Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Trasloco, ergo sum

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Quando ho visto i miei ultimi dieci anni di vita suddivisi in tre vecchie cassette di frutta, ho capito di essermi messa definitivamente il passato alle spalle. Così ho continuato a pulire con acqua e sapone la mia nuova tettarella d’argento, il rimedio più prezioso finora trovato contro le ragadi al seno.

trasporto

Il passato nell’ indifferenziata

Stavo guardando la scena dalla finestra di casa. Faceva una certa impressione: la camera da letto parcheggiata per strada, con l’armadio a tre ante smontato e decine di vestiti appollaiati come pennuti sul filo di un appendiabiti da trasloco. Giocando un po’ come se fossi in cima a una torre, la selezione del superfluo ha avuto tutto sommato una logica: innanzitutto ho usato buon senso. A scendere giù senza pensarci due volte sono stati i ricordi degli ex. Lettere, pupazzi e foto: un colpo secco nel bidone dell’indifferenziato, quello del materiale mai più recuperabile ovvero lo stesso usato per i pannolini maleodoranti del bimbo. Come di fronte ad uno sciacquone tirato in maniera violenta mi sono regalata un respiro profondo, sentendomi addirittura un po’ maschio. Spazzare via gli eccessi ingombranti con la leggerezza propria di certi uomini e’ stato stupendo quasi come come non aver perso tempo sulla scelta del secchione più adatto. In una stanza ridotta ad un campo da guerra, con i buoni da salvare da un lato e i cattivi dall’altro, il supplizio estremo e’ toccato perfino agli slip. Ne ho trovati svariati esemplari, un numero esorbitante di tanga, perizomi e culotte. Vecchi, nuovi e nuovissimi, addirittura mai usati. Erano gli anni della mia vita da single, quando mi affidavo alle più diverse teorie per una corretta manutenzione di se’: usare ad esempio le mutandine più lise come antitodo a certi incontri purissimi e brevi, oramai conosciuti come ‘senza cerniera’. La leggenda narra al contempo di chi consigliava piuttosto di indossare un intimo sempre nuovo e splendente perché, nell’eventualità di uno svenimento improvviso (e di un successivo trasporto al pronto soccorso), una volta sdraiata mezza nuda davanti al dottore sarebbe stato l’unico modo per evitargli qualsiasi superfluo commento.

Il presente:”mamma, tetta!”

Affacciata ai vetri di casa me ne stavo scivolando tra ricordi lontani. Osservavo per strada i miei abiti: dei miti tailleur da una parte, i vestiti più ‘aggressive’ dall’altra. A quella distanza, con mio figlio tra i piedi che mi richiamava al presente al grido disumano di “mamma, tetta!”, sembrava tutto improvvisamente più chiaro, inclusi gli sbagli. E così per un attimo mi è passata dinanzi un’immagine, quasi una sensazione, o meglio ancora: una rivelazione. Quella di tutte le volte che non ho compreso il vero verso del mondo, rimanendo ingenuamente fregata persino dall’abito. Da un top a schiena troppo nuda per quel primo appuntamento galante o dal vestito bon ton nel colloquio col capo, quando per contrattare l’aumento mi sono presentata in punta di piedi, sempre bene educata e cortese, accettando con un sorriso il compenso per la paura di disturbare o che ne so, sembrare forse venale, balbettando perfino un grazie, senza insistere troppo, quando l’unica cosa vera da dire -anche con una certa arroganza- sarebbe stata: pagami bene perché me lo merito.

 

Fiorella Corrado

L'Autore

1 commento

  1. Adriana Nolè il

    Sfoggiando il latino imparato tanti anni fa, duramente e seriamente, fin dal primo anno della scuola media, traslocare viene dal latino ” trans” ( “al di là ” “attraverso “, ) e ” locus ” ( luogo). Uso il riferimento al latino per accrescere e comunicare, a chi legge il mio commento, l’importanza e le infinite sfumature di contenuti e significati che questa parola porta in sé. Il trasloco è cambiamento, lo stesso cambiamento che si avverte dopo un viaggio, ma non quello fatto a fini esclusivamente turistici, vacanzieri, di relax o dolce far niente dopo un anno di stressante lavoro. Intendo il viaggio inteso come esperienza e conoscenza di “altro ” e “altrove” che incide profondamente in chi lo ha compiuto tanto da produrre due effetti straordinari : o “nuovo” modo di sentirsi e percepirsi a causa di una revisione e ribaltamento dei valori fondanti che hanno caratterizzato la propria esistenza fino ad allora, oppure può accadere che esso determini un definitivo arroccamento del proprio sistema di vita entro le linee guida disegnate e seguite fino al ” prima ” del viaggio. Ma può accadere anche che dopo un viaggio, il nostro bagaglio del passato diventi più lieve e apra la nostra mente all’esperienza del nuovo, rendendoci capaci di armonizzare il presente col passato “ripulito” però di tutte le scorie che ostacolano l’arricchimento spirituale della persona. Il cambio di casa riflette molto di tutto questo : è anch’esso causa di cambiamento interiore e rinnovamento. Scuote il sistema autoprotettivo che ci lega alla stabilità, alla continuità, alla negazione di qualsiasi tipo di intrusione , che ci lega agli affetti vissuti tra le mura della casa che lasciamo e al di fuori di esse al quartiere circostante, che ci rende scettici e poco inclini ad accettare e vivere atri spazi e ci ci rende prevenuti e guardinghi nelle relazioni interpersonali da intrattenere nella nuova residenza. Siamo sopraffatti dalla malinconia e dalla nostalgia di tutti gli oggetti che abbiamo dovuto impacchettare e di molti dei quali in realtà avevamo dimenticato di possederli; In poche ore individui che ci appaiono assolutamente privi di sensibilità umana , maneggiano velocemente oggetti, cose che sono pezzi della nostra vita suddividendoli in scatoloni che quando vengono sigillati con lo scotch ci rattristano come la visione della chiusura di una bara. Ancora più doloroso il saluto di commiato ai vicini, ai nostri fornitori abituali e anche lo sguardo con cui attraversiamo le linee architettoniche degli edifici circostanti che ci appaiono all’improvviso abitati da gente buona e solidale dalla quale non vorremmo mai separarci. Queste sensazioni ce le portiamo nella nuova casa e perdureranno per molto tempo ancora , finchè qualcosa o qualcuno sarà capace di tirare giù il velo di malinconia che ci separa dal nuovo dal rinnovamento interiore. Nell’articolo di Fiorella la parola magica è “mamma, tetta ” e tutto può continuare ed essere più bello

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