Presso l’ Ordine dei Giornalisti del Lazio, nella sala conferenze della “Stampa Romana”, il Presidente dell’ Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi, e il segretario dell’ Associazione Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, hanno firmato un accordo-quadro per affrontare meglio una serie di problemi comuni ad ambedue le professioni.
Ci riferiamo anzitutto a quelle situazioni di disagio, e anche di pericolo, che i professionisti della sanità e dell’ informazione affrontano molto spesso a causa di molteplici fattori: vedi le aggressioni – verbali e anche fisiche – che spesso subiscono i medici, da parte di pazienti (o da loro parenti e amici, ma anche occasionali “simpatizzanti”) stanchi d’ attendere per ore di essere visitati, esasperati dalle lungaggini burocratiche del SSN. Dall’altro, le aggressioni analoghe che sempre piu’ spesso subiscono i giornalisti ( già 46 casi nel 2018): per non parlare delle “querele temerarie”, anzi miliardarie, che arrivano, con richieste di risarcimento esorbitanti, ad ambedue le categorie, da parte di utenti che si ritengono, spesso a torto, vittime di casi di malasanità, o di cittadini che si sentono calunniati.
“Appuno per combattere meglio questi fenomeni (che rendono difficile e stressante il lavoro quotidiano di medici e giornalisti), abbiamo deciso di firmare quest’ accordo, che sviluppa la collaborazione tra le nostre due categorie “, hanno precisato Magi e Pappagallo. “Ma anche – ha sottolineato il Presidente dell’ OMCeO di Roma – per combattere l’ altro preoccupante fenomeno delle “fake news”, delle notizie errate, che hanno effetti molto spesso devastanti (vedi, ad esempio, l’ abitudine di molti pazienti di cercare la cura “fai da te”, solo consultando in Rete il “Dottor Google”, anzichè rivolgendosi al medico di famiglia o agli altri presìdi sanitari). Questo è possibile se si crea un presidio di primo intervento, una sorta di “Pronto soccorso informativo” per i giornalisti su sanità e medicina: che, gestito dall’ Ordine mediante un numero telefonico dove risponderanno medici qualificati, permetterà di dare ai giornalisti notizie sempre esatte e aggiornate ( stiamo pensando anche a specifiche app, di cui potranno usufruire tutti i cittadini)”.
“Al giorno d’ oggi, del resto”, ha aggiunto il segretario di “Stampa romana”, “nessuna categoria professionale può operare senza rapportarsi ad altre, senza avviare una minima collaborazione; e come giornalisti, dobbiamo chiederci cosa possiamo fare, con i medici, per offrire servizi veramente migliori ai cittadini, in un Paese che sta cambiando sempre di più ad un ritmo impressionante”. “Piu’ in generale, poi”, ha aggiunto Magi, ” l’ OMCeO di Roma si propone di sviluppare rapporti costruttivi con tutte le altre categorie professionali: contribuendo, all’ attivazione di quel “tavolo interprofessionale” previsto da un’apposita legge della Regione Lazio, rimasta sinora inattuata”.
” Interprofessionalità e rapporto stretto col territorio, questi due aspetti sono stati centrali nel programma della lista “Medici Uniti”, vincitrice, a dicembre scorso, delle elezioni all’ Ordine di Roma. “ ha aggiunto in chiusura, il prof. Foad Aodi, consigliere dell’ OMCeO di Roma, coordinatore dell’ Area Rapporti coi Comuni e Affari esteri. “ Un applauso a questa iniziativa dell’ accordo, che rafforza la collaborazione tra medici e giornalisti, dal territorio italiano sino ad arrivare a livello internazionale: sempre in prima linea per prevenire, curare e informare. Oggi, medici e giornalisti si trovano quotidianamente in prima linea nelle aree piu’ calde del mondo ( dalla Siria alla Libia): gli uni cercando il piu’ possibile di curare le popolazioni, gli altri cercando d’ informare il mondo su quello che accade “.
“La nostra solidarietà, e il nostro pieno riconoscimento”, prosegue Aodi, “vanno a tutti i medici e giornalisti che rischiano la propria vita per l’ interesse comune, senza distinzioni.
Le statistiche presentate dall’ Ordine dei Medici di Roma sulle aggressioni ai medici ( nel 2017, in media 3 aggressioni al giorno, il 68% nei confronti di donne, il 32% di uomini: di tutte queste, il 60% minacce semplici, il 20% percosse, il 10% minacce a mano armata, un altro 10% atti di vandalismo; il tutto con un costo, per la collettività, di 3.783 giornate lavorative in meno, e, per il SSN, di 30.056.750,00 euro) fanno preoccupare molto. Bisogna iniziare a curare questo male sociale iniziando dalla collaborazione interprofessionale, e dagli aspetti culturali, anche per quanto riguarda le discriminazioni nei confronti dei medici di origine straniera e di colore: come é successo recentemente, in Lombardia, nei confronti di quel collega del Camerun”.