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Gianni Rodari

Caso Pegasus. Le indagini in Francia scagionano il Marocco dalle accuse di cyberspionaggio

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Il Marocco non ha mai usato il sistema di spionaggio Pegasus nonostante quanto sostenuto da alcuni media internazionali. A certificarlo è stato il tribunale di Parigi che ha esaminato, mercoledì 26 gennaio 2022, l’ammissibilità del procedimento avviato dallo Stato marocchino contro Le Monde, Radio France, France Media Monde, Mediapart, L’Humanité, Forbidden Stories e Amnesty International che accusavano il Marocco senza alcun elemento tangibile prove dell’utilizzo di “spyware Pegasus”.

L’avvocato marocchino, Me Olivier Baratelli ha spiegato che: “Il Marocco ha il diritto di difendere l’onore dei suoi servizi di intelligence messo in discussione da “giornalisti irresponsabili. I principali media francesi, che il 18 luglio 2021 hanno strombazzato che il Marocco aveva utilizzato Pegasus, oggi vogliono eludere il dibattito, perché l’indagine in Francia ha dimostrato che era falso”.

Gli imputati usano trucchi procedurali per creare una cortina fumogena ed evitare un dibattito sostanziale. Il legale ritiene questo del tutto scandaloso e irrispettoso per il Marocco e i marocchini che hanno il diritto di conoscere la verità. I media francesi rischiano una condanna penale e cercano di sfuggire con tutti i mezzi più vili a questa condanna. Intanto il canale televisivo pubblico 2M ha condotto un’indagine sull’affare “Pegasus” che è andato in onda mercoledì 26 gennaio alle 21:50 (ora marocchina).

Intitolato “Pegasus, il lato nascosto di un caso”, l’indagine ha cercato di districare il “vero dal falso” attorno alle accuse mosse contro il Marocco per il presunto uso dello spyware Pegasus. L’affare Pegasus è venuto alla luce lo scorso anno, quando la coalizione di giornali chiamata “Storie proibite” ha pubblicato una serie di inchieste accusando il Marocco di infiltrarsi nei telefoni di diversi personaggi pubblici e funzionari nazionali e stranieri di organizzazioni internazionali attraverso il software per computer israeliano “Pegasus” . Il Marocco aveva categoricamente respinto e condannato queste false accuse infondate, prima di portare il caso davanti ai tribunali europei. Questo caso è stato fabbricato ex novo nell’interesse di danneggiare il Regno, in particolare per i suoi successi in vari campi (economico e diplomatico) ottenuti in particolare nell’ambito del continente africano. Dal ritorno Di Rabat nell’Unione Africana al riconoscimento della sua sovranità nella regione del Sahara da parte di Stati Uniti e di diversi paesi africani e arabi del Golfo fino alla ripresa delle relazioni con Israele.

Nella sua indagine, il giornalista di 2M, Youssef Zouitni, ha cercato di districare i fili di questa vicenda e di capire come questi media pubblicassero informazioni senza preoccuparsi di verificarle o incrociarle. Diverse domande rimangono senza risposta fino ad oggi. L’istigatore dell’affare Pegasus rimane sconosciuto. È un’entità occulta? È una struttura statale? Chi ha interesse a destabilizzare il Marocco?, chiede Zouitni, ricordando che il Marocco ha fortemente respinto queste accuse sotto le spoglie di una campagna mediatica orchestrata.

Il giornalista di 2M è andato a incontrare gli avvocati responsabili della denuncia presentata dal Marocco. Dal canto suo Rodoplphe Bosselut, avvocato di Parigi, afferma che non abbiamo ancora l’elenco dei telefoni che sarebbero stati spiati da Pegasus.

In questo caso, le regole base del giornalismo non sono state rispettate. La corsa alle udienze è spesso a scapito della qualità delle informazioni, indica l’indagine di 2M, paragonando l’affare Pegasus ad un altro, noto come Clearstream, innescato nel 2004 in seguito alla trasmissione di una falsa lista di criminali fiscali che coinvolgeva Nicolas Sarkozy, allora ministro dell’Economia.

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