distribuzione geografica sul territorio, le specificità, i terreni di coltura significa poter dare risposte adeguate. Significa anche poter avanzare proposte concrete a Governo e Parlamento al fine di arginare il più possibile questa realtà violenta nei confronti di chi ha meno di 18 anni” ha commentato Spadafora. Particolarmente drammatica la situazione nel Sud e Centro Italia, dove arrivano ai Servizi Sociali soltanto i casi più gravi e già avanzati e non si riesce a svolgere una corretta campagna di prevenzione del fenomeno.

Adozioni, iter troppo lunghi

Dati non così preoccupanti ma che fanno comunque riflettere sull’opportunità di mettere mano a delle modifiche strutturali di tutto il sistema, sono invece quelli vincenzo spadaforarelativi alle adozioni internazionali: i circa 400 minori stranieri accolti in Italia nel primo trimestre del 2015, che di questo passo saranno poco meno di duemila a fine anno, non fanno che confermare il progressivo calo delle adozioni. “L’iter di tre anni, costellato di valutazioni psicologiche e corsi formativi, è troppo lungo e costoso, una macchina superflua che si mette in moto e rischia di scoraggiare molte coppie – ha affermato Stefania Prestigiacomo, che ha da poco presentato alla Camera una proposta di legge per modificare la legge 184/1983 in materia di adozione e affidamento internazionali – a queste scrupolosissime procedure antecedenti l’affidamento, fa poi da contraltare negativo il disinteresse delle istituzioni durante la fase successiva, ovvero il monitoraggio dell’effettiva e corretta integrazione del bambino nella famiglia adottiva”. Una testimonianza in merito è arrivata dalla giornalista Barbara Palombelli, moderatrice del dibattito e madre di tre figli adottivi: “Mi ricordo che quando tornai in Italia con il mio secondo figlio adottivo, in primavera, mi fu assegnato il primo incontro con l’assistente sociale addirittura a settembre. Riuscii poi ad anticipare l’appuntamento di qualche mese, prima delle vacanze estive, però questi tempi non sono accettabili perché una famiglia che adotta ha bisogno di supporto soprattutto dopo aver accolto il bambino”.

Giulia Di Stefano

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