Chi è Gerry Turano? Un artista (classe 1962), siciliano di Palermo ma cresciuto a Ribera (Agrigento), nato sostanzialmente da autodidatta, sulla base di una spiontanea passione per l’ arte ,e diplomatosi poi in Grafica pubbliicitaria e Art design all’ Istituto Europeo di Design di Roma. Accanto ala professione nel campo della comunicazione di impresa, Turano si dedica fortemente all’arte: con la cura del critico d’arte Aurelio Tommaso Prete,. nel 1984 realizza la sua prima importante mostra presso l’ Internationale Burckhardt Akademie di Roma.
Seguono, negli anni suuccessivi, altre mostre personali, in sedi importanti come, in Italia, il Museo di Villa Torlonia- Casina delle civette (2005) , il “Quartier generale” della FAO e, a Napoli, il Chiostro di S. Agostino; e, Oltralpe, il Palazzo Italia a Berlino e , nel 2015-’16, la White Dot Gallery di Miami. Nel 2012, si aggiudica il Premio “La Lupa per l’ Arte Contemporanea”, e nel 2013 la menzione speciale al concorso “Artists & Authors- Talent Prize” al Louvre di Parigi.
Se parliamo di questo artista, è perché si tratta di un talento poliedrico, che coltiva pressochè tutte le tecniche figurative, unendo ( un po’ come il conterraneo Pirandello, diremmo) una spiritualità e sensibilità mediterranee a una formazione e a una competenza spiccatamente nordeuropee. Anche narratore di racconti ( presente in varie antologie e pubblicazioni), Turano nel disegno, anzitutto, vanta uno stile personalissimo; che riesce a coniugare, al tempo stesso, la grafica del futurismo italiano ( da Depero a Boccioni), l’espressionismo tedesco e sinanche certe creazioni di Jacovitti. Temi preferiti, motivi postmoderni ma anche neobarocchi, con ampio uso di spirali e volute, allegorie templari e tracciati cabalistici ed esoterici.
Alla mostra alla “Sacripante Art Gallery”, sono stati esposti parecchi disegni del genere. Insieme a quadri fatti con matite e acrilici su collage su tavola e su cartone, e a singolarissime sculture e bassorilievi in cui certe suggestioni classiche, etrusche o addirittura villanoviane (come nella scultura “Elmetto terrestre”, 2007) si affiancano ad argille e terrecotte che, con l’affollarsi di motivi vagamente architettonici, danno l’idea delle città-megalopoli odierne, protese in una corsa affannosa verso un futuro di cui nessuno, oggi, può avere un’idea precisa.