"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

CHI VUOL ESSERE #PRESIDENTE (DELLA REPUBBLICA ITALIANA)?

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Chi vuol esser Presidente (della Repubblica italiana)? Ci sarebbe da rappresentare, com’è scritto con estrema ed esemplare chiarezza nella Costituzione, “l’unità nazionale”. Cosicché non basta, come dichiara di sé, esemplarmente, Stefano Rodotà, già candidato dei grillini, ricordare “con amarezza” e non fare polemiche “per eleganza e riservatezza” sulla sua mancata elezione. Non basta neanche per Prodi sostenere che non c’è nessuna ferita da chiudere per l’agguato dei 101 franchi tiratori. Lo dica ai suoi loquaci e voraci sostenitori che, un giorno sì e l’altro pure, addirittura si mettono le T-shirts con quel numero, mentre noi continueremo a insistere per sapere con quali ragionamenti (o per quali ordini, “senza vincolo di mandato”) 394 parlamentari abbiano votato Prodi. Il fatto è che né l’uno né l’altro soddisfacevano allora né soddisferebbero oggi la condizione essenziale di cui sopra. Via gli uomini di parte (insieme alle donne di parte), si cominci a pensare anche a qualche altra non marginale qualità. Allora, i ventidue nomi messi in elenco da un quotidiano potrebbero essere cassati quasi tutti. E’ ipotizzabile che alcuni abbiano fatto balzi di gioia per l’inclusione, mentre i lettori più politicamente avveduti hanno sicuramente rabbrividito.

L’identikit del nuovo Presidente

quirinale

Quirinale

Fermo restando che il first best continua a essere la prosecuzione della presidenza Napolitano fino a quando lui vorrà e potrà, qualsiasi identikit è legittimo purché argomentato. Il mio identikit preferito è un outsider, anche uomo, segnale per la Boldrini alla quale bisognerà pure fare sapere che dire “una donna” non è affatto sufficiente, sostiene “la casalinga di Voghera” che mi ha appena mandato un irritatissimo tweet dichiarando la sua immediata disponibilità (sostiene di saperne molto di più della cuoca di Lenin), bisogna dire un nome e giustificarlo convincentemente. Meglio sarebbe un professore di Scienza politica, magari emerito, con un buon passato di senatore della Sinistra Indipendente, che si è anche occupato professionalmente di istituzioni, Costituzione, legge elettorale, scrivendo importanti (sic) articoli e libri, tra cui l’ultimo dal titolo: Partiti, istituzioni, democrazie, Il Mulino 2014. Ah, assomiglia troppo al mio personale profilo? Non smentisco e non confermo. Dichiaro, però, che sono, s’intende per “puro spirito di servizio”, disponibile, ma che, purtroppo, non sono mai stato berlusconiano e non ce l’ho ancora fatta a diventare renziano. In attesa degli eventi, passo all’analisi e alla ricerca del third best.

Il duro compito dei successori

Napolitano ha spinto, per necessità e virtù, i poteri presidenziali all’estremo. I suoi successori rischiano di trovarsi in situazioni complicatissime nelle quali molto si chiederà loro, ma soprattutto indipendenza e autonomia di giudizio senza inchini al Patto del Nazareno. L’unico patto tollerabile e, in verità, fecondo, sarà quello con gli italiani. Quindi, il prossimo Presidente non dovrà essere eletto dal Parlamento dei nominati la maggioranza dei quali, altro che i 101, dà quotidianamente pessima prova di sé e dei loro dirigenti, ma dai cittadini italiani. Eccolo, è qui il very best: chi avrà il coraggio, sì, uomo e donna, di candidarsi in un’elezione popolare, chiarendo perché ritiene di avere le qualità richieste e spiegando che paese vuole rappresentare e contribuire a costruire. Dai candidati del 2013 e da quelli della lista ne sentiremmo di tutti i colori, ma potremmo farci un’opinione prima di non votare quasi nessuno di loro cercando di portare al ballottaggio i due la cui storia politica e personale, questa è la “narrazione” che conta, dia le migliori garanzie. Se, invece, com’è purtroppo altissimamente probabile, toccherà ai parlamentari nominati, dai quali non ci aspettiamo nessun scatto d’orgoglio, che almeno siano i candidandi a pronunciare qualche parola di verità e i mass media a estorcergliela. The worst has yet to come, ma, temendo il peggio, saremo in grado di attrezzarci.

Gianfranco Pasquino

L'Autore

1 commento

  1. Laura Paoletti il

    detto da una donna: nella stessa pagina del vostro quotidiano in cui compare “Il futuro è donna”, fa piacere la libera spregiudicatezza di Gianfranco Pasquino nel dichiarare che non basta “dire donna” per trovare la magica formula per un buon Presidente della Repubblica. Siamo daccordo, da cittadini, di volere storia e programmi. Idee, insomma. Lieti di tornare a leggerlo sulla vostra testata. Continuate così.

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