Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Il viadotto della vergogna. Inaugurato a Natale crolla subito dopo Capodanno

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Il viadotto Scorciavacche

Il viadotto Scorciavacche

L’ira di Matteo Renzi su Facebook e su Twitter non basta. Il crollo del viadotto Scorciavacche 2, sulla Palermo-Agrigento, ad appena dieci giorni dall’inaugurazione rischia di diventare metafora dell’Italia che promette di rialzarsi in fretta, di cambiare in fretta, troppo in fretta, dell’Italia che vende balle e fumo negli occhi e non si rende conto del baratro sul quale volteggia: la dissocupazione che cresce, l’economia che non riparte, la povertà che aumenta. Il viadotto Scorciavacche 2 faceva parte di quel pacchetto di cantieri aperti che si prefigge di modernizzare il paese. Ma il viadotto Scorciavacche 2 è solo l’ennesima dimostrazione del fatto che l’Italia è da tempo nelle mani di gente che non si preoccupa di fare il bene comune, ma solo di far soldi e subito.

Il premier ha chiesto all’Anas il nome del responsabile, dicendo che è finito “il tempo degli errori che non hanno mai un padre”. E ha detto: “Solo per una fortunata coincidenza non si è fatto male nessuno”. Ma dobbiamo credergli? Dobbiamo credere che il responsabile o i responsabili pagheranno? E’ stata aperta un’inchiesta e anche il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi si è fatto subito sentire: “C’è chi l’ha costruito male quel viadotto, chi non ha controllato che i lavori fossero fatti a dovere e chi ha dato il via libera alla circolazione. Ogni negligenza e irresponsabilità in tutto questo non verrà assolutamente giustificata”.

Ma è il giochino dello scaricabarile è già cominciato. L’Anas, messa alle strette, ha puntato il dito contro il contraente generale cui è affidata l’esecuzione dell’opera e ha fatto sapere di aver disposto il monitoraggio di tutte le strutture su cui si regge la strada, annunciando il ripristino della carreggiata in tempi velocissimi. Ora le auto vengono deviate sulla strada provinciale 55. La Bolognetta Scpa, il consorzio di imprese, alle quali è stata affidata la realizzazione del progetto ( Cmc di Ravenna, Ccc e Tecnis), ha già negato ogni responsabilità.

Riecheggiano come una beffa o peggio le parole del presidente dell’Anas Pietro Ciucci  al momento pomposo del taglio del nastro: “È un passo avanti importante verso la realizzazione dell’intero itinerario, che è strategico per l’intera Isola, perché costituisce l’unico collegamento diretto tra le province di Palermo e Agrigento. E i lavori sono terminati in anticipo rispetto ai tempi previsti”. In anticipo? Mai sia. Il viadotto era già diventato il fiore all’occhiello del nuovo galoppante finto-efficientismo che affligge l’Italia.

Ora si spera solo che la notizia finisca come sempre graziosamente nel dimenticatoio – tanti altri viadotti sono crollati e non ne abbiamo saputo più niente- perché gli italiani che pagano le tasse sono curiosi di sapere se il paese riavrà quei loro soldi, che non sono soldi rubati, ma soldi sudati: 13 milioni buttati al vento per incuria, incapacità, ed altro…

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