Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Beirut è di nuovo la Parigi del Medio Oriente

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beirutDopo l’ultima guerra del 2006 il Libano grazie all’intraprendenza e all’abilità commerciale è un’economia in via di sviluppo fortemente aperta al mercato internazionale, specialmente in ambito finanziario. Beirut, soprannominata “la Parigi del Medio Oriente” attrae forti quantità di capitale straniero grazie alle varie agevolazioni che la rendono un vero e proprio paradiso fiscale. Le guerre, che hanno creato danni ingentissimi al patrimonio storico culturale e lacerato il tessuto sociale ed economico del Paese non sono riuscite a distruggere la forza di volontà di emergere e di ricreare benessere. Il sistema bancario e il turismo hanno mantenuto un ruolo trainante e permesso una redistribuzione della ricchezza anche in ambito civile. Dal 2006 il Pil annuale al netto dell’inflazione è circa del 7% annuo e il Pil procapite è di circa 16.000 dollari. La distribuzione della ricchezza naturalmente si differenzia a seconda delle zone del Paese. Beirut, che conta circa un milione di persone è ricchissima, è la City, quasi completamente ricostruita dalle ceneri delle guerre, dopo il 2006 ha rialzato la testa e vanta uno skyline di tutto rispetto, grattacieli e costruzioni moderne di pregio, auto di grande cilindrata , un porto lussuoso, un centro città pieno di negozi con grandi firme, un caffè può costare persino 12 euro, per non parlare dei ristoranti e degli alberghi che non hanno nulla da invidiare ai nostri 5 stelle extralusso.

Tanto benessere, come ci ha confermato l’analista libanese Ghaleb Kandil in una intervista rilasciata a Futuro Quotidiano, dipende dal carattere aperto dell’economia libanese che riesce ad attrarre forti flussi di capitale estero e dalle forti fluttuazioni dei tassi di interesse che in alcuni anni hanno raggiunto il 40% e proprio queste forti capitalizzazioni hanno reso possibili gli investimenti stranieri nel settore immobiliare. Kandil ci dice ancora che Beirut vive di sola finanza mentre nelle zone al sud del Paese si sono sviluppate le industrie e una forte ripresa dell’agricoltura. Il Libano è un Paese fortemente indebitato con l’estero con un deficit nel 2012 di 3,11 miliardi di dollari (1), le importazioni ammontavano a circa 21 miliardi e le esportazioni a circa 5.7 miliardi di dollari(2). Il problema principale è la mancanza di risorse energetiche, che rendono il Paese un importatore netto di petrolio e gas e dal basso sfruttamento agricolo, che impone l’importazione di generi alimentari. Ma fortunatamente, negli ultimi anni l’industria è in crescita e anche nel settore agroalimentare sono stati fatti passi da gigante. Nel corso del 2010 sono stati scoperte ingenti risorse di gas naturale al largo delle coste israelo-libanesi che potrebbero garantire in futuro una maggiore autonomia energetica al Libano, tuttavia, la mancanza di un trattato che stabilisca le frontiere tra i due Paesi rende problematica l’individuazione delle rispettive zone economiche esclusive di sfruttamento.

Il Libano è un Paese variegato con clima tipicamente Mediterraneo, ospita ben 18 confessioni religiose ufficialmente riconosciute che convivono più o meno pacificamente. La lingua ufficiale è l’arabo colorato dalle varie inflessioni linguistiche francesi ed inglesi che hanno un po’ modificato il linguaggio, si, perché soprattutto i giovani grazie ai social network parlano meglio inglese e francese che arabo e si ispirano ad uno stile di vita occidentale. Offre un ambiente multiculturale legato alle tradizioni ma aperto alla mentalità occidentale ma è anche un luogo di forti contrasti, un miscuglio di culture, di religioni e di bellezze naturali che lasciano senza fiato, è il ” Paese dei Cedri” che crescono a ridosso dei monti bianchi e innevati della catena montuosa Monte Libano e ne sono il simbolo Nazionale. Ha un territorio di inestimabile bellezza, pieno di storia, ma è anche un Paese ferito da guerre che non hanno permesso mai alla popolazione di poter avere il controllo pieno del territorio e che ha dovuto comunque affrontare tutte le conseguenze e i danni delle guerre. Il turismo è considerato anch’esso una risorsa per l’economia libanese, ma la forte instabilità politica non permette al Paese di sviluppare appieno programmi di lungo respiro. Il mercato immobiliare è in forte crescita e i prezzi delle case continuano ad aumentare, specialmente nei grandi centri. Anche le rimesse dei libanesi emigrati garantiscono un forte contributo al Pil. Le varie diaspore successive alle guerre e alle carestie hanno portato fuori dal Paese milioni di Libanesi, le cui rimesse garantiscono 8.2 miliardi di dollari annuali, circa 1.400 dollari annui procapite.

Nonostante i tanti sforzi per risollevare il proprio Paese il Libano è anche un Paese che offre tanta solidarietà e si attesta ad essere l’importante crocevia che dà sostegno ed aiuto alle migliaia di beirutdisperati fuggiti dalla violenza della guerra in Siria. Sono arrivati in Libano più di 700 mila profughi siriani (3) stando alle stime delle Nazioni Unite del 2013. Questo afflusso ha creato una forte emergenza umanitaria e nel tempo potrebbe creare modifiche negli assetti demografici e negli equilibri confessionali a favore della componente musulmana sunnita. Gli scontri al confine nord sono all’ordine del giorno, il confine si attesta come il posto dove approdano migliaia di profughi siriani, di infiltrati e di terroristi che compiono operazioni e traffici di ogni genere, dalla Siria ci sono incursioni continue del Fronte Al Nusra, un gruppo affiliato ad Al Qaeda e a fronteggiarli e a difendere il Paese ci sono soltanto gli uomini dell’esercito libanese e i militati di Hezbollah. Gli aiuti internazionali inviati a sostegno di questa emergenza non sono sufficienti a favorire la stabilità di cui ha necessità il Paese, un Paese dai monumenti del passato che raccontano di grandi fasti e ricchezze e di un presente che urla il dolore e le sofferenze della guerra.

Dati forniti dal Min. Finanze locale- EconomicDatastatistics
Dati Cia World Factbook
Dati forniti da UNHCR all’agosto 2013. La cifra reale potrebbe essere superiore

Simona Agostini

L'Autore

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