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Milan Kundera

Brasile non cambia. Dilma Rousseff di nuovo presidente

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Dilma Rousseff rivince. E si conferma alla guida della presidenza del Brasile con il 51% delle preferenze contro il 49 raccolte da Anecio  Neves. Una sfida che è stata all’ultimo voto. Alle urne, per il secondo turno,  sono andati  circa 142 milioni di brasiliani. Il duello elettorale ha tenuto con il fiato sospeso non solo la nazione, ma il mondo intero. La stampa internazionale si è concentrata molto nelle ultime settimane sulle tre figure, ora due dopo che al primo turno è stata sconfitta la terza candidata al palazzo di Planalto, Marina Silva, che potrebbero segnare il futuro del Paese americano. Alta la posta in gioco, evidenziata anche da un dossier dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) che ha messo in luce qual è la reale condizione di quella che viene ora definita la settima potenza economica mondiale. Dall’economia, che nell’ultimo anno e mezzo ha subito dei forti rallentamenti, ai casi di corruzione, dal tema della sicurezza a quello della sanità e dell’educazione. Queste sono le carte che i due rivali si stanno giocando in un duello che ha ormai le ore contate.

Dilma Rousseff

dilma-aecioDilma Rousseff, esponente del Pt di Lula, dal suo primo mandato nel 2011 non è mai riuscita fino i fondo a rinsaldare la sua posizione che è rimasta perennnemente in bilico. Con lei ai vertici  il Paese ha subito un arresto della crescita economica che fino al suo insediamento era stata  in pieno fermento. Ma questo sembra avere inciso relativamente sulla sua performance elettorale. Come del resto gli scandali riguardanti la corruzione del Pt o la petrolifera statale Petrobas. Nonostante ciò la Rousseff ha retto e ha vinto. E piace alle grandi multinazionali. Il suo sfidante Aecio Neves, esponente del Psbd e nipote dell’ex presidente Tancredo Neves ha perso per una manciata di voti. Non ha convinto tutti la sua campagna che ha puntato a mettere e  in cattiva luce lDilma, nè è piaciuto il suo programma di parziale privatizzazione del sistema pubblico, insieme a tagli alla burocrazia e al fisco.

Il Brasile, settima potenza economica al mondo 

Il Brasile è il paese dei cambiamenti, ma in politica ha preferito continuare sulla strada di Dilma. Negli ultimi dieci anni è stato caratterizzato da una forte crescita, tanto da rendere la sua economia la prima dell’America Latina e il Pil pari a metà della ricchezza prodotta dall’intero territorio sudamericano. Un risultato che l’ha consacrata a diventare la settima potenza economica al mondo. A fare da contraccolpo sono arrivati però dei bruschi rallentamenti nel corso dell’ultimo biennio. Da un tasso di crescita medio del 4%, nel 2005 e 2010, si è passati a uno dell’1% nel 2012. Ma il Brasile è anche il luogo delle grandi disuguaglianze sociali. Si passa infatti dalle regioni del nord, poverissime, a quelle industrializzate dell’area sud. Differenze che nell’ultimo periodo sembrano però aver subito un cambio di rotta e in questo la gestione del governo Rousseff pare aver dato risultati positivi, con più 30 milioni di poveri sottratti alla miseria. Dal 2000 a oggi la percentuale della popolazione che vive in estreme condizioni di povertà è infatti passata dal 32% al 16%.

L’educazione e la sanità, i due tasti dolenti brasiliani

C’è poi il sistema educativo, uno dei tasti più dolenti per il Paese sudamericano. L’educazione brasiliana è infatti una delle più fragili tra quelle dei paesi dell’Ocse e in via di sviluppo. Sono ancora 14 milioni gli analfabeti presenti nel territorio, colpa da imputare anche alla mancanza del personale. Al Brasile occorrerebbero circa 300 mila insegnanti in più per colmare una lacuna, quella dell’istruzione, che rappresenta una delle più grandi piaghe per lo sviluppo di qualsiasi paese. Altro tema al centro dello scontro presidenziale è quello della sanità. Un settore in cui, nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi venti anni, grazie ad un nuovo modello di copertura sanitaria universale, le debolezze sono ancora numerose. Un settore in cui gli investimenti rimangono prevalentemente privati e in cui la media di vita delle persone rimane al di sotto, 76 anni, della media di questa regione e dei paesi dell’Ocse.

 

Sara Pizzei

L'Autore

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