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Rainer Maria Rilke

Net neutrality, il web deve essere un bene comune

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Negli ultimi quindici giorni, due sono stati i trend topic della stampa statunitense: la net neutrality e l’epidemia di morbillo che da Disneyland ha contagiato tutto il Paese. Poi sono arrivati i lama di Oklahoma City a distogliere l’attenzione del grande pubblico, con tanto di intervista agli animali da parte della Cnn. Il 26 Febbraio, quattro giorni fa, la Federal Communications Commission – la versione a stelle e strisce della nostra Agcom – ha deciso di mantenere, anzi, restringere le attuali norme sulla net neutrality, attualmente in vigore negli Stati Uniti, che è regolata dal Communications Act. Quattro giorni sono abbastanza per ragionare a mente fredda sulla portata di una decisione che, come quasi tutte le cose della vita, ha più di una lettura. Se c’è qualcuno che la sera del 26 Febbraio ha festeggiato, quelli non sono i sostenitori della libertà di Internet, ma il Presidente americano Barack Obama. Più in là vedremo il perché. Pare che da Washington si siano visti i fuochi d’artificio provenire dalla Silicon Valley, in quanto tutti i maggiori fornitori di contenuti della rete hanno a loro volta stappato le bottiglie buone subito dopo la diffusione della nota da parte della Fcc. E c’è tutto un intero Paese fra la California e il Distretto di Columbia, oltre a 3 fusi orari.

Cos’è la net neutrality

net-neutralityÈ il principio secondo il quale i contenuti reperibili su internet non possano essere controllati da chi offre il servizio, ovvero gli Ips, ossia i provider, alias le compagnie telefoniche. Tutti i siti e servizi sono raggiungibili allo stesso modo e chi fornisce le connessioni non fa favoritismi. Niente internet a due velocità in pratica. Il capo della Fcc, Tom Wheeler (democrat – prendiamo nota), nel 2010 aveva proposto di mantenere le attuali norme con qualche eccezione per permettere corsie preferenziali a pagamento. In modo che, per esempio, Youtube avrebbe potuto pagare i provider per assicurarsi la banda necessaria per diffondere meglio e più velocemente i propri video rispetto alla concorrenza. La proposta di Wheeler scatenò un polverone mediatico senza precedenti, così fu necessario prendere altro tempo per decidere definitivamente, fino all’intervento di Obama che verso la metà di Gennaio, a pochi giorni dall’insediamento del Congresso a firma repubblicana (attenzione), fece pressione sulla commissione affinché decidesse in breve tempo. Con la decisione della Fcc, internet diventa una utility, così come lo è la fornitura di energia elettrica. Ricordiamoci bene di questa similitudine – usata largamente in America dai sostenitori della net neutrality – perché più tardi ci tornerà utile.

Com’è nata la questione net neutrality

In principio il passaggio di dati su internet andava e veniva in maniera abbastanza similare per tutti. Dopodiché la banda iniziò ad ampliarsi e i servizi offerti a moltiplicarsi, tant’è che i provider incominciarono a sviluppare un’offerta diversificata che comprendeva anche la parte dei contenuti all’utente. Nel 2010, il canale privato Netflix denunciò delle limitazioni da parte del provider Verizon, il quale si rifece sulla Federal Communications Commission, lamentando che l’agenzia non avesse l’autorità per regolare il mercato delle connessioni a Internet stabilendo le politiche delle azione private su quali contenuti privilegiare e in che modo. Verizon vinse la causa e i giudici stabilirono che la Fcc dovesse dotarsi di nuove norme per poter imporre la net neutrality e riconoscere implicitamente l’autorità dell’agenzia sul tema. Inoltre la sentenza chiarisce il principio della trasparenza dei provider: ovvero che gli Ips sono obbligati a spiegare ai loro clienti le modalità di gestione e organizzazione del traffico sulle loro reti. Da questa sentenza fu chiaro che la Fcc avrebbe dovuto occuparsi seriamente della faccenda. Cosa che ha effettivamente fatto fino alla decisione dello scorso 26 Febbraio.

Chi ha vinto?

Chi sono i protagonisti di questa faccenda? Come mai Obama se n’è interessato così tanto? Sono davvero i sostenitori dell’internet libero ad aver vinto, tanto da essere scesi in piazza a festeggiare mascherati da Nyan Cat?

Partiamo dal dualismo Provider Vs Fornitori di Contenuti. Non è la vittoria di Davide contro Golia, tutt’altro, perché: 1) di vittoria non si tratta, dato che in un qualsiasi momento un provider potrebbe portare in tribunale, di nuovo, la Fcc con una, sebben minima, possibilità di vittoria. 2) Il Congresso potrebbe tranquillamente deliberare una nuova normativa che esautora la Fcc dalla sua azione di garanzia, per stabilire altre norme che regolino il mercato delle connessioni e, quindi, l’accesso a internet. 3) Se per Golia intendiamo le aziende di telecomunicazioni, possiamo ritenere Davide colossi come Google, Amazon, Youtube, Facebook eccetera? Assolutamente no. Piuttosto l’unione di tutte queste società è una sorta di Golia molto molto grosso. Se più grosso dell’altro Golia non si può dire. Ma comunque una bella lotta fra giganti che indossano mantelli di colore diverso. Se, infatti le compagnie di fornitura delle connessioni indossano un bel tessuto blu con sopra disegnato un asinello, giù nella Silicon Valley preferiscono il rosso con l’elefantino. E qui arriviamo a parlare di colui che è il vero vincitore morale della contesa: Barack Obama.

Solo contro tutti

net-neutralityImmaginiamo un Matteo Renzi al Governo con una maggioranza parlamentare sfavorevole. È inimmaginabile, secondo il regolamento attualmente in vigore in Italia. In America è, invece, possibile che un Presidente si confronti con un Parlamento a lui avverso, grazie alle elezioni di mid-term, ovvero a metà mandato presidenziale, che hanno la facoltà di poter sovvertire i numeri in Congresso e Senato, per garantire il funzionamento della famosa regola dei pesi e contrappesi su cui si basa tutta la democrazia americana. Ed è quello che è successo in America lo scorso Novembre, dove i repubblicani, che già possedevano la maggioranza in Senato, si sono guadagnati anche quella al Congresso, rendendo l’azione del Presidente molto più farraginosa, avendo tutta l’intenzione di ostacolarne le politiche e logorarne l’azione politica in vista delle elezioni del 2016. Laddove già i repubblicani partono avvantaggiati per la consuetudine dell’alternanza (2 mandati dem, 2 mandati rep, a meno di clamorosi scivoloni e a volte non bastano neanche quelli, vero George W. Bush?). Diciamo che per evitare rischi su una possibile sconfitta alle presidenziali, i repubblicani si vogliono cautelare per quanto possibile. Cosa può fare Obama per evitare le sicure sconfitte a livello congressuale? Far forza sui poteri di Presidente di far pressione. Se fosse proposto ora l’Obamacare, la legge sull’assistenza sanitaria pubblica – contraria alle lobby delle assicurazioni sanitarie private – si infrangerebbe come il mare sugli scogli. Invece, Obama può “chiedere” alla Fcc di imporre una nuova normativa “di libertà”, con il supporto della Silicon Valley – che ha già firmato ampi assegni a favore della campagna elettorale di Obama – contro le compagnie di fornitura delle connessioni le quali, invece, hanno sostenuto le campagne elettorali repubblicane. All’interno della Federal Communications Commission, inoltre i cinque membri sono tre democratici e due repubblicani. Tom Wheeler, l’uomo che aveva proposto di lasciare un pezzetto di internet a uso e consumo dei provider, è un democratico e si è immediatamente rimesso a posto, una volta che il “consiglio” è giunto dall’alto della Sala Ovale e dai vertici del partito, consci che così come Obama ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, anche i democratici hanno estremo bisogno che il Presidente non si macchi di inettitudine e non fallisca nemmeno un colpo in quest’ultimo anno e mezzo.

Internet come bene primario

L’accesso a Internet è, a oggi e in America, considerato alla pari dell’energia elettrica, ovvero un bene che è più o meno garantito. Ma con la concorrenza nel settore dell’energia, le compagnie si sono affrettate per garantire servizi diversi per utenze differenti. Che è quello che è sempre successo, e quello che succederà, nonostante la legge sulla net neutrality. In Europa il discorso è appena cominciato e già i provider italiani si stanno azzuffando sul mercato della fibra ottica. Meglio partire per tempo, insomma.

Inoltre, che libertà può esserci se un gruppo di Società decide i contenuti da diffondere in rete? Mentre la sentenza di Verizon contro la Fcc ha fatto sorgere quegli interrogativi di libertà che hanno poi portato al 26 Febbraio, le denunce contro Google – per esempio – per le limitazioni sui contenuti da diffondere tramite i loro servizi da parte degli utenti, non hanno fatto altrettanto scuola e al contempo scalpore. Se, davvero, #Handsoffinternet – come recitava uno slogan molto in voga fra i net neutrality enthusiasts – dovrebbero essere tutte le mani ad allontanarsi dall’internet. Non solo alcune. Inoltre, tralasciando il diritto delle aziende di gestire il mercato seguendone le regole, che era poi la base della denuncia di Verizon del 2010, la riclassificazione dei provider dà alla Fcc la possibilità di avere maggiore controllo sulle loro attività. In un momento politico molto delicato, e con una maggioranza di commissione molto flebile (la net neutrality è passata con 3 voti contro 2) chi può dire per quanto durerà?

Alessandro Di Liegro

L'Autore

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