La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Cronache di passerella – Dalle 9 alle 20, orario continuato

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AltaRomAltaModa – Parte Seconda

È stata una saetta. Un lampo di luce in un lungo weekend di pioggia. Hanno “ucciso” il chiaro di luna del romantico Santo Spirito in Sassia e si è compiuta nelle avanguardistiche sale del MAXXI la futuristica quattro giorni capitolina dedicata alla Moda. In pieno stile Marinetti, AltaRomAltaModa è corsa via come il vento, in un turbinio di impegni, eventi e sfilate – naturalmente! – e se i firmatari del celebre Manifesto intendevano idealmente «bruciare i musei e le biblioteche», per spezzare i legami col passato, anche in questo caso saltano i ponti con il tempo che fu, per guardare finalmente al futuro. Tutto cambia, pur restando uguale, a partire dalla sveglia.

Renato Balestra

Renato Balestra

Ore 9.00 – L’arrivo in sala stampa alle 9 del mattino può sembrare inumano. Specie se si tratta di un giorno festivo. E seppur ad accoglierti ci sia il sorriso di un hostess, la parola amica di un addetto stampa, l’unica cosa che realmente conta è la tazzina di caffè. Quella candida ceramica che avvolge l’intenso aroma e ti permette di rispondere: «buongiorno».

Ore 10.00 – Le prime sfilate della giornata. Di solito sono i giovani talenti ad aggiudicarsi questa fascia oraria (insieme a quella post-prandiale, ndr.), sono stati loro a dominare la scena. E se i big sono stati accolti con il solito caloroso slancio, è soprattutto grazie alla spinta che la ricerca e la crescita dei giovani hanno dato alla manifestazione. Ne è la prova il duo Quattromani, capace di sublimare lo stile che lo ha contraddistinto finora, in un’evoluzione nei tagli e negli outfits dal sapore bon-ton, che però strizza l’occhio allo street-fashion. E ancora Piccione.Piccione, reduce del successo di Who Is On Next?, Greta Boldini, Daizy Shely e Project149, che traduce le mille e una possibilità della tele jeans in look freschi e dalla facile portabilità.

Ore 12.00/14.00 – I big, quasi tutti, hanno presenziato come di rigore gli orari in tarda mattinata e pomeriggio, segnando il passo, scadendo il tempo, come i pilastri di un tendone (e se si pensa alla tensostruttura riservata alle sfilate, il discorso non fa una piega, ndr.) e regalando esercizi di Haute Couture. Perché bisogna sempre tenere a mente che anche se un modello non vi piace, sarà la sua confezione a conquistarvi. Il discorso vale, in particolar modo, per Camillo Bona, Rani Zakhem, Nino Lettieri, Luigi Borbone, Raffaella Curiel – che strabilia il suo pubblico con antichi tessuti ricamati a mano e ispirati all’Oriente – e Renato Balestra, che per la stagione prossima si è lasciato ispirare dalla Dea della Bellezza, Venere, ricreando una collezione leggiadra e soave.

Piccione.Piccione

Piccione.Piccione

Ore 16.00 – E intanto le ore corrono e ci sono un sacco di cose da vedere ancora: perché la settimana della moda non è solo catwalk. E’ incontro. Nelle stanze di Room Service o nelle sale di Villa Poniatowski per l’IN-Existent di A.I. Artisanal, dove scovare luoghi impensati, nuovi talenti e designer. O come ha fatto Gattinoni, che nell’Open Colonna di Palazzo delle Esposizioni, ha allestito una performance couture ispirata al pane, evocando il tema principale dell’Expo di Milano, l’alimentazione mondiale.

Ore 18.00 – Bollicine per brindare alla salute dei New Designers al piano superiore del COIN Excelsior, una esclusiva selezione di brand targati Altaroma, come Benedetta Bruzziches e Piccione.Piccione. E poi all’evento dell’Antica Manifattura Cappelli “Un Secolo di Forme – Il Cappello Made in Italy”, per un viaggio immaginario, in un secolo di moda al femminile. Alla Galleria Giacomo Guidi si dondola tra “Desiderio e Disciplina”, un’istallazione a cura di Maria Luisa Frisa per lo IUAV. E l’ultima sera per la collezione di cappe di Theodora Bak, esposta al Chorus di via della Conciliazione.

Ore 20.00 – Si è fatta festa andando via, dopo le ultime sfilate (molto spesso superando di gran lunga le 20), ora nei corridoi delle Accademie romane, ora negli spazi del MAXXI, in una galleria, o semplicemente al tavolo di un ristorante. E solo a tarda sera mi accorgo che forse questa è l’edizione che ha regalato a tutti qualcosa in più rispetto gli altri anni (anche se in molti hanno pensato che mancasse “qualcosa”). C’è stato il tempo: non in abbondanza, ma da godere. Per seguire una sfilata senza attraversare la città, per concedersi il lusso di andare a piedi e fermarsi in sala stampa ad aggiustare il pezzo; per conoscere il corrispondente di un altro paese, o per lasciare spazio alle emozioni, alla possibilità di condividere un parere con un collega e scoprire che si può diventare amici pur facendo lo stesso lavoro.

 

Samantha Catini

L'Autore

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