La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

MATTARELLA. LA PARTITA VINTA DI RENZI MA IL CAMPIONATO E’ LUNGO

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Alla fine ha vinto la Dc. Ha vinto quella foto di qualche anno fa che ritraeva Matteo Renzi sotto braccio a De Mita. Quando l’allora sconosciuto ragazzotto fiorentino forse neanche avrebbe immaginato di fare scacco al suo faro di riferimento per la comunicazione politica, Silvio Berlusconi. Perché così è andata. Ha vinto il premier: con una sola mossa è riuscito a riunificare il partito e, ottenuta la riforma elettorale dal Cavaliere, l’ha mandato ai giardinetti nonostante stia terminando il suo periodo di lavori socialmente utili. Una furbizia diabolica quella di Renzi, certo, ma chi ci dice che sia stata anche una mossa di lungimiranza politica? Di lui si sa, è veloce, astuto, ma non sempre pensa alle conseguenze. Piuttosto il nunc et ora. Come parafraserebbe lui: “Del doman non v’è certezza…”.

Sergio Mattarella nuovo presidente

matteo-renzi-ciriaco-de-mitaMa se da una parte possiamo essere certi che Sergio Mattarella sarà un presidente della Repubblica che difficilmente opporrà la sua immagine pubblica a quella di Renzi, possiamo essere altrettanto sicuri che il nuovo inquilino del Quirinale sarà fiscale fino allo sfinimento sull’applicazione della Costituzione, il che potrebbe però essere per Renzi ben più problematico di quanto lui stesso si aspetti. Il buon Matteo nel vecchio esponente Dc ha visto la figura giusta per occupare la casella Quirinale, e probabilmente lo sarà anche, ma chi ci dice che, come spesso accaduto con i precedenti presidenti – leggi Cossiga e Scalfaro, tra l’altro dello stesso partito di Mattarella – non si farà prendere la mano e, pur sempre nel rigore lapiriano, non accetterà troppo a lungo di tagliare nastri e stringere mani nelle foto ufficiali con gli altri capi di Stato?

Dopo il capo chino sulla sua elezione dei tanti partiti chi mai avrebbero pensato, tra i corridoi della Camera, di porre la propria preferenza su chi in passato si era scontrato politicamente con gli ideali di riferimento dei loro stessi partiti, praticamente tutti, dai socialisti che facilmente hanno abbandonato Amato, a Sel hanno digerito il diktat renziano. Perché di imposizione si è trattato. Ma ormai siamo abituati al modo di fare del guitto fiorentino e difficilmente ci si stupisce.

Cosa rappresenta questa nuova elezione

Quello che ci si spera, e questo è il nostro augurio al nuovo presidente della Repubblica, è che quest’elezione non rappresenti una vittoria politica del Pd fine a se stessa, ma il meglio che le nostre istituzioni potessero scegliere per il Paese. Non un’immagine da sbandierare ai delegati di partito e nei messaggi twitter da 140 caratteri, ma una figura di riferimento per una ripresa futura dell’Italia.

Giampiero Marrazzo

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