«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

Eppur si destra. Salvini, il bad boy che vuole fare a meno del Cav

0

Eppur si destra. Si muove, nonostante l’àncora del patto del Nazareno, qualcosa nell’arcipelago a destra del PdR (partito di Renzi, ndr). Lo stesso Silvio Berlusconi se n’è accorto, e non perché Matteo Renzi – per bocca di Maria Elena Boschi – è pronto a quanto pare a dargli il benservito sulla legge elettorale. Trattasi di qualcosa di diverso dato che, per la prima volta, il Cav non c’entra. E, soprattutto, di questo qualcosa non ne determina, anche qui per la prima volta, perimetro, linguaggio ed esprit. Per questo è andato su tutte le furie.

Sono i bad boys (and girls) della destra che verrà, quelli che in questi giorni stanno prendendo il palcoscenico e la piazza, virtuale e non. Matteo Salvini, tra un’apparizione televisiva e un post su facebook, è il capo combriccola: sembra essere oramai lui collettore di una nuova idea di opposizione. “Nei fatti Salvini è al centro del centrodestra. Il dopo-Berlusconi è solo Salvini. Ha più voti di Alfano, ha più voti di Meloni e dell’eventuale scissione di Fitto. Ha smontato quello che era la Lega in un meccanismo solo legato al territorio”. Con lui “la destra si allea con la realtà”, ha spiegato il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco, che da mesi interpreta e valuta fuori dai cliché che cosa sta avvenendo nel e oltre l’ex partito di Umberto Bossi.

Calabria

La manifestazione della Lega Nord a Milano. Si nota a sinistra la delegazione calabrese

Se il “quid” ce l’ha l’altro Matteo

Televisivo, assomiglia più un nativo digitale che a un (ex) comunista padano, e popolare: Matteo Salvini ha scavalcato il perimetro identitario della Lega che fu e ha invaso il campo dell’opposizione strapaesana. Non solo sta per inaugurare la Lega gemella al Sud e ha già testato la piazza assieme alla destra differente di CasaPound e di Patriae, ma si è convinto che, sì, è possibile lanciare l’Opa sul centrodestra italiano con tanto di cinque punti infiocchettati da un impeto nazionalista che dà la cifra della sua Lega: “Vado a Bruxelles e gli dico: noi siamo l’Italia, ci siamo rotti i coglioni dei vincoli europei”. La cosa, evidentemente, ha irritato i berluscones più ortodossi e lo stesso Cavaliere ha dovuto rispondere al giovane leader del Carroccio rispolverando il breviario del ’94: “Per fare una rivoluzione liberale bisognerebbe essere liberali. Salvini, al netto della propaganda, deve ancora dimostrare di sapere fare qualcosa”.

Nell’attesa di “fare qualcosa”, Salvini per il momento si accontenta di dimostrare al Cav di avere il “quid”: e lo ha fatto iniziando a non accontentarsi più di una comoda riserva indiana nella quale consegnare urla della piazza. “Io credo che ci stiano gli uomini e le donne di Forza Italia. Quelli che l’hanno votata”, ha spiegato non a caso utilizzando – qui sì – l’espediente renziano di chi bypassa le classi dirigenti vecchie per rivolgersi direttamente agli elettori. Per portarli a sé. Il suo obiettivo è chiaro e prende a esempio ciò che avvenendo nel resto d’Europa: in Francia con Front National lanciato alla conquista dell’Eliseo, ma anche in Inghilterra con i conservatori di David Cameron che hanno ammesso di non escludere intese con l’Ukip di Nigel Farage.

Meloni e lo yang

Il punto è questo: “Gli elettori moderati sono in via d’estinzione”. Lo spiega così Giorgia Meloni, candidata a essere lo yang di questo nuovo paradigma. Secondo il leader di Fratelli d’Italia “in tutta Europa, Le Pen docet, c’è una ridefinizione degli equilibri. C’è un terreno enorme che non è più solo destra ma un blocco sociale massacrato dalla crisi”. Una risposta a Flavio Tosi (contraltare di Salvini nella Lega) ma anche a Giovanni Toti, intermediario di Berlusconi che aveva minacciato il leader leghista al grido di “Matteo attento a non fare la fine di Gianfranco Fini e Mario Monti. Chiunque ha pensato a coalizzare il centrodestra prescindendo da Berlusconi e Forza Italia non ha fatto una bella fine”.

Dal punto di vista politologico, insomma, non esiste alcun “altrove” terzista secondo Meloni ma una ridefinizione della coalizione sul merito (fuori dal Nazareno e dal governo) e sul metodo (primarie a tutti i livelli). Certo, ce n’è anche per il capo della Lega: “Vada oltre la Lega secessionista”, ma superato lo scoglio “siamo disponibili a ragionare su qualsiasi cosa”. Ma che l’ossessione nordista sia considerata ormai un neo estetico più che cancerogeno per la combriccola dei bad boys lo dimostra l’uomo forte (e contro) di Forza Italia, Raffaele Fitto. Il dominus del consenso al Sud ha salutato con una paranomasia la nuova veste di Salvini, l’altro Matteo: “Dalla secessione alla successione”. Sì, si può fare. Preferibilmente senza il Cav. Ma con i suoi voti.

Antonio Rapisarda

twitter@rapisardant

L'Autore

Lascia un commento