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Abraham Lincoln

I figli dell’amore per le nuove famiglie

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L’estate alle nostre spalle ci ha catapultato nella realtà con una notizia a dir poco sbalorditiva. Vi è stata una recente sentenza del Tribunale dei Minorenni di Roma che ha riconosciuto l’adozione di una bimba di cinque anni da parte della compagna della sua mamma naturale. Per la prima volta in Italia si parla di adozione di un figlio da parte di una coppia omosessuale, adozione che è stata possibile attraverso la “stepchild adoption”, una pratica per la quale il partner del genitore naturale o adottivo diventa legalmente responsabile del bambino nel caso l’altro genitore rinunci alle sue prerogative. Tale pratica, in altri paesi dell’unione europea, è diffusa sia per quanto riguarda le coppie eterosessuali che per quelle omosessuali. Nel caso specifico la coppia di donne che  ha avuto in adozione la piccola ha una relazione stabile da undici anni e cinque anni orsono si era affidata ad un programma di fecondazione eterologa in Spagna. Da qui, dopo la nascita della bimba, il  matrimonio ed il rientro a Roma. E ancora, da quel momento, la bimba è sempre stata con le “due mamme”.

Per il “supremo interesse del minore”

childrenDal punto di vista giuridico, secondo l’avvocato Maria Antonia Pili, legale di Pordenone e presidente di Aiaf Friuli, l’Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori del Friuli Venezia Giulia alla quale si era rivolta la coppia, “la norma in questione non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi, siano esse eterosessuali o omosessuali”. Proprio per questo, non si tratterebbe del riconoscimento di un diritto ex novo, ma del riconoscimento giuridico di una situazione già consolidata, il tutto sempre nel “supremo interesse del minore”.

Ma qual è questo fantomatico interesse supremo del minore? Il giudice ha valutato il percorso formativo e le estenuanti perizie degli assistenti sociali che hanno giudicato la coppia come sana “con un rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo”.

Quello che invece ci domandiamo noi è se qualcuno si sia mai domandato il parere di una bambina che si trova ad avere due mamme e a vivere in una società a dir poco “aggressiva” e senza peli sulla lingua com’è quella dei bambini.

“In due is meglio che one”

L’opinione pubblica si è mossa con fervore, i nostri politici hanno commentato spaccandosi a metà come sempre, ma un minimo di empatia con questa bimba non mi sembra che vi sia stata. Ma restiamo un attimo con i piedi per terra, con la gestione quotidiana, con i problemi, con le notti insonni, con il cambio dei pannolini prima e i brutti voti a scuola dopo, insomma, con tutto quello che concerne il crescere un figlio. Se proviamo a metterci un attimo nei panni di questa bambina, capiremo che, rispetto ad avere una mamma single che si barcamena per farla crescere nella maniera migliore, ha un’altra persona sulla quale poter contare. Non sarà mai dimenticata a scuola, potrà partecipare a tutte le attività extrascolastiche, potrà invitare a casa un’amichetta, potrà fare  le esperienze della vita quotidiana dove è più facile gestirsi in due. Sarà parte di una coppia che si vuole bene e le vuole bene. Così come citava una famosa pubblicità “in due is meglio che one!”

La nostra esperienza è  forse più rustica e spartana, ma quantomeno reale, basata su giornate formative trascorse nelle case-famiglia. In Italia ci sono migliaia di bambini che giacciono in attesa delle lungaggini burocratiche, sperando di essere adottati e di avere una famiglia che li possa amare. Spesso si passa da uno stato di povertà assoluta e di competizione con gli altri bimbi solo per il possesso di un giocattolo ad un’agiatezza priva di regole non appena si arriva nella casa dei “nuovi”genitori.

Sessantamila italiani in attesa

Attualmente nel nostro paese si stima che ci siano sessantamila italiani che stanno aspettando di ottenere il via libera all’adozione di un bambino, senza considerare quelli che sono stati colti dalla delusione e ci hanno rinunciato. Di conseguenza la premura principale dovrebbe essere proprio questa, quantomeno cercando di smaltire le difficoltà del nostro sistema burocratico.

Ed allora, qual è la cosa migliore per un bambino? Meglio vivere in casa famiglia in attesa di una famiglia etero o meglio avere due mamme o due papà che sanno amare? Non tocca a noi stabilire cosa sia giusto o cosa no. Il focus principale va posto su un punto fondamentale: L’Amore. Un bambino per poter crescere bene, ha bisogno di coccole, di cure, di attenzione, di amore allo stato puro. Amore che due persone che si amano sono certamente più capaci di dare, eterosessuali o omosessuali che siano.

Valentina De Maio

L'Autore

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