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Milan Kundera

I bagni scarlatti della contessa Bathory per non invecchiare

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Se ai tempi della Contessa Báthory fossero esistite la chirurgia e la medicina estetica, oggi forse non sarei qui a raccontavi di una oscura vicenda. Il terrore di invecchiare, abbinato al sadismo, fecero di questa nobile donna una feroce assassina, la prima serial killer al femminile della storia. Ad Erszébet non bastavano certo i famosi bagni nel latte della regina Cleopatra. I risultati non erano dei migliori. Quindi, pensò bene di sostituire il candido liquido con il rosso scarlatto del sangue umano. L’orrendo “rimedio anti-età” costò la vita a circa 600 ragazze.

La storia

Erszébet Báthory nacque in Ungheria nel 1560. La sua famiglia era costituita da principi, cardinali e ministri: Stefano Báthory divenne governatore della Transilvania; il primogenito di questi (nonché suo omonimo) fu incoronato Re di Polonia nel 1575; infine suo fratello Cristoforo Báthory gli succedette come Principe di Transilvania. La donna soffrì fin da piccola di violenti mal di testa che sfociavano in crisi convulsive. Era una bellissima creatura dai lunghi capelli neri e dagli occhi scuri. A 15 anni sposò il Conte Ferencz Nádasdy e andò a vivere con lui nel tetro castello di Csejthe. Il Conte era sempre lontano, impegnato in battaglia. Così, annoiata, la giovane Erszébet cominciò a tradire il marito e ad interessarsi di occultismo. La scoperta di numerosi strumenti di tortura custoditi nelle segrete del castello fece affiorare il lato più oscuro della sua personalità. Tra lo studio delle scienze occulte e il maneggio delle fruste, la follia cominciò a germogliare in lei. Ebbe quattro figli: Anna, Orsolya, Katá e Pál. Ma l’istinto materno non faceva parte della sua natura, quindi la Contessa non si curò mai di loro e preferì affidarli alla balia Ilona Jó, per dedicarsi ai maltrattamenti di damigelle e servette. Procurare dolore divenne il suo passatempo preferito. Di frequente faceva svestire le ragazze davanti ai servi per il puro piacere di umiliarle. Molte volte le violenze sfociavano nell’omicidio. C’è chi ritiene persino che la carne di alcune ragazze uccise fu servita agli ignari soldati tornati dalla guerra al seguito del Conte. Scegliendo tra le anime più maligne, la “Contessa degli orrori” mise insieme una corte formata da individui uniti dallo stesso comune interesse: la tortura. Tra essi spiccavano la già nominata Ilona Jó, le dame di compagnia Dorottya Szentes e Kateline Beniezky, e il valletto nano Ficzkó, l’elemento più terribile del gruppo, perché mosso dal furioso rancore verso le donne che l’avevano sempre respinto e deriso. La Contessa seviziava le ragazzine ovunque: nei suoi numerosi castelli e nella sua carrozza, durante gli spostamenti, quando si annoiava o quando il mal di testa la rendeva collerica. ERZSBE~1elizabeth_bathory_III_by_mehmeturgut

L’inizio del “delirio estetico”

Nel 1604, quando il Conte morì, non vi furono più freni inibitori. Ossessionata dalla propria immagine nello specchio e atterrita all’idea di veder sfiorire il suo fascino, ebbe una “illuminazione”. Dopo aver provato e scartato unguenti e cosmetici a base di erbe, ideò una “terapia” che avrebbe avuto il duplice scopo di placare le sue fobie e soddisfare la sua indole crudele. Si dice che, un giorno, mentre stava picchiando selvaggiamente una serva, una goccia di sangue della malcapitata le cadde sulla mano. Credette che, nel punto bagnato dal sangue, la pelle fosse più liscia e quindi più giovane. Decise che un’immersione completa nel plasma di ragazzine poteva darle l’eterna giovinezza. Il castello di Csejthe divenne un macello: le sprovvedute contadinelle del villaggio vi entravano in cerca di lavoro e non ne uscivano più. Gli abitanti del villaggio non potevano fare nulla contro il potere della famiglia Báthory e la pazzia dell’assassina crebbe fino al punto in cui cominciò a bere il sangue, facendo nascere la leggenda secondo la quale, oltre a essere una strega, fosse anche una vampira. Visto che il metodo non la soddisfaceva pienamente, pensò di passare dalle miserabili contadine a ragazze di rango superiore. Arrivò a ucciderne una quarantina. Con tali rapimenti e omicidi attirò l’attenzione su di sé anche da parte di chi, fino a quel momento, pur essendo a conoscenza delle sue raccapriccianti attività, aveva taciuto. I problemi finanziari e i debiti accumulatisi durante anni di cattiva gestione dei beni di famiglia vennero a galla e la resero oggetto di ulteriori e accurate indagini. Alcuni uomini furono incaricati di esplorare il castello di Csejthe in cerca di prove. Ci fu un processo. Le dame fedeli della Bathory, considerate streghe, furono condannate al rogo, mentre il nano fu decapitato. La ricca signora subì forse una punizione peggiore della morte: murata viva in una delle torri del castello, con una piccola apertura a fare da tramite tra lei e il mondo esterno. Dopo quattro anni, nel 1614, la prigioniera fu trovata morta. Aveva 54 anni.

I legami con i vampiri

La scia di cadaveri che Elisabeth si lasciò dietro non ha eguali nella storia dei crimini seriali. Un odio folle verso le fanciulle ancora vergini che la spinse a sopprimere la nuova generazione femminile sbocciata nei paesi circostanti il castello. Qualcuno sostiene che Bram Stoker si sia ispirato a lei per il suo “Dracula”, piuttosto che alla figura di Vlad l’Impalatore. Rimane il fatto che ci furono particolari legami tra i Báthory e i Dracula. Ad esempio, Stefano Báthory aiutò Dracula a riconquistare il suo trono, nel 1476. Uno dei castelli di Dracula fu ceduto alla famiglia Báthory durante il periodo in cui visse Erszébet. Dunque, i Báthory e i Dracula, nel corso degli anni, vissero sempre abbastanza vicini. “Dulcis” in fundo, un inquietante particolare salta subito agli occhi: negli stemmi di entrambe le famiglie appare un drago.

Carla Cace

L'Autore

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