Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

Atreju, la lega delle destre per il centrosinistra che non c’è

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atreju fotoSi cercano, si fiutano ma ancora non si prendono. Per cercare di riuscirci si ritroveranno questo fine settimana ad Atreju con l’obiettivo di rimettere in cammino quel centrodestra che ancora “non c’è”. Dopo il forfait di Matteo Renzi che ha suscitato la delusione e il sarcasmo di Giorgia Meloni («Renzi va a inaugurare una scuola chiusa, la Boschi va in una scuola elementare. Hanno paura a confrontarsi con i ragazzi delle superiori?» ), sarà l’incontro con l’altro Matteo, il segretario della Lega Nord Salvini, e i due sherpa Giovanni Toti per Forza Italia e Nunzia De Girolamo per il Nuovo centrodestra a catalizzare l’attenzione principale della platea che si riunisce per la festa più importante della politica giovanile in Italia. In gioco, si sa, vi è la costruzione di un soggetto che possa sconfiggere – o per lo meno attrezzarsi per farlo – il “renzismo”. Operazione tutt’altro che semplice, non solo per l’oggettivo consenso di cui gode il capo del governo ma anche per la difficoltà di comunicazione e di intesa tra i partiti che dovrebbero comporre l’alternativa a Renzi. Difficoltà non da poco se uno, il Ncd, governa con il Pd, l’altro, Forza Italia, ha stretto con il premier un patto di ferro, e gli altri, Fratelli d’Italia e Carroccio, contestano radicalmente tutto questo.

Quali basi per un centrodestra di nuovo?

Eppure Berlusconi – che ha appena concluso l’ennesimo vertice a due con Renzi – a una sorta di ricomposizione ci crede: non fosse altro perché in caso di elezioni anticipate rischierebbe di non trovarsi una coalizione pronta su cui imporre la propria golden share. Ma tra il dire e il fare, è proprio il caso di dirlo, questa volta c’è un’“isola”, quella occupata dai giovani di Fdi all’isola Tiberina di Roma che l’hanno elevata a luogo immaginario sul quale ricostruire un percorso politico partecipato a destra che – a quanto sostengono – non prevede alcun “patto del Nazareno”. E su quest’isola di cose da discutere ce ne saranno, dato che le posizioni tra ex alleati restano distanti su primarie – per Meloni sono la precondizione, per Toti no –, rapporto con Renzi, contrasto all’euro a trazione tedesca e politiche sociali. Sulla carta non ci sarebbe terreno sul quale ricostruire granché, ma a breve scadenza vi è il primo appuntamento elettorale che, nella logica di quell’emergenza perenne che è la politica italiana, costringerà in qualche modo tutti a dover fare i conti con la realtà: parliamo delle Regionali che si svolgeranno tra quest’autunno e la prossima primavera.

Nodo da sciogliere: come non morire renziani

Proprio da questo incrocio si capiranno diverse cose. Da una parte quanto è disposta a rischiare davvero la Lega che ha lanciato un aut-aut a Berlusconi: «O con noi o con Alfano», che significa opposizione dura e senza sconti. Dall’altra fino a  quando le ambiguità di Alfano e Berlusconi, rispetto al governo e al suo premier, possano convivere con le posizioni del partito di Giorgia Meloni che oltretutto chiede primarie a tutti livelli, preferenze ed elezioni anticipate. Al centro, dicevamo, ritorna un appuntamento elettorale che, ad di là del risultato, sarà un test non sulla salute ma sull’esistenza stessa del centrodestra. L’appello estivo di Berlusconi all’unità, fino a oggi, è rimasto ancora nel campo delle ipotesi dato che sui dossier delle riforme le forze politiche sono andate in ordine sparso. Anzi, una sintonia sui contenuti dell’opposizione – lo si è visto ad agosto all’incontro di Cervia del Carroccio – si è registrata proprio tra Meloni e Salvini, per qualcuno sempre più assimilati e assimilabili, tesi rafforzata dal gradimento ricevuto dalla giovane leader del partito di destra presso la platea leghista.

salvini-meloniOcchi puntati sull’asse Meloni-Salvini

Addirittura – in queste ore – c’è chi ha ventilato l’ipotesi di un super-partito che dovrebbe nascere dalla fusione tra Fdi e Lega e che secondo alcuni potrebbe essere annunciato proprio ad Atreju. «Una stupidaggine – spiega a Futuro Quotidiano un esponente di primo piano di Fratelli d’Italia –. Non ci sono né le condizioni né l’interesse per una fusione. Più che altro questa volta dovrà essere Salvini a dare risposte alle nostre proposte». Dopo Cervia, infatti, sabato toccherà al leader della Lega conquistare un pubblico che sta seguendo con attenzione l’evoluzione salviniana della Lega anche se i mal di pancia non mancano.

Ciò che è verosimile, invece, è che il combinato disposto tra l’intesa Fdi-Lega su alcuni punti (fisco, immigrazione, euro), un ennesimo rifiuto di Forza Italia sulle primarie e la scelta di Nuovo centrodestra di appoggiare nel territorio candidati del Pd, possa accelerare quest’asse Meloni-Salvini proprio in vista delle elezioni regionali. Esclusa la Calabria, per ovvie ragioni geografiche, in ambienti di Fdi si starebbe ventilando l’Emilia Romagna come una sorta di laboratorio per testare un nuovo modello di opposizione. La Lega su questo punto oggettivamente rischierebbe, in quanto al Nord i governi regionali a guida Carroccio sono gestiti tutti con i partiti di centrodestra. Ma nell’ottica di eventuali elezioni anticipate una coalizione sul modello lepenista e sovranista secondo i sondaggisti potrebbe raggiungere percentuali non indifferenti: tali, potenzialmente, da spostare l’asse della coalizione.

Antonio Rapisarda

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