«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

LE “BIMBE” DEL PARTITO COMUNISTA: LA FINE DI UN’EPOCA

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“Vent’anni ci sono voluti per avere una legge contro lo stupro!”, a rivendicarlo è un’ancora combattiva Anita Pasquali che quella battaglia, e tante altre per l’affermazione delle donne e dei loro diritti, la conosce bene. Come la conoscono bene le sue compagne Bianca Bracci Torsi, Lalla Trupia, Livia Turco, Romana Bianchi, Isa Ferraguti, Alida Castelli, Grazia Labate, Pasqualina Napoletano, Silvana Dameri, Francesca Izzo.

“Oh bimbe. Le ragazze di Adriana”

oh bimbeSono loro, le “bimbe” del partito comunista, denominate così dall’allora responsabile donne del Partito, la “sbirra” Adriana Seroni.
Il periodo è quello che va dal ’68 al ’78, decennio denso per la storia del Paese grazie alle tante battaglie per quei diritti dati oggi, un po’ imprudentemente, per acquisiti. A raccontare le loro storie è il libro “Oh bimbe. Le ragazze di Adriana” di Graziella Falconi, edito da Memori, con la prefazione della ministra Marianna Madia.

Affresco di un movimento, di un partito e infine di un’epoca attraverso le biografie di queste donne indomabili. A partire da lei, Anita, figlia di un portalettere antifascista e innamorata di Bepi ex partigiano friulano, ma già sposato. Lei si ammala di polmoni e lui l’aspetta e intanto fa carriera nel Pci finché, dopo tanto tempo, chiede il via libera a Giorgio Amendola che finalmente acconsente: «Se dici che vi amate in questo modo…». Il libro è una testimonianza importante che ha dato vita giovedì scorso- presso la libreria Fandango di Roma- a un confronto tra due roccaforti del Pci come Emanuele Macaluso e Massimo D’Alema e due esponenti delle giovani generazioni come Giulia Tempesta, vice capogruppo Pd in consiglio comunale, e Francesca Russo, vice presidente della Fondazione Nilde Iotti. Un confronto impietoso, dove spesso regna la malinconia, laddove le tante battaglie del passato hanno lasciato spazio sì a una maggiore presenza femminile in politica ma troppo timida nelle sue battaglie.

Il passo indietro dell’evoluzione

Del resto i fatti parlano chiaro: siamo all’indomani dell’approvazione della risoluzione europea di Marc Tarabella che vari dissapori ha creato tra i cattolici del Pd divisi su un passaggio che riguarda l’interruzione volontaria della gravidanza; tanto da votare un emendamento, voluto dal Ppe, che sottolinea come la legislazione sulla riproduzione sia di competenza nazionale. Un passo indietro. O ancora la nuova legge sulle adozioni che esclude il diritto dei genitori single assegnatari. Un altro passo indietro. O ancora le tante lunghezze e polemiche a proposito del riconoscimento delle unioni civili. Un’erosione dei diritti cui pochi si oppongono. Polemica Lalla Trubia: “Se ci sono donne brave al governo sono contenta se non sono brave no. Oggi non ci sono più partiti, non c’ è più neanche un movimento, le donne arrivano al potere se protette da un maschio potente” (applausi).

Due generazioni politiche a confronto

Giulia Tempesta

Giulia Tempesta

Il confronto si fa ancora più arduo quando a parlare è la giovane Tempesta che nel ringraziare le presenti azzarda un’accostamento tra il loro impegno e quello della sua generazione: “Sento di aver fatto il medesimo percorso, io ho la tessera da dieci anni”. A rispondere più tardi sarà Anita: “In quel periodo c’è stata una battaglia politica e culturale di grandissimo livello. Ed è stata possibile anche grazie all’Unione donne italiane. Le donne che oggi sono arrivate conoscano la loro storia e comprendano così il proprio futuro”. Una storia di cui Emanuele Macaluso è testimone diretto “quel partito, inteso non come Pci ma come militanza, ora non c’è più. Non c’è più quell’idea che ben descriveva Gramsci quando diceva che se c’è un esercito e non c’è uno stato maggiore l’esercito di disperde, se invece c’ è uno stato maggiore poi si può fare anche un esercito”. E in queste parole c’è tutta un’epoca.

Poi c’è la sua storia personale di condannato per adulterio perché avere unarelazione, per non parlare di due figli, con una donna sposata era reato. E una critica “ le lotte per cambiare queste vergogne il partito le ha fatte timidamente a causa del suo rapporto con il mondo cattolico” che crea un po’ di scompiglio in sala. Anche D’Alema fu “vittima” dell’etica di partito quando, convivente, fu costretto dalla segreteria a sposarsi: “il matrimonio l’organizzò la sezione di Volterra” racconta prima di inoltrarsi in una digressione sul progressivo svuotamento dei partiti, il cui peggior approdo è la nuova legge elettorale con una riduzione dello spazio di partecipazione dei cittadini. Nulla di buono all’orizzonte, dunque.

E ancora una volta subentra la nostalgia nel ricordare gli anni gloriosi, quelli in cui le battaglie femministe trovavano grande capacità di ascolto in Enrico Berlinguer; “era l’unico che mi incuteva timore pure essendo di una grandissima gentilezza” confessa Pasquali a un’invidiosa giornalista. Una generosità politica di cui le nuove generazioni sono orfane.

La solitudine della nuova classe politica

Adriana Fabbri Seroni

Adriana Fabbri Seroni

E a proposito di nuove generazioni, alla domanda di Fq “ma veramente sentite che le nuove generazioni politiche abbiano ereditato i vostri valori?” Grazia Labate risponde: “Ho una figlia giovane, vedo che lei conduce le sue battaglie singolarmente. E’ sola, manca un movimento come quello che avevamo noi. Anche per le tante donne politico che ci sono ora – che singolarmente conducono importanti riforme- secondo me manca un luogo di incontro. Forse non siamo state capaci di tramandare questa esperienza nella modificazione dei contesti. Ecco, c’è stato un problema di trasmissione con le nuove generazioni”.

Laura Landolfi

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