Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Il vero investimento non si sviluppa coi tagli all’istruzione

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La politica del rigore cui siamo costretti dalla volontà degli stati dell’Europa centrale (leggi Germania) dovrebbe promuovere tagli alle spese inutili ed infruttifere a favore di quelle di investimento per il futuro, in obbedienza a quella politica dell’offerta (che deve migliorare l’efficienza del Paese per renderlo competitivo) che ispira la teoria economica teutonica.

Il problema: far fronte alla “generazione Neet”

Ora, tutti sono concordi che una delle voci di investimento che dovrebbero essere aumentate e non ridotte è quella dell’istruzione. Il rapporto dell’Ocse, Education at a Glance, è una fonte autorevole d’informazioni accurate e pertinenti sullo stato dell’istruzione nel mondo. Le difficoltà cui fanno fronte i giovani italiani per trovare un lavoro rischiano di compromettere gli investimenti nell’istruzione. La percentuale dei 15-29enni senza attività lavorativa e che sono usciti dal sistema d’istruzione o non sono iscritti a corsi di formazione (i cosiddetti Neet – Neither employed nor in education or training) è aumentata di oltre 5 punti percentuali tra il 2008 e il 2012, dal 19,2% al 24,6%. Nel 2012, quasi un giovane su tre (31,5%) dai 20 ai 24 anni di età non lavorava e non era iscritto a nessun corso di studi.

Con le sempre maggiori difficoltà incontrate nella ricerca di un lavoro, la motivazione dei giovani italiani nei confronti dell’istruzione è diminuita. I tassi d’iscrizione all’università in Italia hanno segnato una fase di ristagno o sono diminuiti negli anni più recenti e il numero di studenti che abbandonano precocemente gli studi ha smesso di diminuire dopo il 2010. Nonostante i trend positivi registrati nell’aumento del livello d’istruzione, i giovani italiani hanno livelli d’istruzione inferiori ai loro coetanei della maggior parte degli altri Paesi.

Il livello di comprensione degli studenti italiani

istruzioneLa qualità dell’istruzione di base sta migliorando costantemente secondo il programma Ocse per la valutazione internazionale degli studenti noto con l’acronimo “PISA”, ma nonostante i recenti miglioramenti registrati, il livello medio di competenze in comprensione dei testi scritti (lettura) e matematiche in Italia resta basso rispetto ad altri Paesi. La spesa pubblica per l’istruzione è diminuita, in parte compensata da quella privata. l’Italia è il solo Paese che registra una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011, ed è il Paese con la riduzione più marcata (5%) del volume degli investimenti pubblici tra il 2000 e il 2011.

Le tasse d’iscrizione sono oggi una fonte significativa di finanziamento per le università Italiane. Nel 2011, gli studenti delle università pubbliche pagavano una media di 1.407 dollari di tasse d’iscrizione ogni anno. Tuttavia, il 12% degli studenti del livello terziario di studi in Italia beneficia di una borsa di studio o un sussidio che copre la totalità delle tasse d’iscrizione e una percentuale del 7% di studenti del terziario riceve borse di studio o sussidi che coprono parzialmente le loro tasse d’iscrizione all’università.

Istruzione: i tagli

Ebbene i tagli imposti al Governo Renzi dal rispetto dei vincoli europei: nel caso della Regione Lombardia si traducono nel taglio del 40% al fondo di funzionamento per gli enti del diritto allo studio. Si taglia la spesa efficiente in istruzione perché non costa voti anziché gli sprechi (che sono numerosi) ed in percentuali assurde visto che la Regione Lombardia subirebbe un taglio di 900 milioni di euro sul un totale di bilancio di 57 miliardi di lire pari circa al 2% contro il 40% di sforbiciata imposta al diritto allo studio.

Gli studenti degli atenei lombardi si stanno battendo per far cambiare idea alla Regione (il 22 dicembre alle 17 si terrà un presidio sotto il Pirellone in concomitanza con la discussione e votazione del Bilancio in Consiglio Regionale). Il taglio in discussione si inserisce in una politica della Regione Lombardia di riduzione degli spazi al diritto allo studio scaricando i tagli ministeriali sulle università (scioglimento dell’ISU, inasprimento dei criteri di merito per l’accesso ai benefici, con l’unico obiettivo di tagliare il numero degli idonei, aumento di recente della tassa regionale per il diritto allo studio) costringendo gli atenei a coprire le borse mancanti con le tasse degli studenti.

Mario Zanco

L'Autore

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