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Gianni Rodari

Le madri hanno tutte ragione

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Certi giorni non sopporto niente e nessuno, neanche me stessa. Come quelle mattine che mi sveglio distrutta perché non ho chiuso occhio e mio marito accendendo di colpo la luce dice: “amore stanotte mi sembra tu abbia dormito abbastanza”, solo perché non mi sono mai alzata dal letto nemmeno per fare pipì, tanto ero stanca e nervosa. Quando mi sveglio così, come oggi, non sopporto le mamme. Quelle che si annullano completamente per amore dei figli e poi si lamentano che non hanno neanche più il tempo di farsi una doccia. Sono tristi, il viso sempre stanco e tirato, i capelli legati. Non parlano d’altro. Apprensive. Emotive. Ansiose. Talvolta patetiche. Ma non sopporto neanche le mamme che non fanno le mamme. La loro pretesa di affidare i figli alle nonne senza il minimo dubbio mi irrita. Come la leggerezza o la stupida convinzione nel dire, ancora prima del parto, che non faranno mai e poi mai a meno del solito massaggio snellente o del parrucchiere ogni sabato.

madri casalinghe

Le madri che non sopporto

Non sopporto le mamme che tornano immediatamente a lavoro così come ha fatto la Hunziker. I loro fisici asciutti, nemmeno un filo di grasso. Ostentano felicità, mai un cedimento. Il loro disprezzo verso le mamme che restano a casa per mesi è evidente. Del resto però è difficile sopportare queste ultime quando si appellano ad ogni sorta di malattia pur di rimandare all’infinito la separazione dal figlio. Non sopporto le madri che allattano. Cacciano da camicette di seta i loro seni ad oltranza, anche per strada. Dicono che prima o poi smetteranno, è questione di giorni. Ma passano gli anni senza che nulla cambi. Non vogliono far soffrire il bambino. Mentono. Non si stanno immolando. E’ solo egoismo, lo fanno per sè. Ma come sopportare le mamme che fanno andar via il latte con le pastiglie pur di sentirsi libere dal benché minino vincolo? La loro paura di perdere le proprie certezze mi terrorizza. Meno che mai sopporto le mamme che optano da subito per il biberon pur di mantenere un seno sempre piacente e perfetto. Non sopporto ugualmente quelle che postano su Facebook le foto del proprio neonato con la faccia ancora bluastra e le macchie rosse sul viso. Si capisce facilmente il perché. Ma pubblicare soltanto cinque minuscole dita oppure un piedino anonimo e nudo, che senso ha? Non sopporto le madri che parlano ai figli con voce melliflua, sembrano sceme. Il bambinese fatto di diminutivi, vezzeggiativi e parole storpiate è ridicolo in bocca a un adulto.

Non sopporto le mamme che dicono adoro mia suocera. Non ci credo. Non sopporto le mamme che socializzano subito. Aspettano il momento giusto per avvicinarti, ladre espertissime. Fanno cento domande ma mai per il vero piacere di chiacchierare. Voglio solo fare confronti. “Quanto pesa?”, chiedono appena trovano un varco d’accesso. Sono ossessive. Covano rancore, sempre. Per ogni centimetro e grammo di ciccia dei figli degli altri. Le mamme che blindano i bambini nei passeggini col cellofan antipioggia anche quando non piove? Non le sopporto, mi fanno paura. Come quelle che battezzano i figli a trenta giorni dal parto e quelle che somministrano loro tutti i vaccini senza pensarci due volte. Troppo precise, rigide, non ammettono ritardi e nè sfumature. Non sopporto le mamme indecise su tutto e quelle che si lamentano sempre. La loro frase preferita è dire, quasi piangendo : “il mio bambino non mi mangia”. Non capisco perché fanno precedere la parola “mangia” dal pronome personale “mi”. Per questo, non le sopporto. Non sopporto le madri bodyguard impegnate soltanto ad eliminare ogni ostacolo dalla vita dei figli e nemmeno le madri tigri, dai metodi educativi estremi. Allo stesso modo non sopporto quelle referenziali e monotone: anche di fronte ad una strage come CharlieHebdo il principale argomento di discussione resta la loro vita con il proprio bambino. Non sopporto le facce scure dei pediatri, mi mettono ansia. Come i percentili, lo svezzamento, le pappe e gli yogurt. Non sopporto quel particolare tipo di pasta dal nome sabbiolina. Quando la cuoci si gonfia come un pallone e il fondo del piatto diventa un miraggio.

Il duro mestiere dell’essere mamme

Non sopporto il colostro, i tiralatte elettronici, le ragadi, la fascia post parto, le soluzioni fisiologiche, la bilancia pesa neonati, la crema all’ossido di zinco, il moncone ombelicale, le salviettine umidificate che in inglese si chiamano wipes, le forbicine stondate, i termometri come quelli per l’acqua a forma di pesce, i vestiti pre-maman perché fanno troppo anziana signora, il corredino compresi body, tutine, calzini e ghettine, il marsupio, la montata che ti consacra da subito mucca da latte, la scorta di brodo di pollo per favorirla, le visite di amici e parenti, i dentini che spuntano perché non lo ricordavo ma fanno male parecchio. Non sopporto le poppate a richiesta: nessuno lo dice ma è il modo migliore per allevare dei piccoli führer. Non sopporto il latte artificiale perché sa di ferro, gli scalda biberon, i risvegli notturni, le radioline, le culle da campeggio, ma perché è così complicato montarle? Non sopporto i seggioloni, i fasciatoi, lo sterilizzatore, la vaschetta da bagno, i ciucci con la spilla, il lettino con le sbarre, i paracolpi, i girelli, i cucchiai morbidi per la pappa, la vitamina D, le coliche, le zanzariere, la lallazione, gli omogeneizzati di carne e i corsi pre parto perché ti spiegano tutto e di più ma al momento opportuno ti accorgi che per quello tzunami che ti sta uscendo dal corpo non c’è lezione che tenga.

Certi giorni non sopporto niente e nessuno, soprattutto le mamme. A cominciare da me. Quando mi sveglio così, come oggi, sopporto solo una cosa. Aspettare la sera che tutti dormono, sedermi sul divano di casa con le cuffie all’orecchio e ascoltare in loop, chiudendo finalmente un po’ gli occhi, la voce di Servillo che legge pazzescamente la storia di Tony Pagoda.

Fiorella Corrado

L'Autore

1 commento

  1. Adriana Nolè il

    La nascita di un bambino , nella società moderna occidentale ha perduto il significato più profondo , naturale e primordiale che appartiene a questo evento che è in se stesso ” origine di vita”. e che, in quanto tale, dovrebbe essere vissuto con la naturalezza dei ritmi della natura. Invece non è così. La nascita di un bambino nella famiglia di oggi viene vissuta alla stregua di evento eccezionale al quale si è assolutamente impreparati,o meglio al quale si giunge armati di testi di pediatria pubblicati allo scopo, ma impreparati alla naturalezza che richiede la cura dei cuccioli umani, quasi allo stesso modo di quelli animali ( dai quali ci sarebbe tanto da imparare ! ) Le donne, come negli altri aspetti della loro vita, , attraverso la relazione che instaurano col figlio, evidenziano comportamenti condizionati dai valori ( o non valori ) del contesto sociale del quale fanno parte. Nella società dell’apparenza, della ostentata disinvoltura, dell’ efficienza o al contrario dell’amplificazione di difficoltà reali ma assolutamente controllabili, proliferano nevrosi , stress , insofferenze che inducono a desiderare solo il silenzio della notte per avere un momento e un ‘attenzione per se stessi, per la propria anima.

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