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Rainer Maria Rilke

Watergate (II parte). L’inchiesta che cambiò il futuro degli Usa

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Bob Woodward cercò in seguito di bissare il successo del Watergate con Chi tocca muore, un libro sulla morte per droga dell’attore John Belushi, Veil, sulle operazioni della Cia sotto Reagan, I comandanti, che svelò i retroscena degli in­terventi Usa a Panama e nel Golfo, seguiti da altri best-seller. Carl Bernstein era stato assunto da Time con un contratto di centomila dollari l’anno. Venne li­cenziato per aver scritto un numero troppo esiguo di articoli e realizzato un solo scoop: i contatti fra Papa Wojtyla e Reagan per salvare la Polonia. Un tributo da pagare alla gloria accu­mulata col Watergate?

Bob Woodward

Bob Woodward

America America, dove vai?

Dietro la messa in scena del Watergate, si para un interrogativo ben più ampio: America America, dove vai? Titolo italiano del film di Haskell Wexler del 1969. L’etica e i costumi del selvaggio west aleggiano in permanenza fra i grattacieli delle metropoli e i vialetti dei quartieri suburbani. La wilderness, la natura selvaggia, non è stata «addomesticata». Perfino gli indiani tornano sul sentiero di guerra, rivendicando i loro diritti con una combattività che si aggiunge al calderone etnico già in ebollizione. Ciò che per Tocqueville era segno di vitalismo nei tratti americani, oggi non può più passare sotto i crismi positivisti e pragmatisti. La realtà degli Stati Uniti è quella di una società in cui solo il denaro protegge l’individuo dall’incognita del suo suo simile. Hobbes vi ritroverebbe all’estremo la con­ferma del classico motto homo homini lupus. L’immoralità dell’accanimento con il quale colletti bianchi, blu e rosa si fanno la festa l’un l’altro nella corsa alla carriera è un riflesso di quella guerra ben più cruenta che si combatte giorno e notte per le strade contro una criminalità che non dà tregua, per qu­anto ormai le forze di polizia americane siano tra le più efficienti e dotate di un supporto tecnologico ai limiti della fantascienza. Tutto questo non può che riflettersi nella politica di Washington, recentemente visitata da una serie televisiva di culto, House of Cards.

Washington, dal gossip al political-thriller

potere assolutoQuando si tratta di Washington, il gossip si intreccia al political-thriller. Riferimenti d’obbligo: “Il potere assoluto”, di David Baldacci, dove chi pecca di eros e morte è addirittura il presidente, e “La notte dell’avvoltoio”, di James Grady, l’autore de “I tre giorni del Condor”, incentrato sulla relazione extraconiugale di un politico sfocia in omicidio con risonanze di alta diplomazia. Vero anche il contrario, che cioè l’unico modo di stornare l’attenzione dei giornalisti per storie di adulterio e molestie è una crisi dall’altro capo del globo. Vedi il film “Sesso e potere”, di Barry Levinson. Sembra in tema lo scanzonato giudizio del presidente Johnson, ripreso da Vittorio Zucconi: «La destra si mette nei guai perché ruba e la sinistra perché scopa». Ne sa qualcosa, sempre in casa democratica, un altro Gary, quell’Hart che nella sua corsa alla presidenza incocciò contro le accuse di Donna Rice e fu inchiodato da una foto con lei in crociera alle Bahamas. Intanto Condit cerca altre stagiste con inserzioni sul web. A Washington un adagio recita: «Non esiste cena che sia gratis». Il conto per ragazze in cerca di grandi occasioni, può comprendere la sottomissione alle voglie erotiche di un classe dirigente anch’essa fresca ai vantaggi del potere. La carica è vista come un mezzo per affrancarsi dal puritanesimo ossessivo, quello che poi scatena i mezzi d’informazione se si è colti.

I luoghi degli scandali politici meta di pellegrinaggio 

I luoghi celebri della cronaca rosa diventano mete di pellegrinaggi. La Scandal Tours of Washington offre dalla primavera all’autunno escursioni legate all’affaire Monica Lewinsky-Bill Clinton, alla residenza cittadina di Gary Hart e all’albergo Watergate, che, pur non essendo legato a fatti sessuali, è assurto a matrice linguistica degli scandali, col suffisso gate. John Kennedy nel 1942, a guerra in corso e da ufficiale dei servizi segreti della Marina, ebbe un flirt con l’ex miss Danimarca Inga Arvad Freios, a sua volta amante di Axel Wenner-Gren, svedese sorvegliato dell’intelligence americana come spia nazista. Successivamente, il controverso statista fece di più.Per esempio dividersi con il gangster Sam Giancana la spogliarellista Judith Campbell e godere delle grazie di Christine Keeler, la pin-up che passava dal letto del ministro britannico della guerra John Profumo a quello dell’addetto navale sovietico Evgenij Ivanov. Quanto a Robert Kennedy, non venne mai chiarito il suo ruolo nella vicenda di Marilyn.

Alcune donne dello scandalo a Washington sono entrate nella storia nazionale. Si prenda il caso di due abilissime spie dei sudisti durante la Guerra di Secessione. La prima è la vedova Rose O’Neal Greenhow, soprannominata Rebel Rose. Nella sua piccola abitazione al nº 368 della Sedicesima Strada riesce ad attirare senatori e membri del gabinetto presidenziale. Insomma, fa la salottiera di tendenza, o socialite. In questo modo invia messaggi alle truppe sudiste. Finché viene scoperta da Allan Pinkerton, il capo del servizio segreto del generale McClellan. All’apice del successo, sarà paragonata a celebre Perle Mesta, che nel dopoguerra tenne banco tra gli ambienti più accreditati della capitale. L’agente provocatrice Belle Boyd, sempre durante la guerra civile americana, puntava a convertire l’élite militare del Maryland alla causa confederata. Nel 1978 la squillo Judy Chavez accettò di vedere il disertore sovietico Arkady Shevchenko solo per venderlo una famelica troupe televisiva della Nbc a caccia di un’intervista in esclusiva. Il Watergate non fece che perpetuare il clima da scandalo che segna in tutte le stagioni la temperatura di Washington.

Enzo Verrengia

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