La gente ha sempre dichiarato di voler creare un futuro migliore.
Non è vero. Il futuro è un vuoto che non interessa nessuno.
L'unico motivo per cui la gente vuole essere padrona del futuro
è per cambiare il passato.

Milan Kundera

Londra hub mondiale dei media arabo-islamici

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La capitale britannica è stata negli anni Settanta e Novanta la più autorevole piazza mediatica del villaggio globale della comunità araba e musulmana del mondo, per motivi di contingenza politica -la guerra civile libanese e poi la guerra del Golfo-  e motivi storici che risalgono all’età elisabettiana e affondano le loro radici nell’epoca coloniale. A Londra sono nati importanti e prestigiosi quotidiani arabi, come Asharq al-Awsat, Al- Quds al Arabi, Al-Hayat, arene di confronto senza eccessive censure, ma sotto tutela, utilizzate dagli stessi governi che ne erano sponsor per lanciare messaggi e interagire più liberamente con i loro partner, i loro nemici, le controparti occidentali.  Un palcoscenico, i cui riflettori sembravano destinati a spegnersi con l’avvento dell’era dei satelliti e la nascita di Al- Jazeera, e che invece si sono riaccesi all’improvviso e inaspettatamente dopo le recenti rivolte che hanno interessato molte aree della Mena.

La diaspora, che ne è seguita, sta riconfermando al Regno Unito il suo tradizionale ruolo di hub dei media arabo-islamici in chiave sempre più internazionale, nel senso che il loro target continua ad andare oltre la stessa comunità di immigrati, e dove la lingua araba e la fede musulmana stanno diventando i comuni denominatori di una nuova umma virtuale, cementata anche dal web e dai social network. Questa nuova comunità si batte anche attraverso questi nuovi media per contrastare l’islamofobia, i pregiudizi e le distorsioni dilaganti sui media occidentali e in seno ai paesi di accoglienza e si adopera a proporre una diversa narrazione di sé. Sta nascendo così, forgiata dalle televisioni che mandano in onda i sermoni dei predicatori, i quiz sulle norme di diritto islamico e i reality sulle moschee, una nuova coscienza identitaria e nuove forme di panarabismo e panislamismo, che hanno ancora poca visibilità, ma che non vanno sottovalutate, ma intercettate, studiate e analizzate, non solo da un punto di vista sociologico ma anche economico, politico e culturale, pur nella variegata diversità.

Riportiamo in allegato per approfondimenti lo studio realizzato sul campo Londra si conferma hub mondiale dei media arabo-islamici

 

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