Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Donald Trump apre l’ambasciata a Gerusalemme. Strage a Gaza

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Altissima tensione a Gaza, dove 52 palestinesi – secondo fonti sanitarie ufficiali- sono stati uccisi e oltre 2400 feriti (tra loro anche molti bambini) negli scontri con i soldati israeliani lungo il confine con Israele, nel giorno del settantesimo anniversario della fondazione dello stato ebraico e dell’inaugurazione dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme con una cerimonia alla quale hanno preso partel presidente di Israele Reuven Rivlin. il premier Benyamin Netanyahu, la figlia del presidente Donald Trump, Ivanka, il marito Jared Kushner, consigliere speciale per il Medio Oriente, l’ambasciatore Usa David Friedman, il  vice segretario di Stato Usa John Sullivan e del segretario al Tesoro David Mnuchin.

“La capitale di Israele è Gerusalemme. Israele, come ogni stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale”, ha detto Trump nel video messaggio inviato per la cerimonia. “La nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace”, ha aggiunto. “Non abbiamo migliori amici al mondo che gli Usa”, ha sottolineato il premier israeliano. “Grazie per aver avuto il coraggio di mantenere la promessa. Ricordate questo momento, questa è storia. Il Paese più potente del mondo  oggi ha aperto a Gerusalemme la sua ambasciata. Eravamo a Gerusalemme e siamo qui per restarci”, ha sottolineato tra gli applausi. “Settanta anni fa – ha ricordato nel suo discorso l’ambasciatore David Friedman-  Ben Gurion proclamò la nascita dello stato di Israele. Undici minuti dopo il presidente Truman riconobbe lo stato di Israele, primo al mondo. Finalmente 70 anni dopo gli Stati Uniti compiono il loro passo aprendo la loro ambasciata a Gerusalemme. Per primi al mondo”.

La decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale dello stato ebraico e di spostare nella Città Santa delle tre religioni monoteiste l’ambasciata americana è stata bocciata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 21 dicembre scorso. Contro la risoluzione statunitense, i cui rappresentanti avevano minacciato di rappresaglia i paesi non allineati sulle posizioni di Wasghinton, hanno votato in 128, tra cui l’Italia, nove hanno votato a favore e 35 si sono astenuti.

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