"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Nostalgia di epoche mai vissute: la curiosa “sindrome dell’età dell’oro”

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“Il lato diabolico della malinconia è quello non solo di far ammalare le sue vittime, ma anche di renderle presuntuose e miopi, addirittura quasi superbe. Si crede di essere come Atlante che da solo deve reggere sulle proprie spalle tutti i dolori e gli enigmi del mondo, come se mille altri non sopportassero gli stessi dolori e non vagassero nello stesso labirinto”. Hermann Hesse

L’inafferrabile sentimento

nostalgiaTra i sentimenti umani è quello che a me sembra più sottile, inafferrabile e, senza dubbio, più prezioso, purché lo si guardi a fondo e, dopo, lo si superi. Parlo della malinconia, quel sentimento che per Victor Hugo era “la gioia di sentirsi tristi”. A volte è un desiderio, in fondo all’anima, di qualcosa che non si ha mai avuto, ma di cui si sente dolorosamente la mancanza. A differenza della nostalgia, dalla tristezza o della depressione, la malinconia può non essere diretta verso alcun oggetto o situazione particolare e può anche costituirsi come un tratto tipico della personalità. Il termine deriva da una deformazione della parola “melancolia”, usato nell’antica medicina ippocratica per indicare uno stato di abbassamento dell’umore che si credeva dovuto ad una eccessiva secrezione di bile nera da parte del fegato (in Greco: melanos = nero e chole = bile). Questa condizione generava nel soggetto debolezza, pallore, magrezza e umore triste: da qui lo stereotipo del “malinconico”.  Ma vi sono numerose sfaccettature. Andiamole a vedere.

Lo spleen

Il termine è stato coniato dal favoloso poeta simbolista francese Charles Baudelaire. Si realizza quando la malinconia si traduce in una fertile produzione artistica che dà sbocco alla sofferenza trasformandola in creatività. Solo se non viene scacciata subito, la malinconia può liberare questa energia ispiratrice. Ed è assolutamente vero. Il pianeta Plutone in questo, secondo gli astrologi, ne è signore supremo!

La malinconia di epoche mai vissute

L’aspetto che mi affascina di più è, però, quel senso di dolore sordo e profondo che le anime sensibili e propense all’arte vivono dinnanzi alle grandi vestigia del passato o a documenti d’epoca, sognando col magone di fare parte di un’epoca perfetta e irripetibile: la cosiddetta “Sindrome dell’età dell’oro”. Si tratta di una forma di negazione della banalità del presente a favore dell’idealizzazione di un determinato periodo storico durante il quale noi saremmo stati più a nostro agio. Gil, il protagonista di “Midnight in Paris”, il bellissimo film di Woody Allen, è innamorato della scintillante Parigi degli anni Venti, popolata di grandi artisti come Hemingway, Fitzgerald e Picasso. Per uno strano caso del destino, durante le sue passeggiate notturne per i vicoli di Parigi, si ritrova notte dopo notte proiettato nella sua epoca preferita a parlare e scherzare con i suoi grandi maestri. La permanenza in questa realtà alternativa lo soddisfa a tal punto di innamorarsi di Adriana, l’amante di Picasso. Di questa “patologia” ne hanno sofferto praticamente tutti, perfino gli antichi romani. Cicerone non si dava pace all’idea che se fosse nato solo qualche secolo prima avrebbe potuto camminare a braccetto con Catone il Censore. E che dire dei romantici dell’Ottocento che componevano poemi su poemi narrando le fiabesche avventure di dame e cavalieri medievali, trasformando quell’epoca oscura in un grande arcobaleno di colori e azioni virtuose? O ancora dei “grand tourist” che arrivavano da tutta Europa a Roma in cerca dei resti, ai loro occhi assai vivi, di una gloria lontanissima?

La mia età dell’oro

Io sono certa che la mia dimensione ideale sia la “Belle Époque” di fine Ottocento, vissuta in una grande metropoli come La Ville Lumière, a braccetto con artisti maledetti, indossando abiti con corpetto e girando con la carrozza! Benvenuti nel club, amici nostalgici di qualsiasi cosa: di un luogo che ci siamo persi, di qualcosa che non tornerà mai o che non abbiamo potuto vivere. Unica consolazione è che il cuore dell’uomo resta sempre lo stesso. E voi? Di quale “epoca mai vissuta” avete una infinita nostalgia?

 

Carla Cace

L'Autore

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