Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Vi raccontiamo il mercato della tratta minorile

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Siamo abituati a contare i migranti in masse incontenibili. Quelli che non muoiono affogati in mare e che affollano le nostre “belle” città, senza lavoro, senza casa, senza appartenenza, vengono visivamente e concettualmente ammassati al degrado urbano, e così si accumulano nei nostri occhi con quelle loro borse contraffatte e colorate sui marciapiedi sempre più zozzi di questa Italia che non risolve nessun problema, tanto meno di ordine spazio e sicurezza. E invece i numeri dei bambini nascosti dentro a quelle borse, fatte con mani cinesi scorticate dal freddo, ci sfuggono alla vista, né ci ingombrano i pensieri come quei “delinquenti” che arrivano (e sono islamici!). Per noi “civili”, allarmanti dal furto spicciolo e dalle religioni violente, i bambini non contano. Perciò neanche di quelli morti sappiamo o immaginiamo. Che occhi avevano? Che occhi abbiamo!

Il futuro della tratta

Il futuro della tratta è generoso. Non ci sono rischi (anche se muoiono, grandi o bambini che siano, c’è un flusso inesauribile di persone che come insetti si spostano verso mucchi di cibo). E chi li reclama? Il profitto è sicuro lungo tutto il ciclo della migrazione (prelevare, trasportare, solo l’idea della salvezza ha un prezzo, e poi schiavizzare, facile se non hai più denaro né dati personali: scambio di corpi e libertà). Il risultato è un esercito di manovalanza, prostitute, esseri “umani” per i distributori di carburante, altrettanti sfruttati nelle cucine di tutti i ristoranti e bar, i malati a chiedere l’elemosina e i neri allo spaccio, o alla vendita di borse marchiate finte (di cosa vogliamo parlare oggi, di Jobs Act?).

I bambini

bambini sfruttatiMa i bambini? I predatori che ne hanno fatto? I bambini lavorano dieci ore al giorno come accattoni, figli di nessuno (ed è la migliore delle ipotesi). I dati di cui disponiamo, della cui ricerca e approfondimento le istituzioni naturalmente (e in questo avverbio c’è proprio tutta un’accusa precisa) non si fanno carico, sono raccolti da associazioni (come Amnesty International e Caritas) e più o meno fuori emergono come la punta di un iceberg (mi si perdoni il luogo comune). Sono invisibili. Il numero oscuro li inghiotte quasi tutti (come tenta fin da subito di fare il mare). Secondo un Report Nazionale aggiornato al 30 settembre 2014 e distribuito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il totale delle segnalazioni, inerenti l’arrivo in Italia di minori (per la maggior parte non accompagnati), corrisponde per il 2014 a un numero impressionante (eppure non definitivo, né certo): 12164 i minori arrivati di cui 9001 presenti e 3163 irreperibili (di questi ultimi: 2916 maschi e 247 femmine; 1329 di 17 anni, 972 di 16 anni, 521 di 15, 341 tra i 7 e i 14 anni; per la maggior parte egiziani, eritrei, albanesi, somali, del Gambia, del Bangladesh, Mali e Afghanistan).

I dati

Secondo invece un Forum tenutosi il 23 febbraio del 2015 all’Istituto Penale per i minorenni di Palermo sui “Flussi migratori, tratta e sfruttamento”, al 31 gennaio 2015 i minori non accompagnati arrivati nel nostro Paese e di cui non si sa più nulla sono quasi 2000. Dal 1 gennaio al 31 luglio 2014, sono stati 13956 i minori arrivati in Italia via mare e di questi 8591 erano non accompagnati. Al 31 gennaio 2015 sono 7824 i minori non accompagnati segnalati e di questi solo 5586 si trovano nelle strutture di accoglienza. Degli altri? Sfruttamento sessuale e lavoro minorile, traffico di organi, pedopornografia e servitù domestica. Molti vengono reclutati nel loro paese d’origine e trasportati in Italia contro la loro volontà (secondo la logica del subappalto attraverso agenzie criminali multiservice). Rapiti. Dal racconto che fanno le associazioni poi sono costretti a rimanere (sequestrati), per lunghi mesi, nei centri di accoglienza senza poter essere inseriti nei programmi di educazione e integrazione, a causa, come al solito, di impicci burocratici e malfunzionamento delle strutture (che pure ci costano parecchio). Di frequente scappano o vengono sottratti, intercettati da reti di criminali che promettono loro un rifugio e un lavoro.

Il punto

lavoro minorile 4Il punto però è un altro: come dobbiamo leggere questo fenomeno così sfaccettato, tra presa in carico del nostro Stato di questi minori (e relativa spesa pubblica), che poi non se ne occupa realmente se questi sono i numeri delle vittime e dei dispersi (addirittura provvisori e incerti), e mafia, che di questo business sicuro ha fatto il suo guadagno certo, prima tour operator e poi agenzia interinale, occulta, di corpi e prestazioni?! Qual è il rapporto? E qual è il metodo? Corruzione? Quali sono le questioni da affrontare, e si, anche politiche, di politica criminale (a parte riuscire in qualche modo ad avere almeno dati certi e ufficiali, magari istituendo un osservatorio unico sulle vittime che sappia anche analizzarne le diverse cause)? Che ci sia come al solito un’intesa alla continuità? Forse non abbiamo ancora capito che la criminalità organizzata su traffico, contrabbando e tratta di esserti umani (tre fenomeni ben distinti), ha basato gran parte della sua ricchezza, perché è vero che le nostre imprese vanno all’estero per un costo del lavoro esiguo, ma è anche vero che da noi i lavoratori freschi e poco costosi arrivano continuamente dall’Africa (e non solo), da sostituire come bulloni per le piccole imprese (quelle che una volta erano a conduzione familiare) e che ora hanno dei piccoli padroni tirannici che per evadere le regole sul lavoro e quelle del fisco “comprano” semplicemente degli schiavi, ragazzi e ragazzetti che non hanno nessuna protezione.

Ma che paese civile siamo (sempre a lamentarci, è insopportabile, degli “zingari” che sfruttano i bambini, e noi)?! Questi minori diventano schiavi, quelli che costano di meno e danno meno problemi, evidentemente danno anche meno nell’occhio, perché non possono difendersi in alcun modo, non hanno famiglia e nessuno che se ne occupi (e intanto i criminologi sono impegnati nel giallo di Avetrana).

Chiara Merlo

L'Autore

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