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Pietro Barilla

Il suicidio politico di Renzi: venne per rottamare e fu rottamato

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22/02/13 Roma , Quirinale, giuramento del governo Renzi nella foto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio Matteo Renzi Se ti punti una pistola alla tempia, la tieni carica e metti il dito sul grilletto a chi per mesi e mesi hai sottovalutato e, in alcuni casi, messo da parte, non puoi aspettarti che non sfrutti l’occasione e faccia partire il colpo. Questo è stato il suicidio (politico) assistito del quasi ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ha lasciato troppo spazio al suo super Io, al narcisismo di chi non legge più le esigenze della gente, di quel ceto medio di cui tanto si parla ma di cui quasi nessuno tiene veramente conto. Che già abbiamo visto affossare leader europei, vedi Cameron con la Brexit e la Clinton in America. La gente non ha sopportato prima di tutto che la Carta Costituzionale fosse terreno di scontro politico, forse prima ancora della personalizzazione dello stesso referendum.

Ha sbagliato tutto Renzi, e lo sa. Probabilmente ha dovuto anche pagare una cambiale troppo alta che aveva sottoscritto pur di salire sulla poltrona di Palazzo Chigi. Ma la colpa la si deve al fatto che l’umiltà nella vita non l’abbia veramente mai vissuta, se non nei pochi mesi in cui perse le prime primarie contro Bersani. Forse se non fosse stato coinvolto con tanta fretta in un nuovo governo la sua vita politica sarebbe stata completamente diversa. Quindi la sua colpa è in quota parte suddivisa con chi l’ha utilizzato ai fini propri, fregandosene del Paese per vestire i panni di padre della patria. Quella patria che non vuole padroni, uomini soli al comando, persone incapaci di capire che è ancora troppo vivo nelle vene del Paese la paura degli autoritarismi, anche per chi potrebbe permetterseli. E non è bastato millantare visioni catastrofistiche da fine del mondo con il “no” al referendum, perché se c’è una cosa che la storia ci sta insegnando negli ultimi mesi è che la politica si rigenera con la stessa velocità con cui sorge il sole la mattina. Lo stesso non può dirsi per i politici che vengono messi da parte.

In ultimo: se solo Renzi si fosse mai chiesto come mai il più giovane presidente del Consiglio italiano fosse contestato proprio dai giovani, forse oggi non dovrebbe salire il Quirinale con l’umiliazione di aver ricevuto indietro dalla stragrande maggioranza degli italiani un netto “no”. I giovani vedevano in lui la stessa prosopopea, la stessa arroganza di chi li aveva governati per anni, invece di comprensione e una visione condivisa. Renzi voleva rottamare la politica, ma alla fine l’ha usata esattamente come hanno fatto per anni i rottamati. Si era venduto come il nuovo duro e puro, ma come diceva un grande uomo “a fare i puri c’è sempre uno più puro che ti epura”. Bene, Renzi è stato epurato, lo è stata la sua arroganza, la sua presunzione tipicamente fiorentina. Non lo è stata la Costituzione e quello che ancora oggi rappresenta per gli italiani. Non sono stati i populisti a vincere, come pleonasticamente alcuni media stranieri stanno scrivendo, ma il popolo, che è ben diverso. E il Renzi che venne per rottamare fu rottamato.

Giampiero Marrazzo

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