La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Con occupycentral Hong Kong non sarà più la stessa

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dal nostro corrispondente a Hong Kong

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Dopo dieci giorni di manifestazioni a Hong Kong, le strade cominciano a riaprirsi ed è venuta l’ora di tirare le somme. Negli ultimi giorni si sono presentate tra i manifestanti alcune fazioni con il chiaro intento di intaccare quella che finora si era presentata al mondo come la protesta ideale: pacifica, civile, organizzata. Il comportamento dei contrari, specularmente opposto a quello degli studenti, è coordinato a suo modo: isolare piccoli gruppi di manifestanti e tramite spinte e percosse incitare una rissa d’autodifesa.

media outlet d’opposizione colgono inevitabilmente l’occasione per condividere le foto ed i video di questi scontri, attribuendogli lo ‘spin’ necessario: la protesta non è più pacifica, gli studenti stanno perdendo le staffe. Ma l’argomento è debole, e le motivazioni dei contrari rimangono sospettosamente vaghe. Chi sono questi avventori? Nuovamente, con l’aiuto di internet e dei social media, cominciano a calare alcuni veli: confrontando le foto, alcuni riconoscono agenti di polizia in borghese tra i gruppi dei contrari, altri sentono parlare tra le file il mandarino (lingua parlata solo nella Cina continentale).

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Lo sforzo si ridimensiona rapidamente verso l’isolamento di chiunque inciti violenza, e dopo un ulteriore afflusso di manifestanti pacifici durante lo scorso weekend, che porta il numero totale verso i centomila, l’ultima parola sembra appartenere agli studenti, che sono riusciti a farsi sentire nel modo da loro inteso, e portando su di loro lo sguardo del mondo. L’onere di agire ora ricade sull’attuale Executive, C.Y. Leung, che a vista di tutti è stato fallimentare sia nel difendere la promessa di vere elezioni indipendenti per Hong Kong, sia nella gestione di questa protesta. Non si è presentato al cospetto dei suoi cittadini, non ha svolto il suo ruolo di buon mediatore tra Hong Kong e il governo centrale cinese.

Su carta, come spesso succede, purtroppo non si è ottenuto quello che si voleva, ma la consolazione rimane nel fatto che da qui non si può tornare indietro, e l’identità di Hong Kong ha raggiunto un campo base solido di cui il mondo è ora conscio. Qualsiasi mossa repressiva da parte della Cina sarà da ora in poi un chiaro e pubblico affronto, pronto a fare il giro del mondo in poche ore.

Michele Orlando

L'Autore

Hong Kong

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