Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

Diritti umani, il rollback della Turchia

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In Turchia si assiste ad un preoccupante calo dei diritti umani. “Turkey is undergoing a worrying rollback of human rights”. Lo scrive nero su bianco l’Human Rights Watch (Osservatorio per i Diritti Umani, Hrw) nel suo rapporto Turkey’s Human Rights Rollback. Nell’introduzione, il documento non lascia spazio a dubbi interpretativi: “negli ultimi nove mesi, al fine di soffocare le indagini sulla corruzione, il partito di governo AKP (guidato dal suo leader Recep Tayyip Erdoğan, oggi presidente turco, ndr) ha cercato di limitare l’indipendenza dei giudici e indebolire lo Stato di diritto”.

Un atteggiamento che trae origine da un sentimento antigovernativo di massa che già lo scorso anno diede vita a numerose proteste e dalla volontà di sottacere lo scandalo di corruzione emerso nel dicembre 2013 che “va dritto al cuore del governo dell’AKP” e a cui l’esecutivo rispose con azioni mirate: indebolire le forze di polizia, elevare il suo potere al di sopra di quello giudiziario, silenziare la stampa e la rete. L’allora premier Erdoğan fece anche oscurare Twitter e You Tube.

ErdoganLa recente elezione di Erdoğan a presidente della Turchia conferma le preoccupazioni. Tanto da spingere l’Osservatorio a delineare alcune aree di intervento per rafforzare il rispetto dei diritti umani in Turchia: a) assicurare il processo di pace con i Curdi, vera grande possibilità di affermazione dei diritti umani da estendere a tutte le minoranze; b) riformare la giustizia, “da sistema utilizzato dall’ esecutivo contro gli oppositori politici […], ad uno fortemente indipendente e imparziale”; c) sconfiggere la cultura dell’impunità; d) garantire la libertà di espressione, associazione e assemblea. Interventi quanto mai necessari per andare oltre l’Accordo di Ankara e sancire l’ingresso della Turchia nella grande famiglia europea. Ma le stringenti interpretazioni in tema di diritti fondamentali di libertà e giustizia insieme alle crescenti difficoltà incontrate dalla stampa (più) critica gettano un’ulteriore ombra sul già difficile processo di integrazione europea della Turchia. Che a parte i buoni propositi espressi in ambito dell’Universal Periodic Review 2010 (la ricognizione periodica dell’Onu), sui diritti umani fa passi indietro.

Un danno di immagine (e di sostanza) importante per un paese destinato a giocare un ruolo internazionale di rilievo e di cerniera tra l’occidente e il mondo arabo. Linea di confine su cui corre la lotta contro i jihadisti dello Stato islamico e il terrorismo dell’Isis. Ma se da un lato, ci sarà un avvicinamento all’Europa sulla spinta della lotta all’Isis, dall’altro il “circostanziato” rollback sui diritti fondamentali dell’uomo denunciato dall’Hrw riavvolge, e di misura, il processo di ingresso della Turchia di Erdoğan nell’Unione a 28.

Erica Antonelli

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