La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

La California d’Europa? Sarà la Croazia

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La Croazia si appresta a diventare la California d’Europa. Tutti gli indicatori rilevano come il paese, entrato il 1 luglio 2013 nell’Unione Europea e di prossima adozione dell’Euro, sia tra i 28 stati membri quello che ha il miglior rapporto tra alta qualità della vita e bassi costi della stessa. La Croazia ha vissuto dal 2011, quando ha concluso i negoziati di adesione, una fase molto intensa di ammodernamento in vista dell’ingresso nell’Unione Europea nel luglio dello scorso anno, grazie anche a un attento monitoraggio da parte di Bruxelles che ha inciso in profondità sull’agenda politica, stimolando le necessarie riforme.

Sul piano politico, il Presidente Josipović è la principale figura di riferimento e la personalità con il più alto tasso di popolarità nel Paese. A testimonianza dell’eccellenza dei rapporti tra Italia e Croazia, si segnala che il Presidente Josipovic si è recato in Visita di Stato in Italia nel dicembre del 2013. Sebbene non siano stati ancora annunciati i candidati alle prossime elezioni presidenziali che si terranno alla fine dell’anno, la sua conferma appare quasi scontata.bandiera-croata-gr

L’Esecutivo, in carica dal dicembre 2011, è espressione di una coalizione di centrosinistra tra i Socialdemocratici del Primo Ministro Milanović, il Partito Popolare del Primo Vicepremier e Ministro degli Esteri Pusić, la Dieta Democratica Istriana e il Partito dei Pensionati. Sia il Premier Milanović che la Vicepremier Pusić sono amici del nostro Paese e hanno sottolineato a più riprese la forte “domanda di Italia” che caratterizza la Croazia di oggi, frutto degli strettissimi legami politici, economici e culturali tra i due Paesi.

La stabilità politica, i segnali incoraggianti del turismo, l’attenzione alla sicurezza, alla ricettività, al gusto estetico ne fanno una calamita naturale, soprattutto per chi medita di fuggire dall’Italia. Dalle forti influenze romane prima e veneziane poi, soprattutto nelle sue regioni settentrionali e lungo l’estesa costa della Dalmazia, la Croazia ospita negli ultimi anni due tipi di incoming dall’Italia: quello turistico, che sta conoscendo negli ultimi due anni un autentico boom, e quello residenziale, che si compone di pensionati che fanno di Fiume e Spalato la loro terra d’adozione. Affacciato sull’Adriatico, il paese ha infinite corrispondenze con l’Italia. Il clima identico, la gastronomia in parte simile (tutti i piatti di mare e la tradizione dei risotti, ad esempio) nonché l’architettura e la storia in comune uniscono i due paesi – confinanti via mare – con un ponte ideale di sola andata, per chi lo percorre verso la Croazia.

Spalato, la città natale dell’imperatore romano Diocleziano, ospita una comunità di oltre duemila italiani. A Fiume ce ne sono il doppio, organizzati intorno ad un edificio storico, sede dell’Unione Italiana. Nella capitale, Zagabria, millecinquecento connazionali si uniscono ogni giorno alle comunità austriache, tedesche, francesi e inglesi. Ed è un trend è in crescita ovunque. La kuna croata, un quinto di euro, conosce rivalutazioni periodiche ma offre ancora un potere d’acquisto molto interessante, per chi riceve emolumenti, stipendi o pensioni in euro. Affittare una casa costa pochissimo, rispetto all’Italia; la benzina costa il 60% in meno e le spese sanitarie, e su tutte quelle odontoiatriche, sono accessibili da chiunque. Al supermercato, per i beni di consumo di tutti i giorni, si spende circa il 50% di quanto si farebbe a Roma o Milano.
Ecco perché sono decine i pensionati che stanno passando, dopo una vacanza al mare di Spalato, Dubrovnik o dell’isola di Hrat, nelle agenzie immobiliari di quelle località per valutare investimenti sul mattone. Ed ecco comparire sul portale degli espatriandi, www.expat-blog.com, Margherita che annuncia di voler lasciare Udine per andare a vivere in Croazia. La poca distanza chilometrica in effetti non spaventa i friulani e i veneti, le due comunità più importanti. Ma c’è anche Stefano, trentenne di Milano e Lello, trentanove anni, di Napoli, che da Expat-Blog fanno sapere di avere pronte le valigie. C’è un ricambio: diminuiscono gli italiani “incastrati” qui a seguito della seconda guerra mondiale, ma arrivano nuove leve di espatriati alla ricerca di nuovo fermento, nuove possibilità e minori italici gravami.

Il saldo è intorno ai 19000 cittadini italiani stabilmente residenti in tutto il paese, con scuole italiane, e perfino lo storico asilo di Zara, chiuso nel 1945, che viene riaperto quest’anno proprio grazie all’aumentata esigenza di iscrivere bambini italiani. Sono gli anziani, a quanto risulta dal ministero dell’immigrazione croato, i nuovi emigranti che si lasciano il Belpaese alle spalle per affidarsi alle cure di comunità cittadine a dimensione umana, dove le infermiere, le badanti, i dentisti sono tre volte più economici che da noi. E giacché l’imperatore romano Diocleziano era croato, a Spalato ogni 20 agosto tutti si vestono da antichi romani, con le toghe, i mantelli, i calzari. Cose che a Roma nessuno ha mai fatto, noi che il turismo lo stiamo cercando di allontanare in ogni modo. Ovviamente, di problemi ce ne sono. E anche seri: la lingua, come è noto, non è per niente facile.

E una certa diffidenza gli italiani la suscitano, dopo tre secoli di dura dominazione veneziana, gli anni del colonialismo e la Guerra d’Aprile, che Mussolini e Hitler condussero insieme e che determinò per trentamila ex yugoslavi la prigionia di guerra nei campi italiani. Per non parlare di D’Annunzio, a Fiume, con la sua Reggenza del Carnaro.

Per troppi anni si è resa la Croazia teatro di guerre, occupazioni e altre nefandezze sotto le insegne del tricolore; ci voleva la crisi – quella economica, ma soprattutto culturale, che sta sconquassando l’Italia – per cancellare i brutti ricordi e far ripartire, quasi in un reset condiviso, la lunga storia d’amore tra le due sponde adriatiche.

Aldo Torchiaro

L'Autore

1 commento

  1. Come si fa a scrivere nell’articolo che “… l’imperatore romano Diocleziano era croato…”.
    Gaio Aurelio Valerio Diocleziano nacque all’incirca nel 240 dC a Salona o Doclea in Dalmazia. I croati invece sono giunti nell’odierna Croazia solo attorno al 600 secolo dC.
    Oltre a varie inesattezze, come si fa a scrivere che vi furono “…tre secoli di dura dominazione veneziana…”: ma quando mai.
    Un articolo fuorviante e approssimativo. E poi in italiano si scrive Ragusa e non Dubrovnik.

    Spero che il mio commento venga pubblicato, grazie.

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