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Casa Regeni: e se la fonte di Repubblica avesse ragione solo in parte?

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Giulio-RegeniIl quotidiano Repubblica stampa in prima pagina un’esclusiva: una fonte anonima ha contattato il giornale per informarlo e raccontare di come sarebbero andate le torture nei confronti del giovane Giulio Regeni. E dopo aver spiegato con dovizia di particolari cosa, in tre diverse fasi di sevizie, il ricercatore friulano avrebbe subito, spiega – l’anonimo – che il presidente Al Sisi era tenuto ben informato sia del suo rapimento che delle continue torture sull’italiano. Il collega di Repubblica, Carlo Bonini, non nasconde quanto per primi loro della redazione abbiano preso con le molle una confessione anonima arrivatagli via mail, ma che soltanto dopo aver saputo che diversi erano i riscontri tra le specifiche dell’accanimento sul corpo di Giulio e i referti dei medici legali, si erano mediamente convinti che la fonte se non direttamente attiva nelle torture quanto meno vi sarebbe stata presente. Non è improbabile, o diciamo che sarebbe assolutamente possibile.

Come sarebbe possibile che qualcuno stia cercando di manipolare le ennesime notizie sul caso. Perché farlo? Tutto rimanderebbe al dettaglio che lega l’informazione del rapimento di Regeni al presidente egiziano; lo stesso che finora si è sempre detto estraneo non solo ai fatti, ma anche alla sola conoscenza di come siano realmente andate le cose. Non è impossibile che il già spaccato servizio di sicurezza egiziano stia continuando a voler affossare il suo presidente, che mai come in questo momento sembra vivere di una politica estera diplomatica assai favorevole con diversi paesi, tra cui l’Italia. Al Sisi, l’unico se non l’ultimo baluardo di nord Africa quasi del tutto in mano agli estremisti, potrebbe pagare proprio il non assoggettamento ai Fratelli Musulmani.

Chi ne gioverebbe allora non solo della morte di Giulio, ma di questo stato di tensione tra i nostri due paesi? Questa la domanda, la cui risposta non può essere mai così scontata o veloce come molti vorrebbero. Rimane il fatto che nessuna nebbia sembra dipanarsi sulla morte di Regeni, se non verità di comodo. E se dubitare di alcune parti della confessione giunta a Repubblica potrebbe essere utile ai fini delle investigazioni internazionali, purtroppo le modalità di tortura e le offese sembrano essere estremamente conciliabili con quanto sarebbe accaduto al Cairo.

Giampiero Marrazzo

L'Autore

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