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Gianni Rodari

Cassazione, fu un abuso fascista l’acquisizione di Palazzo Giustiniani. Il Grande Oriente puó rivendicarlo, il caso al Tar

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Storica vittoria in Cassazione del Grande Oriente d’Italia in causa con lo stato italiano per Palazzo Giustiniani, requisito alla Massoneria che ne era proprietaria dal regime di Mussolini e oggi sede degli uffici del Senato della Repubblica. La Suprema Corte, a sezioni civili unite, con ordinanza del 26 gennaio 2024, ha riconosciuto  che lo Stato fascista si impossessó illegittimamente dell’edificio e ha rinviato al Tar la controversia per l’accertamento del diritto di proprietá in capo alla pubblica amministrazione.

Lo Stato fascista  acquisí il palazzo  -che come ricorda le stessa Corte il 5 novembre 1925 fu occupato con violenza da truppe squadriste-  attraverso un atto transattivo, contro il quale giá all’epoca furono presentati ricorsi in varie sedi, facendo valere il suo diritto di prelazione su un bene di valore artistico, senza peró dichiarare prima la nullitá del contratto stipulato dal Goi nel 1911 per l’acquisto stesso dell’edificio.

Una condizione questa, sottolineano gli Ermellini, che se non è un requisito di efficacia  rilevante sul piano del diritto privato, è una modalità assolutamente pregiudiziale di esercizio del potere amministrativo quando esso intende avvalersi del diritto di prelazione.   In sintesi, il regime si impossessó abusivamente dell’immobile in violazione della legge del 1909 sui beni artistici ai quali faceva riferimento lo stesso regio decreto emesso il 22 novembre del 1925 dal fascismo proprio per legittimare requisizioni forzate come quella di palazzo Giustiniani.

Sulla base di tutto ció le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione hanno dunque cassato la sentenza del Consiglio di Stato e rinviato al Tar Lazio in diversa composizione rimettendo ad esso la valutazione circa la legittimità del procedimento di acquisizione di Palazzo Giustiniani. Il Grande Oriente in un comunicato ha espresso soddisfazione per la decisione della corte e ha confermato che “l’iniziativa giudiziaria è volta esclusivamente a restituire la verità dei fatti alla storia nel pieno convincimento che la verità storica rappresenta il fondamento dell’essenza dello Stato democratico al quale il Grande Oriente d’Italia è fiero di appartenere”.

Una vittoria del Gran Maestro Stefano Bisi, della sua giunta e dello staff di avvocati di cui il Goi si è avvalso. Un  gol  che va ad aggiungersi ad altri importanti risultati  raggiunti in questi anni dai vertici del Goi , tra cui  il riconoscimento, dopo 30 anni di relazioni interrotte, arrivato allo’obbedienza massonica italiana dalla Gran Loggia madre d’Inghilterra.

Bisi nei mesi scorsi aveva scritto anche all’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, senza comunque riceverne risposta, chiedendo almeno di dare attuazione alla transazione che il Grande Oriente firmò nel 1988 con il suo predecessore Giovanni Spadolini, e che assegnava alla Comunione 140 metri  di Palazzo Giustiniani per collocarvi il museo della massoneria italiana, nel rispetto, come si sottolineò all’epoca, del contributo che la Massoneria ha reso alla tormentata storia d’Italia dal Risorgimento in poi.

 

 

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