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Abraham Lincoln

Iran e Arabia Saudita. Sull’orlo di un pericoloso baratro

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arabia sauditaDopo lo storico accordo sul nucleare e lo sdoganamento americano dell’Iran, Teheran si sente più forte e il suo nemico storico, culturale, religioso e politico, l’Arabia Saudita, minacciato. Tra i due paesi, l’uno sciita e l’altro sunnita nella versione giuridico-teologica del Wahhabismo neo-hanbalita, è da sempre in corso un serrato braccio di ferro, che si è finora consumato all’ombra di inquietanti e sanguinosi scenari di guerra, dall’Iraq, alla Siria, allo Yemen, dove Riad continua a bombardare le postazioni della minoranza zayditha houthy. Conflitti, combattuti per conto terzi e su campi di gioco estranei a entrambi. Oggi però, in questa crisi che va al di là del tempo e oltre il tempo, si è verificato un pericoloso fatto nuovo che ha avuto come conseguenza quella di accorciare la distanza dei fronti dove normalmente si consuma il conflitto tra queste due nazioni dell’islam che sono l’una il bianco e il nero dell’altra.

L’esecuzione in Arabia Saudita di un alto esponente del clero sciita, che nel regno wahabita era diventato molto popolare durante le proteste della primavera araba del 2011, ha messo Teheran e Riad faccia a faccia. Un episodio che, alla luce dello scontro internazionale in atto sullo scacchiere mediorientale per la redistribuzione del controllo economico e politico dell’area, non va affatto sottovalutato. Lo sceicco Nimr al-Nimr, giustiziato insieme ad altri 46 prigionieri politici – tra cui l’exleader di al Qaeda, Fares al Shuwail- accusati e condannati per aver progettato e compiuto attacchi terroristici contro civili, non è solo un semplice fatto di cronaca. Ma è una scintilla, che rischia di accendere un nuovo grande tragico incendio utile forse agli strateghi del business e della morte a ridisegnare nuove mappe geografiche. L’Iran non se n’è stato a guardare. E ora che ha riconquistato la sua forza, è tornato a mostrare i muscoli.

“Il governo saudita che da una parte sostiene i movimenti terroristi e estremisti takfiri e dall’altro utilizza il linguaggio della repressione e la pena di morte contro i suoi oppositori interni pagherà un prezzo alto per questa politica. L’uccisione di una personalità come lo sceicco al-Nimr, che non aveva altro mezzo oltre a quello della parola per perseguire i suoi obiettivi politici e religiosi, dimostra solo il grado di imprudenza e irresponsabilità” dell’Arabia Saudita. Parole pesanti e accuse pesanti, che suonano come una minaccia e che riecheggiano con prepotenza anche su altri fronti quelle contenute nella nota ufficiale del portavoce del ministero degli Esteri iraniano Hossein Jaber Ansari diffusa dalla Presstv iraniana. Non solo. Gli sciiti di tutta la regione sono tornati a fare quadrato e hanno organizzato massicce manifestazioni di protesta in tutta la regione, dalla provincia orientale dell’Arabia Saudita, al Bahrain al Libano, dove gli Hezbollah hanno puntato il dito contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, accusandoli di “coprire i crimini di Riad”.

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