La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta.

Abraham Lincoln

QUALE SARÀ LA RIFORMA DELLA BUONA SCUOLA SECONDO MATTEO RENZI

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Con la convention alla sala congressi del Rome Life Hotel, Matteo Renzi ha voluto dare un segnale ben preciso, unendo l’incontro fra mondo della scuola, Governo e Partito Democratico e la celebrazione del primo anniversario di premierato alla presenza del Sancta Sanctorum del Pd sulla scuola. Per ricostruire un palazzo bisogna partire dalle fondamenta, ed è evidente che se le fondamenta comunitarie (nel senso di comunità) si stanno pian piano erodendo, con le già dichiarate modifiche agli apparati costituzionali ed elettorali, così le fondamenta sociali devono essere ricostruite a partire dall’istruzione.

Si è parlato, ovviamente, di scuola ma non si sono tralasciate le azioni governative di Renzi, dagli 80 euro al Jobs Act appena licenziato, alle riforme costituzionali: «Che prevedono comunque il voto popolare» tende a ricordare il Premier, all’Irpef e alle partite Iva e per annunciare che: «Il meglio deve ancora venire». Non sono mancati i contestatori, acquietati al termine del discorso del Primo Ministro – tranne un’unica pasionaria lasciata completamente da sola dalla sala – che ha chiuso la mattinata d’interventi, introdotto dal neo sottosegretario all’istruzione Davide Faraone. A inaugurare le relazioni il Ministro Stefania Giannini che ha ringraziato Renzi per aver messo la scuola al primo posto fra gli interessi della sua azione di Governo e ha parlato di “coraggio” e “visione d’insieme”. Momento clou della giornata l’intervento dell’ex ministro Luigi Berlinguer che ha affermato come la scuola deve ritornare a essere un momento di “eros”, di piacere, coniugato con la fatica che è cardine di ogni opera ben riuscita.

 

 La buona scuola

buonascuolaQuesto decreto della buona scuola e della scuola buona, insomma, in cosa davvero consiste, come è stato descritto? Parlando da padre di 3 figli “con il cuore in mano”, Matteo Renzi ha spiegato come sia necessaria una riforma che rivoluzioni un mondo della scuola che, comunque, continua a produrre eccellenze nel mondo, riconosciute per genio, creatività, intelligenza e senso del bello. Rivoluzionare, però, come? Come possiamo declinare la scuola del futuro?

Presente: Io scuolo

La scuola di oggi sono i test P.i.s.a. che ci vedono indietro rispetto ad altri Paesi europei (lo stesso Renzi dice di non prestarvi troppo conto e che ha dei dubbi di tipo ideologico su un test che si chiama P.i.s.a.), dove l’alternanza studio-lavoro è sviluppata principalmente per merito delle aziende, dove la scuola digitale sono le lavagne magnetiche che non funzionano e se funzionano non si sa come funzionano, dove ci sono più di 150 mila insegnanti precari, esodati, supplenti, di cui solo 19 mila hanno un ruolo fisso all’interno della scuola. Le supplenze hanno un costo di 866 milioni di euro. All’anno.

Non piangiamoci addosso; Renzi dice che gli italiani non sanno fare altro, d’altro canto abbiamo un nostro docente nominato al Nobel dell’Insegnamento, un professore d’informatica di Brindisi che insegna ai ragazzi come creare una start up. Abbiamo una scuola del Cilento che concorre a un premio europeo, abbiamo una “sezione scuola” dei Maker Faire colmo di stand delle scuole italiane, alcune delle quali collaborano con istituzioni europee e mondiali come l’Esa.

Passato prossimo: io ho scuolato.

Riforma Berlinguer, riforma Gelmini (le tre I: ignoranza, inedia, ignavia), riforma Carrozza. Assunzioni annunciate ma mai realizzate, l’autonomia scolastica sepolta sotto cumuli di burocrazie, programmazione ferma, digitalizzazioni alla viva il parroco, dispersione scolastica al 20% (ora è al 17). Su quest’ultimo punto il Premier Renzi si è soffermato indicando come questa sia una perdita sociale importante per il Paese. La colpa potrebbe essere di un’offerta formativa ed educativa insufficiente. Il passato recente della scuola italiana si guarda allo specchio e non si sorride. Troppi cambiamenti, in pochi anni, hanno inficiato una giusta programmazione strutturale che coinvolgesse tutti i settori dell’istruzione. È un eccesso di teoria che ha bloccato le riforme: «L’Italia è un Paese in cui non piace cambiare» afferma Renzi. Al contrario sembra che tutti abbiano voluto cambiare qualcosa, affinché non cambiasse niente.

Imperfetto: io scuolavo

ASSEMBLEA 2012 DI CONFINDUSTRIA FIRENZE CON GIORGIO SQUINZI E MATTEO RENZILa scuola di oggi è quindi imperfetta. Non del tutto, ma in gran parte. La responsabile scuola del Pd, la senatrice Francesca Puglisi, parla di scuola dei regolamenti. Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone idealizza la malattia della supplentite. In sala giovani insegnanti precari intervengono contro le prime parole del Premier che, noncurante di tutto, continua il suo discorso affermando a gran voce di aver incluso tutto il mondo nella scuola durante il dibattito su quello che sarà il prossimo decreto legislativo. Ed è Renzi stesso che ricorda come sia la legge di stabilità a bloccare gli investimenti sulle scuole, tant’è che è lo stesso Premier ad aver chiesto di includere le spese per l’istruzione in un capitolo a parte.

Le strutture sono imperfette, i docenti sono imperfetti e alcuni di loro: «Non dovrebbero far parte del corpo insegnanti» dichiara Renzi, confermando come il procedimento di autovalutazione sia in fase di sperimentazione avanzata e che a luglio si avranno i primi risultati. Non si sa ancora, però, le modalità anche se il Premier assicura che saranno trasparenti: «Bisogna ridare dignità al ruolo dell’insegnante e mettere la scuola al centro del paese», parafrasando l’allenatore della Roma Rudi Garcia.

Passato Remoto: io scuolai

È ricordato tramite la Montessori. Secondo Renzi, per le scuole elementari e medie inferiori e superiori è necessario un cambiamento simile a quello operato da un’altra “grande italiana” con le materne e le elementari. Metodo esportato nel Mondo così come il metodo Reggio Children «di cui Delrio continua a parlarne ogni volta che pure quando siamo andati a New York lui ha iniziato a parlare del metodo Reggio Children e io “ma come pure qua”?». Non solo. Il passato remoto è anche la scuola gentiliana e novecentesca che si trascina da due secoli: «Dobbiamo portare la scuola al terzo millennio» dichiara il Ministro Giannini. E nel passato remoto, sempre secondo la Giannini, devono restarci “le classi di sostegno”, ora si punta all’inclusione, e le classi pollaio, con l’entrata in ruolo di 149 mila nuovi insegnanti, per dichiarare la morte del precariato (e non del precario).

Futuro prossimo: io scuolerò

Iniziamo dalla prossima settimana, quando “si spera” che il Parlamento delegherà il Governo nell’attuazione del decreto legislativo e del disegno di legge sulla scuola. Allo stesso modo del Jobs Act e della legge Madia sulla pubblica amministrazione si viaggerà su due binari paralleli e convergenti (non è un errore, è una voluta citazione morotea). Quindi, per ora, nonostante la soddisfazione che circola nell’ambiente piddino e governativo, qualcuno non esclude nemmeno l’utilizzo del mezzo della fiducia per portarla a casa, in tempo utile, in modo da attivarla praticamente entro l’inizio dell’anno scolastico 2015/16. Non è semplice, riferiscono da ambienti di partito, ci sono dei tempi tecnici da rispettare e da non oltrepassare, pena il decadimento del decreto di delega.

Per marzo, invece, si penserà alla Rai la cui riforma è da pensare nell’ottica di un disegno unico che riguarderà, infine, anche le università. Poi verrà il turno dell’Expo e, infine, si penserà alle Olimpiadi e al progetto urbanistico che ne conseguirà. Alla domanda sulla copertura economica necessaria per finanziare il decreto sulla buona scuola, dal partito arrivano cifre intorno ai 3 miliardi, che diventeranno 4 a partire dal 2015, grazie a dei fondi sbloccati con la legge di stabilità. Torniamo a parlare di numeri: per l’edilizia e per l’anagrafe scolastica sono stati stanziati 5 miliardi di euro, 800 milioni fra il 2014 e il 2015 grazie al decreto Sblocca-Italia per mettere in sicurezza le strutture scolastiche con più di 2000 interventi previsti.

Futuro remoto: io avrò scuolato

scuolaLa scuola del 2030: come sarà? Secondo il piano del Governo non ci saranno più precari: per ridare entusiasmo agli insegnanti, per non interrompere i progetti educativi, per stabilizzare le figure professionali all’interno della scuola. Non verrà tolta l’anzianità di ruolo in modo da poter garantire la crescita professionale. I docenti si autovaluteranno in maniera trasparente e professionale, per creare quella scuola di qualità necessaria per tornare leader nel Mondo. Le scuole saranno completamente autonome sia sul piano dell’insegnamento che su quello finanziario, con la possibilità di versare volontariamente il 5×1000 della dichiarazione dei redditi direttamente agli istituti che ne faranno richiesta; attualmente ci sono 500 milioni in ballo, chissà nel 2030.

I professionali si avvarranno del supporto fondante delle aziende, con gli ultimi due anni di corso in cui i ragazzi alterneranno scuola e lavoro. Finiranno le lezioni frontali e la classica distinzione fra cattedra e banchi. Si avvierà definitivamente il progetto della scuola digitale che non è avere le lavagne informatiche, ma è saper utilizzare a dovere gli strumenti tecnologici per migliorare e modernizzare gli insegnamenti e adeguarli alla formazione di nuove professionalità. Non ci saranno più classi pollaio, né classi d’isolamento per studenti di sostegno. Inclusione e integrazione saranno le parole chiave della scuola del 2030.

Se il decreto verrà approvato. Ovviamente.

Alessandro Di Liegro

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