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Pietro Barilla

Al Aqsa, Israele estende il divieto di ingresso

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La polizia israeliana ha esteso il bando agli alti ranghi palestinesi  che  i divieti ai massimi funzionari palestinesi che sovrintendono al complesso di Gerusalemme di Al Aqsa dall’entrare nel sito sacro, in una mossa che rischia di acuire le già forti tensioni.  La decisione è arrivata domenica 3 marzo  dopo che il Consiglio islamico del Waqf, organo religioso nominato dalla Giordania per sorvegliare l’area, ha sfidato il divieto israeliano che durava da 16 anni sull’edificio Bab al-Rahma che si trova all’interno del sito, riaprendolo il 14 febbraio scorso ai  fedeli musulmani.

Una decisione, costata al capo del Consiglio  Sheikh Abdel Azeem Salhab e al suo vice, Sheikh Najeh Bkerat, il fermo e l’interdizione da Al Aqsa  di 40 giorni per Salhab e quattro mesi per Bkerat, secondo quanto  riferito da un portavoce del Consiglio di Waqf all’agenzia di stampa Anadolu.

Le autorità israeliane avevano chiuso Bab al-Rahma nel 2003, sostenendo che il sito era utilizzato da esponenti del movimento islamico per attività politiche, un’accusa che il Consiglio di Waqf ha sempre negato.  Dalla sua riapertura, circa 100 attivisti ed esponenti religiosi palestinesi sono stati arrestati. Tra loro anche Arafat Naib, una guardia del complesso di Al Aqsa, al quale è stato vietato l’accesso al sito per sei mesi, e Nasser Qous, un funzionario del partito Fatah a Gerusalemme, anche lui bloccato per 40 giorni. La Giordania ha reagito condannando l’iniziativa israeliana e definendola  “un atto di intimidazione” nei confronti della della custodia hashemita dei siti santi islamici e cristiani.

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