Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

New deal per la Grecia

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grecia

dalla nostra corrispondente ad Atene

Atene. Saltano tutti i piani ad Atene e di Atene in queste ore. Quello che sembrava possibile solo poche ore fa ora è più lontano che mai. L’accordo con l’Eurogruppo a cui il governo Tsipras stava lavorando con più tavoli e a diversi livelli prima dell’11 maggio sembra ora impossibile. Non solo i big del governo, a cominciare dal popolarissimo Yannis Varoufakis, per proseguire con il vero uomo che ha in mano la trattativa delle trattative, quella con Mario Draghi, Yannis Dragasakis, vicepremier che coordina i ministeri dell’economia, stanno pensando a quello che qui tutti chiamano “deal”, ma anche le persone comuni. Il passaggio con Draghi è fondamentale. Di fronte alla rigidità delle segreterie di alcuni paesi Europei, a cominciare da quella tedesca, la mediazione di Draghi con l’UE e con il FMI appare ad Atene quanto mai fondamentale. Ma si guarda anche all’Italia, per questo Varoufakis da Atene è volato a Roma per incontrare il suo omologo Pier Carlo Padoan, al quale avrebbe chiesto, di sostenere la posizione greca. Al termine dell’incontro poco fa Varoufakis ha commentato che è stato “fruttuoso, eccellente”.

Una posizione che in realtà rimane la stessa degli ultimi giorni. Tsipras vuole far uscire la Grecia dalla crisi senza affamare ulteriormente la gente comune. In Grecia si parla di “antopocentrismo”, prima vengono le persone, poi l’economia. Anche se i conti pubblici devono confrontarsi con le borse internazionali e con la finanza. Il voto dei greci di tre mesi fa a Syriza, coalizione di sinistra che fino ad allora aveva poco più che il 4% dei consensi e che oggi ha oltre il 22%, è stato un tentativo. Il tentativo dicono tutti di non uscire dall’Europa, né dall’Euro, ma di lanciare un “new deal” per la Grecia (e forse anche per l’intera Europa).

Per questo nel giro di una manciata di giorni il parlamento ha deciso la riapertura della tv di stato, con la riassunzione di 1500 dipenditi, ma anche la riassunzione di 4 mila fra funzionati e dipendenti di stato, fra cui anche gli insegnanti, che erano rimasti a casa e senza stipendio. Il problema rimane la liquidità. Ma soprattutto il problema rimane ridare i soldi a chi li ha prestati, EU e FMI in testa. A questo servono gli ulteriori prestiti a cui Tsipras e il suo governo guardano, a ripagare il debito, non tanto a pagare stipendi e pensioni. E’ di oggi la notizia che una parte del debito è stata pagata oggi all’UE, ma il 13 maggio c’è un’altra rata, tre volte più grande e in cassa mancano i soldi. Per la strada le persone parlano fra di loro, ovviamente in greco, ma i nomi che fanno sono i soliti due, Euclidi Tasakalos, uno di sinistra, abituato a trattare e pronto a trovare una via negoziale con Bruxelles e soprattutto con Berlino e Yannis Varoufakis, economista tutto d’un pezzo che si è attirato nelle ultime settimane le critiche di tutti in Europa e che invece in Grecia è molto popolare. Per questo non stupisce che nonostante il silenzio stampa di questi giorni sul suo blog proprio oggi Varoufakis abbia scritto un articolo che sembra un testamento, ma anche monito. “Un libro blu per rilanciare la Grecia”, ma anche l’Italia, la Spagna e il resto dei paesi che si affacciano al Mediterraneo e che non se la passano proprio bene.

“Mesi di negoziazioni – scrive Varoufakis – fra il nostro governo il Fondo Monetario, l’Unione Europea e la Banca centrale Europea hanno prodotto solo scarsi progressi. Una ragione è che tutte le parti sono troppo prese dal tema della liquidità inesistente da ridare ai prestatori, ma manca una visione di come la Grecia può uscire dalla crisi e fare scelte sostenibili. Se usciremo da questo impasse, allora potremo costruire una sana economia per la Grecia. Recupero sostenibile richiede riforme sinergici che stimolano la considerevole potenziale del paese, eliminando le strozzature in diversi settori: gli investimenti produttivi, di erogazione del credito, l’innovazione, la concorrenza, la sicurezza sociale, la pubblica amministrazione, il sistema giudiziario, il mercato del lavoro, produzione culturale, e, last but not least , governance democratica”.

Questo il monito portato avanti nel corso delle trattative a tutti i livelli dai Greci. Più democrazia, più attenzione alle persone. Serve questo in Grecia e negli altri paesi dell’Europa. La Grecia è strategica dal punto di vista geografico, non politico, né economico, perché per dove si trova è da sempre la porta dei Balcani e del Medio Oriente. Nelle ultime ore sono stata al confine con la Turchia, da dove entrano incessantemente i profughi siriani. Cercano la possibilità di una vita sicura e con un viaggio spesso molto pericoloso in genere la trovano proprio in Grecia, dove il salario medio è al di sotto degli 800 euro per un Greco, figuriamoci per loro e le pensioni minime sono di 350 euro. La crisi è economica, ma anche di pensiero e di valori. E questo il governo Tsipras lo sa bene. Forse l’ha capito prima degli altri governi. Perfino prima di quello italiano e tedesco, che ha in casa 3 milioni di turchi, che, come i siriani, cercano in Germania una nuova possibilità di vita.

“Per ripristinare gli investimenti e il credito a livelli coerenti con la velocità di fuga economica – scrive oggi Varoufakis – , una Grecia in recupero richiederà due nuove istituzioni pubbliche che grecialavorano fianco a fianco con il settore privato e con le istituzioni europee: una banca per lo sviluppo che sfrutta i beni pubblici e di una ‘bad bank’ che permette al sistema bancario una via di uscita per le attività con performanti e che ripristini il flusso di credito alle imprese redditizie, orientale all’esportazione”. Serve unicamente a questo l’accordo con la Russia, sul quale la solita Germania, che pure con la Russia fa affari d’oro, ha storto il naso. Vendere materie prime, in particolare frutta e verdura prodotte nelle ampie campagne della zona a nord della Grecia, la regione dove c’è Salonicco. La Russia in disaccordo con l’Europa sull’Ucraina ha già smesso di comprare frutta e verdura dagli altri paesi, Italia in testa. La Grecia, produttrice di frutta e verdura tutto l’anno, grazie al clima mediterraneo mite, è pronta a fornirla in abbondanza allo zar di Russia, Putin. Naturalmente il “new deal” di cui tutti parlando “il libro blu” di Varoufakis non consiste solo in questo, ma nell’usare le leve finanziarie per “rafforzare la sicurezza sociale”. L’accordo sarà ancora lontano, ma le idee ad Atene, almeno, sono chiarissime.

Letizia Magnani

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