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Gianni Rodari

Yemen: morto in carcere Houthi dipendente agenzia USA

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Gli sforzi dell’inviato speciale dell’ONU hanno portato al rilascio di 30 dipendenti yemeniti dell’ambasciata statunitense a Sana’a, mentre sono 9 ancora in stato detenzione

I media yemeniti hanno denunciato la morte di un dipendente dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo rapito dalla milizia Houthi e detenuto nelle sue prigioni della capitale, Sana’a.

Il sito di informazione “Yemen Future” ha affermato che il dipendente dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo a Sana’a, Abdul Hamid Al-Ajmi, è morto ieri, martedì 24 maggio, in circostanze misteriose, circa sette mesi dopo il suo arresto da parte del gruppo armato Houthi in modo arbitrario.

L’uomo era stato privato dei farmaci per i reni che stava assumendo.

Secondo le fonti della piattaforma a Sana’a, la famiglia Al-Ajmi sta cercando di ricevere la salma senza altre richieste.

Lo scorso novembre la milizia Houthi ha rapito Al-Ajmi e due dipendenti del personale dell’ambasciata statunitese a Sana’a: l’ex consigliere politico dell’ambasciata, Abdul Qadir Al-Saqqaf, e l’addetto agli acquisti Muhammad Shamma. Sono in stato di detenzione anche un impiegato dell’Agenzia degli Stati Uniti, Bassam Mardahi, impiegato del dipartimento investigativo e Muhammad Kharashi.

Da metà ottobre la milizia Houthi ha avviato una campagna di arresti contro gli impiegati dell’ambasciata USA a Sana’a, alcuni dei quali sono stati convocati a una riunione all’hotel Sheraton della città per poi essere fermati, altri invece sono stati prelevati dalle loro case e sottoposti a ad intense indagini per diversi giorni, e alcuni di loro sono stati rilasciati solo pochi giorni fa.

La campagna di arresti dei dipendenti dell’ambasciata americana a Sana’a è stata accompagnata dall’assalto degli Houthi al quartier generale dell’ambasciata e alla sostituzione delle guardie presenti con membri armati del gruppo sciita.

Funzionari statunitensi avevano affermato che gli sforzi del loro inviato speciale, Tim Lenderking, hanno portato al rilascio di 30 dipendenti yemeniti dell’ambasciata statunitense, che è stata chiusa dal 2015, mentre da cinque a nove dipendenti sono ancora in detenzione arbitraria, tra cui due dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo, che opera nel Paese da 60 anni.

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