Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

Albania: diplomatici iraniani distruggono documenti

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Prima di lasciare il paese dopo il taglio delle relazioni

I diplomatici iraniani di stanza a Tirana hanno bruciato documenti la mattina presto dell’8 settembre, ore prima di lasciare l’Albania, dopo aver interrotto i rapporti diplomatici con l’Iran. Il paese balcanico ha accusato la Repubblica islamica di aver lanciato un attacco informatico a luglio.

Il primo ministro albanese, Edi Rama, in un video discorso, ha affermato di aver ordinato ai diplomatici e al personale iraniano di chiudere l’ambasciata e di lasciare il Paese entro 24 ore.

Rama ha affermato che l’attacco informatico minacciava di paralizzare i servizi pubblici, cancellare i sistemi digitali, penetrare nei registri statali, rubare la corrispondenza elettronica interna del governo e creare caos e illegalità nel paese.

Un testimone della Reuters ha visto un uomo all’interno dell’ambasciata lanciare carte in un barile arrugginito, mentre le fiamme illuminavano le pareti a tre piani dell’ambasciata.

Washington, il più stretto alleato dell’Albania, ha anche incolpato l’Iran per l’attacco e ha promesso di prendere ulteriori misure per ritenere l’Iran responsabile delle azioni che minacciano la sicurezza di un alleato degli Stati Uniti.

La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Adrienne Watson, ha affermato in una nota che gli alleati nel quadro della NATO prenderanno le proprie decisioni sovrane, inclusa la possibile attivazione dell’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico.

Il “Quinto Articolo” stabilisce che qualsiasi attacco armato contro uno o più membri dell’Alleanza, in Europa o Nord America, è un’aggressione contro tutti loro.

Questa è la stessa posizione annunciata dal Ministero degli Esteri britannico, che ha affermato che l’attacco informatico era “inaccettabile” e che Teheran sarebbe stata ritenuta responsabile delle sue azioni.

Le relazioni tra Albania e Iran sono tese dal 2014, quando l’Albania ha accolto in esilio circa 3.000 membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del popolo iraniano di opposizione, che si sono stabiliti in un campo vicino a Durazzo, il porto principale del Paese.

 

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