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Cento anni fa il genocidio degli Armeni

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armeni_bambini_350x211Cento anni fa il genocidio degli Armeni

24 aprile 1915. Era quasi l’alba sul Bosforo. E mentre sul fronte europeo infuriava la Prima Guerra Mondiale, Costantinopoli, così si chiamava ancora Istanbul, che ufficializzerà il suo nuovo nome soltanto nel 1930, si preparava a un nuovo giorno. Un giorno che sarebbe entrato nel libro nero della sua storia. In poche ore nei quartieri più ricchi della città furono eseguiti centinaia di arresti. Nel mirino: intellettuali, scrittori, poeti, artisti, commercianti, piccoli e grandi imprenditori, tutti armeni. A ordinare la maxi retata fu il governo dei “Giovani Turchi”, il movimento politico che aveva preso il potere nel 1909 rovesciando l’Impero Ottomano e sostituendo il sultano Abdul Hamid con il fratello Maometto V, che resterà sul trono fino al 1918. A volere fortemente il giro di vite era stato il sanguinario ministro dell’interno Mehmet Talat Pascià. Ebbe così inizio il genocidio di un popolo mite, ma di grandi risorse, storicamente stanziato nell’Anatolia orientale, di religione cristiana, e che già più volte nel corso dei secoli era stato vittima di sanguinosi pogrom. L’accusa che venne loro rivolta a questa gente fu di tramare contro il regime e di lavorare nell’ombra per la Russia. Fu un’ondata senza fine di violenze e deportazioni in ogni angolo del paese.

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La logistica delle marce della morte fu affidata a ufficiali tedeschi

Le marce della morte coinvolsero oltre un milione di persone, centinaia di migliaia vennero uccisi da stenti, malattie, fame. La logistica fu affidata a ufficiali dell’esercito tedesco in collegamento con l’esercito turco. Il bilancio esatto delle vittime non è mai stato stabilito con certezza. Fonti incrociate permettono di stabilire il numero tra gli 800 mila a un milione e mezzo. La Turchia si è sempre rifiutata di assumersi la responsabilità morale di quell’ecatombe e continua ancor oggi a respingere con forza l’utilizzo della parola genocidio – il ricorso che nei giorni scorsi ne ha fatto papa Bergoglio ha provocato forti tensioni diplomatiche- sostenendo che si trattò di una reazione nei confronti di nemici del paese e dell’Impero, di una guerra civile con perdite da entrambe le parti.
I territori dai quali proveniva questo popolo divennero uno stato autonomo e nel 1918 dopo la rivoluzione russa. La Repubblica Democratica Transcaucasica si trasformò in Repubblica Democratica di Armenia, Prima Repubblica Armena, il 28 maggio dello stesso anno. Nel 1922, dopo l’invasione delle truppe, la piccola nazione entrò a far parte della epubblica Transcaucasica, una delle repubbliche dell’Unione Sovietica, la quale l’11 settembre firmò il Trattato di Kars, con cui cedeva alla Turchia ulteriori territori armeni. Solo nel 1936 fu costituita la Repubblica socialista sovietica armena. Il 21 settembre 1991 il paese, che ha come capitale, Yerevan, ha proclamato l’indipendenza. Ma non c’è mai stata pace per questo popolo della terra dei vulcani spenti, impegnato subito dopo la conquista della libertà da un lungo conflitto con l’Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabakh, un’exclave armena in territorio azero che fu assegnata al governo di Baku da Stalin. Nel maggio 1994, con la proclamazione del cessate il fuoco, le autorità armene hanno assunto il controllo non solo dell’intero Nagorno-Karabakh ma anche una porzione di territorio etnicamente azero.

 

Le foto di alcune delle vittime del massacro armeno-1

Una cerimonia di commemorazione per la prima volta a Istanbul

Nel giorno del 100° anniversario dello sterminio Yerevan si è fermata per commemorare i suoi morti. Alla cerimonia, al Memorial Dzidzernagapert, il “Forte delle rondini”, sono intervenuti il leader del Cremlino Vladimir Putin e il presidente francese Hollande.
Ma per la prima volta si è tenuta una cerimonia commemorativa anche a Istanbul, dopo che il primo ministro turco Ahmet Davutoglu nei giorni scorsi ha dichiarato che il paese “condivide il dolore degli armeni”. Contromanifestazione invece ad Ankara dove si è ricordato il centenario dell’inizio il 25 aprile 1915 della battaglia di Gallipoli fra le forze ottomane, appoggiate dai tedeschi, e gli alleati inglesi, francesi, australiani e neo-zelandesi. Quest’anno le celebrazioni sono state anticipate di un giorno, al 24 aprile, per – è l’accusa dell’Armenia – distrarre l’attenzione del mondo dalle commemorazioni del genocidio.

Allo sterminio del popolo armeno è dedicato un bellissimo film dei fratelli Taviani “La Masseria delle Allodole” (maggio 2007), trattato dall’omonimo romanzo di Antonia Arslan (vincitore del Premio Campiello)

 

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