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Gianni Rodari

L’ex presidente dell’Uruguay Mujica in Italia alla ricerca delle sue radici

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pepe mujicaPepe Mujica, ex guerrigliero,  ex presidente dell’Uruguay – oggi senatore, è in Italia alla ricerca delle sue radici. Sua madre era infatti ligure. Ha incontrato il Papa e criticato l’Europa che non capisce che l’immigrazione è un fattore di ricchezza. “Quello che sta succedendo nel Mediterraneo non è un problema dell’Africa, è un problema dell’umanità. E non può farsene carico l’Italia, deve farsene carico il mondo”.

Josè Pepe Mujica ha lo sguardo mite e il sorriso sincero. E’ questo che mi ha colpito in lui, appena l’ho incontrato ieri a Roma. Nel suo viaggio europeo, che si è regalato, con la compagna di una vita, Lucia Topolansky “alla scoperta delle origini”. Le origini dell’ex presidente dell’Uruguay (1 marzo 2010-1 marzo 2015) sono in due paesini di campagna, uno in Spagna, vicino a Barcellona, quello del padre, l’altro in Liguria, in montagna, quello della madre. Ha voluto viaggiare in nave dalla Spagna all’Italia, Pepe Mujica, per rincorrere, forse, con un poco di nostalgia, i tempi che furono, quelli della madre e del padre. A Roma ha incontrato Papa Francesco, definito dai media “il Mujica del Vaticano” e poi il suo popolo, i tanti uruguayani che vivono in Italia e in generale i tanti latino americani che hanno scelto lo Stivale come loro seconda patria. Accanto a lui Cristina Guarnieri, direttrice editoriale della casa editrice Eir, ex Editori Riuniti, che ha curato, assieme al critico d’arte Massimo Sgroi, l’unico libro intervista con biografia autorizzata in italiano sull’ex Presidente dell’Uruguay “La felicità al potere”. Con loro anche due star del giornalismo nostrano, Milena Gabbanelli e Roberto Saviano.

“Se la vecchia Europa – afferma- che è culla dell’umanità, non pensa che l’immigrazione sia un ricchezza, allora sì, siamo persi. Siamo tutti immigrati. Io ho sangue immigrato nelle vene. Non dobbiamo avere paura di mischiarci. Anzi, uniamoci con gli altri. Coi giovani, coi neri, con gli altri. Purché siano persone che si impegnano. Diffidiamo dei giovani vecchi, diamo spazio ai giovani giovani, a chi si impegna”. E ancora “Io non so tutto sull’Europa e sull’Italia, ci sono molte cose che non conosco della vostra politica, ma una cosa la mia età me l’ha insegnata. Quello che sta succedendo nel Mediterraneo non è un problema dell’Africa, è un problema dell’umanità. E non può farsene carico l’Italia, deve farsene carico il mondo. Certo, non c’è un governo mondiale…pensate, chi vincerebbe le elezioni, ma noi dobbiamo pensare ai problemi del mondo in termini globali. Se non lo facciamo finiamo in mano alle multinazionali e allora sì, saranno problemi”. La formula di Pepe Mujica è apparentemente semplice, si potrebbe chiamare una via etica, civica, alla gestione della cosa pubblica, che passa dall’empirismo del fare. “A volte guardandomi allo specchio – ha affermato – rido dei tanti errori che ho commesso, ma senza quegli errori non sarei dove sono ora. Se è la maggioranza che sceglie chi deve governare, allora bisogna vivere come la maggioranza, con poco, bisogna avere un bagaglio leggero per affrontare la vita. La gente perdona gli errori, ciò che non perdona è se la fotti”.

Usa proprio questo termine Pepe Mujica, fra il delirio dei tanti che si sono svegliati all’alba per vederlo e il vociare jose pepe mujicadei giornalisti, che stanno registrando il tutto.  “Le conquiste – dice – sono sempre piccole e collettive. Non servono i grandi leader, non ci sono persone insostituibili, ma solo cause insostituibili”. Milena Gabbanelli prova ad incalzare Mujica chiedendo in concreto come si possono cambiare le cose, Roberto Saviano interviene, ma è come se non lo facesse, si perde nell’autoreferenzialità delle questioni bassoventriche della politica italiana, forse inseguendo il fascino della propria voce. Mujica, il Mandela del Latino America, senza mai perdere la calma e con quel sorriso di uomo che la sa lunga, cita Cuba, parla di lavoro, di regole, “serve un orario di lavoro uguale per tutti, nel mondo”, racconta l’esperienza uruguayana dell’aver “portato in chiaro” l’uso di droga, “150 mila persone nel mio paese fanno uso di marijuana, dovevamo forse lasciarle nel sottobosco? Lasciarle in mano al narcotraffico? Se quello che abbiamo fatto è utile all’umanità, ecco, è un esempio, piccolo, copiabile”. Dice cose apparentemente semplici Mujica, come, la più bella di tutte “fate un partito con i giovani e ribellatevi a ciò che non vi piace, fatelo con l’onestà nelle mani e il sorriso sulle labbra, ma fatelo subito”.

Letizia Magnani

L'Autore

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